lunedì 17 novembre 2008

Non potranno ignorarci a lungo

Ha senza dubbio ragione Domenico Chiesa, attivissimo esponente del Cidi, il Centro d’Iniziativa Democratica degli Insegnanti, già collaboratore del Ministero, quando sostiene, come ha fatto nell’assemblea cittadina di mercoledì 1 ottobre presso i locali del centro polifunzionale di Bra ed ancora nella discussione pubblica di mercoledì 8 ottobre presso la scuola media Macrino di Alba, che finora, in merito al dibattito sulla riforma del ministro Gelmini, si sono perlopiù espressi incompetenti delle più disparate categorie, a partire dal ministro stesso che, persino troppo ovvio dirlo, non possiede la minima preparazione psicopedagogia.
Ritengo dunque necessario che coloro che vivono la scuola in ogni modo possibile, dai collaboratoti scolastici ai dirigenti, dagli insegnanti agli alunni e alle loro famiglie, debbano, secondo le proprie competenze, mettere al corrente tutti del proprio punto di vista rispetto a quanto sta accadendo.
Per quanto mi riguarda, sono un’insegnante di scuola primaria nella provincia di Cuneo, credo di avere le idee abbastanza chiare su quanto accadrà nella scuola primaria se dovesse attuarsi la restaurazione del maestro unico proposta dal Ministero, nonché gli altri provvedimenti relativi ai tagli e all’accorpamento delle scuole dei piccoli comuni.
Innanzitutto le insegnanti si troveranno a gestire classi sempre più numerose, trenta o più alunni, non avendo in questo modo la possibilità di seguire ciascun alunno in funzione delle proprie specificità individuali e dei propri tempi d’apprendimento.
Tale situazione sarà resa ancora più grave dalla mancanza di un team di insegnanti; la soluzione del modulo permette di organizzare l’orario in modo tale da prevedere anche alcune ore di compresenza tra due insegnanti e ciò, da parecchi anni, rappresenta per le maestre un preziosissimo momento di collaborazione in cui è possibile organizzare attività di recupero per i bambini in difficoltà o predisporre attività didattiche creative ma complesse come i laboratori di scrittura, di pittura, di drammatizzazione. Nessuno può pensare che l’insegnante unico possa portare avanti una proposta didattica così ricca ed accattivante per i nostri alunni, e alla luce di ciò, risulta particolarmente irritante la promessa del Ministro secondo cui “la qualità della scuola non diminuirà”.
Altro grave colpo alla qualità dell’insegnamento sarà l’impossibilità di suddividere le discipline: si pretende che il maestro unico sia competente in tutte le materie senza tenere conto né delle proprie inclinazioni né del potenziamento di quelle abilità sviluppate nell’insegnamento continuativo di una specifica disciplina. Ci sono maestre che da quindici anni insegnano lingua e lo fanno nel migliore dei modi perché nel corso degli anni hanno acquisito una tale familiarità didattica con questa materia che non immagino con quale scarso entusiasmo possano accostarsi all’insegnamento della matematica o delle scienze; e lo stesso può dirsi per chi da anni ha potenziato le proprie abilità d’insegnamento nell’ambito scientifico e debba adesso avere a che fare con ortografia e riassunti. Il team funziona benissimo proprio perché ciascuna maestra insegna nel migliore dei modi ciò che è più affine alla propria sensibilità, e la sicurezza che trasmette agli alunni nel farlo è qualcosa di straordinariamente stimolante per l’apprendimento stesso. La riflessione di coloro che sostengono che le maestre degli anni Cinquanta erano espertissime in tutte le materie e riuscivano senza difficoltà a gestire classi di trenta o più alunni è fintamente ingenua e non tiene conto delle enormi trasformazioni della società e della famiglia avvenute in questi decenni; gli alunni presentano oggi situazioni socio-psichiche sempre più complesse perché sempre più complessa è la realtà sociale e familiare da cui provengono. A ciò si aggiunga la presenza nelle nostre classi di moltissimi alunni extracomunitari che spesso hanno talmente tanta imperizia con la lingua italiana da non comprendere nemmeno le più elementari consegne.
E ancora, come può il Ministro sostenere che non verrà intaccato il tempo pieno quando le ore formative per l’alunno verranno ridotte da trenta a ventiquattro piuttosto che aumentate? È vero che, laddove le famiglie ne manifestino la necessità, verranno attivate soluzioni di prolungamento, ma appunto, si tratterà di un prolungamento del tempo trascorso a scuola, non di un tempo formativo in cui l’alunno potrà godere di opportunità di crescita. A quali figure verrà affidato inoltre il tempo scuola pomeridiano? A spese di chi? Nonostante avanzi furiosamente dalla Camera al Senato, il decreto, su questo punto, rimane piuttosto ambiguo.
Non tutte le famiglie inoltre sono a conoscenza del fatto che le scuole dei piccoli comuni con meno di 50 bambini saranno chiuse o accorpate ad altri plessi. Ciò comporterà dei disagi enormi per gli alunni, per le famiglie e per i comuni stessi che dovranno provvedere, e di tasca loro, al trasporto degli alunni nelle scuole dei centri più vicini.
Tutto questo riesce a dare un’idea di quanto il decreto Gelmini violi il diritto dei bambini ad un’istruzione di qualità come quella finora ricevuta e minacci la serenità delle famiglie rispetto al futuro dei propri figli?
E’ importante che ciascuno di noi si impegni per scampare il pericolo di un tale disastro. Tutti, non solo noi appartenenti al mondo della scuola, abbiamo validissime motivazioni per manifestare in ogni modo un dissenso compatto: gli alunni e gli studenti reclamino il loro diritto ad un’istruzione di qualità, i genitori protestino perché non venga tolta ai loro figli la possibilità di una formazione multidisciplinare e competitiva, gli insegnanti, tanto quelli di ruolo quanto quelli precari, combattano per vedere garantite le migliori condizioni entro le quali esprimere la propria professionalità.
E sono molteplici i modi in cui possiamo darci da fare: partecipare alle assemblee sindacali, indire collegi straordinari all’interno delle proprie scuole, mettere al corrente con documenti collegiali le famiglie del pericolo cui stiamo andando incontro, esortare i comuni, i sindaci, gli enti locali ad appoggiare il nostro dissenso, scrivere a tutti i giornali, leggere tutti i giornali, monitorare quotidianamente i siti scolastici di maggiore interesse, uno per tutti il sito www.retescuole.net, vera miniera di proposte ed iniziative e puntualissimo nel dare voce ad ogni manifestazione, grande o piccola, sparsa sul territorio nazionale.
Nonostante di importanti iniziative come l’affollatissimo corteo di sabato 4 ottobre a Torino e delle centinaia di proteste di insegnanti, comitati studenteschi o di genitori si parli, e non a caso, ancora troppo poco, noi continueremo la nostra battaglia e nei prossimi giorni, nei prossimi mesi, fino a che non vedremo garantito, e in termini pedagogici e in termini di risorse, il sistema della pubblica istruzione, faremo sentire la nostra voce.
Il Ministro e il governo non potranno ignorarci ancora a lungo.

Agata Pappalardo

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