lunedì 17 novembre 2008

Libere da ogni deriva ideologica

Libere da ogni deriva ideologica, da ogni sentirci schierate da una parte o dall'altra della sponda politica, dilatando il nostro sguardo sulle realtà “vere e vissute” della scuola, vogliamo comunicare il nostro pensiero di maestre della scuola dell’infanzia sulla legge approvata in questi giorni.
L'immagine distorta che a nostro parere viene oggi consegnata all'opinione pubblica ci ferisce. L'eco dei luoghi comuni che in questo periodo risuona nella piazza evoca la metafora di un mostro-scuola fagocitante denaro pubblico, esageratamente speso a causa dei troppi insegnanti, di un tempo scuola troppo dilatato e di una media di alunni per classe troppo bassa. Sì, nei vari contesti della “polis” - siano essi il bar o la sala di attesa di un ambulatorio o la “piazza” stessa – le opinioni, su questo argomento, confermano una visione di un'istituzione parassita prima ancora che educativa, l'insegnante un onere prima ancora che garante di un processo di civilizzazione, umanizzazione, conoscenza, cultura.
Per chi fa della nostalgia l'elemento guida delle sue valutazioni, vorremmo ricordare che la deamicisiana maestra dalla penna rossa, può essere stata la nostra occasione di crescita, maturazione, apprendimento, ma ciò che ha portato, nel 1985, a legiferare per una riforma della scuola primaria, furono i nuovi orizzonti culturali, i nuovi saperi che si erano radicati nella società. Andavano perciò reimpostati su una nuova base epistemologica e metodologico-didattica gli obiettivi di apprendimento nonché tutte le discipline e il piano di studi, perchè i bisogni di apprendimento dei bambini e delle bambine non erano più quelli del 1955. Non è stato per capriccio che si è ricorsi alla formazione di insegnanti specialiste, ma per la necessità di meglio organizzare i saperi.
Ciò che ci brucia nel profondo in questa congiuntura, soprattutto come insegnanti di scuola dell'infanzia, è che siano stati stabiliti dall’alto, come prioritari, il voto in condotta, il grembiulino e la valutazione espressa in numeri. Non c'erano altre priorità? Il rapporto numerico ad esempio, che per noi da anni è di una maestra a 28 bambini, l'edilizia scolastica, l'impossibilità di frequentare contesti altri dall'edificio scuola perchè le uscite hanno i loro costi, il materiale insufficiente: queste erano le nostre attese, altro che cinque in condotta! Ci si metta nelle condizioni di lavorare bene e riusciremo a fare del bambino più “bullo” un vero cittadino.

Eppure ci sembrava che il nostro lavoro non si configurasse soltanto come professione, ma anche e soprattutto come un vero e proprio servizio alla società intera. Servizio beninteso non di tipo assistenziale, ma servizio alla costruzione di una cultura che fa delle bambine e dei bambini dei cittadini a pieno titolo. Com'è possibile allora il sistematico insulto nei nostri confronti da parte di chi dovrebbe incoraggiare, anziché creare discredito e sfiducia?
Insomma, le scelte politiche che si vanno configurando per la scuola italiana e la giustificazione di tali scelte, inducono inevitabilmente a pensare che il legislatore davanti al significato educativo abbia messo l'economia di mercato, davanti al valore degli ambiti educativi per eccellenza, abbia abdicato a favore del valore del denaro.
Già, il denaro! Sperimentiamo quotidianamente quanto il “mercato” sia uno dei più importanti regolatori delle relazioni tra le persone e le istituzioni, come la “Borsa” e la “Banca” facciano parte del vissuto quotidiano dei cittadini. Tutto questo, secondo noi, ha compromesso l'aspetto valoriale, etico delle relazioni e come insegnanti, ma non solo, ne sopportiamo le conseguenze.
Massimo Fini in un suo libro ha scritto:”Il denaro da utile mezzo è diventato fine, da servo si è fatto padrone, crediamo di maneggiarlo e invece ci manipola, crediamo di usarlo e invece ci usa, crediamo di muoverlo e invece ci fa muovere, anzi, trottare, crediamo di possederlo e invece ci possiede”.
Vi garantiamo che, nonostante tutto, nonostante l'inverno mortifero dell'attuale congiuntura, nonostante la fatica quotidiana dell'educare in condizioni che spesso trasformano la nostra professione in missionarietà, ci sforzeremo di lavorare per contrastare la potenziale barbarie che potrebbe abitare qualsiasi persona non educata al rispetto di sé stessa, degli altri e delle cose.
Consegniamo al cuore della società il frutto delle nostre riflessioni, consapevoli che “la goccia che è un nulla rispetto all'oceano, può scavare la roccia”.



Insegnanti della scuola dell'infanzia Archimede, Sacile (Pn)

Mariarosa Nadal
Emanuela Santarossa
Carmela Litto
Mara Amadio
Maria Donatella Zanette
Maria rosa Gardenal

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