martedì 18 novembre 2008

Ecco perché io, insegnante precario, protesto

Sergio Catalano, 30 anni, maestro elementare siciliano insegna nella scuola A.L. Moro di San Vito al Tagliamento in provincia di Udine. Contrario alla legge Gelmini appena varata, scrive al Direttore, argomentando punto per punto le contestazioni al provvedimento.

Egregio Direttore,
Sono un insegnante che aderisce allo sciopero proclamato dai sindacati contro la riforma della scuola contenuta nel decreto Gelmini approvato ieri. La mia contrarietà al decreto Gelmini scaturisce da motivazioni di ordine pedagogico-didattiche che vorrei spiegare e argomentare e elencandole qui di seguito:

Maestro unico - Il ritorno al maestro unico è una perdita di risorse a favore degli alunni, infatti, la personalizzazione dell’insegnamento, obiettivo già presente nella riforma Moratti, con il maestro unico diventerà un obiettivo sempre più lontano da potersi attuare. Un solo insegnante sarà difficile che possa seguire con attenzione un‘intera classe di bambini dai sei ai dieci anni. L’attenzione dei bambini, sempre più scarsa in queste ultime generazioni, condiziona l’apprendimento e sempre di più gli alunni hanno la necessità di essere seguiti singolarmente dagli insegnanti della classe. Inoltre, soprattutto nelle prime classi della scuola primaria, i livelli di maturità degli alunni sono differenti e alcuni bambini manifestano difficoltà a seguire il lavoro dell’intera classe e necessitano dell’intervento individualizzato dell’insegnante. Come sarà possibile senza compresenze garantire questo fondamentale diritto?

SEGUE>>>

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono anch'io un insegnante elementare di 30 anni,precario e meridionale,un maestro in un mondo di maestre. Svolgo con passione e impegno il mio lavoro in una scuola del nord, perchè è un lavoro che mi piace, anche se molti si meravigliano che un "giovane maschio" di oggi voglia fare il maestro elementare. Condivido tutto ciò che hai scritto sulle motivazioni didattico-pedagogiche circa il maestro unico, ma penso che non ci sia peggior sordo di chi non vuole ascoltare. Lorenzo