giovedì 20 novembre 2008

Il sogno di una scuola

L’organizzazione del tempo pieno
(si tratta di tendenze omogenee in tutte le esperienze, che avrebbero dovuto
costituire il punto di riferimento in una possibile estensione a tutta la scuola):
- formazione di classi eterogenee al loro interno (si cerca di reagire
all’abitudine di raggruppare in ghetti i ripetenti e i ragazzi in difficoltà) e
meno numerose (massimo 25 alunni);
- diminuzione del numero di classi per insegnante, con aumento del monteore
settimanale degli insegnanti rispetto a quello degli alunni;
- diversa struttura dell’orario e diverso rapporto didattico, caratterizzato da
lezioni in compresenza per lavori interdisciplinari a piccoli gruppi;
sdoppiamenti di classi; laboratori interclassi (classi aperte) opzionali;
tendenza a un orario meno rigido, con possibili rapporti individualizzati, di
recupero, più rispondente alle effettive esigenze e tempi di lavoro dei
ragazzi;
- riequilibrio delle «materie» nella prospettiva del superamento delle rigide
divisioni a favore delle attività di tipo espressivo-manuale-corporeo
integrando in un piano di lavoro e in un orario organico, distribuito sia sulla
mattina che sul pomeriggio, le «libere attività» opzionali; tendenza ad
integrare gli animatori delle LAC (Libere Attività Complementari) nella
stessa funzione didattica degli insegnanti, sia abolendo la separazione delle
LAC e dell’interscuola, sia tendendo a far gestire queste attività da tutti gli
insegnanti (con la necessità di una conseguente riqualificazione);
- abolizione dei libri di testo e formazione di biblioteche di scuola e di
classe; abolizione del voto e della bocciatura; promozione dello sviluppo
delle capacità complessive dei ragazzi rispetto ai livelli di partenza e non
rispetto a presunti livelli oggettivi da raggiungere;
- introduzione di ore di aggiornamento autogestito e di ore di
programmazione didattica costante e frequente (un pomeriggio o una mattina
alla settimana, spesso utilizzando parte delle 18 ore di cattedra);
- servizio mensa, come momento anch’esso formativo;
- aumento dell’organico dei non docenti in base non al numero delle classi,
ma degli spazi utilizzati;
- necessità della presenza continua di adeguate strutture sanitarie.

Il rinnovamento delle strutture
La nuova didattica intacca, ovviamente, la rigidità dello spazio scolastico.
Le classi cominciano ad avere a disposizione e ad usare nuovi strumenti: la
biblioteca, la macchina per scrivere, il ciclostile ad alcool, il registratore, la
macchina fotografica, il proiettore di diapositive. Il materiale è sempre poco
(perché i finanziamenti sono scarsi) e si deteriora facilmente: a volte, per la
riuscita di un lavoro, per non spegnere l’entusiasmo dei ragazzi, bisogna
supplire col volontariato.
L’esperienza degli ateliers di pittura, ispirati all’esperienza di Arno Stern,
non solo richiede nuovi spazi, ma introduce materiali nuovi e diversi nella
scuola delle matite colorate, dell’inchiostro di china o al massimo
dell’acquerello, e soprattutto in quantità sconosciute: rotoli di carta da
pacchi, cartone ondulato, polistirolo, secchi di tempera, materiali «poveri» di
ogni genere ma che stimolano la creatività e permettono a tutti di fare
liberamente, di esprimersi. I corridoi, le aule, i muri esterni della palestra
prendono un nuovo aspetto. Non solo: le molteplici attività presenti nella
scuola richiedono sempre nuovi spazi (le stanze in cui si riuniscono la
sezione sindacale e il collettivo degli studenti; le bacheche o le pareti su cui
appendere cartelloni e comunicati; le aule per il cineforum65, per l’ascolto
della musica, per il montaggio degli audiovisivi; gli spazi da usare per le
animazioni teatrali o per le mostre dei lavori dei ragazzi).
[...]

E soprattutto è necessaria la mensa. […] Ma ancora una volta non si tratta solo
di custodia e di fornire ai ragazzi un pasto caldo: come si può rilevare nei
documenti della programmazione, la mensa è anche un momento importante,
perché rompe la rigidità dei rapporti scolastici, permette di stabilire contatti
informali e più personali con altri insegnanti e altri studenti, di vivere in
modo consapevole, meno legato alla routine, il rapporto col cibo (controllo
sulla qualità degli alimenti, confronti sulle abitudini alimentari, critica di
certe cattive abitudini indotte dal consumismo) 66. Un momento formativo e
di socializzazione, dunque, in una scuola che rifiuta i compartimenti-stagni e
tende a guardare il ragazzo nella sua interezza.


Dal IV capitolo (scaricabile qui) di:
Il sogno di una scuola. Lotte ed esperienze didattiche negli anni Settanta: controscuola, tempo pieno, 150 ore - 2006, Ed. Petite Plaisance

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