Parole e numeri, giudizi e voti
Nel decreto 137 e nella successiva l. 169/2008 l’attenzione generale è stata calamitata dal cosiddetto “ritorno al maestro unico”. Ma anche nella valutazione i “ritorni” non sono irrilevanti.
Esprimo qualche avviso intorno alla valutazione degli alunni, con riferimento anche a quella secondo parole e giudizi o secondo numeri e voti. Sono considerazioni personali dovute sia alle ricerche e agli studi cui ho partecipato sia al mio trascorso mestiere di maestro e di professore. Dirò pure di quelli che mi sembrano essere i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le formalizzazioni del valutare.
Parola e numero
La prima differenza è inerente alla tipologia formale dello strumento. Penso che, nei confronti dei genitori e degli stessi ragazzi (o anche di noi stessi), non ci si possa nascondere dietro il velo del voto né, nei giudizi, dietro un gergo "tecnico". E' noto che un linguaggio non é solo confezionamento esterno di un prodotto; fa il prodotto stesso. Si dice quel che il linguaggio adottato ci fa dire e la sua identità o anonimia fanno la valutazione.
La parola è intimamente situata nella storia, esprime dei volti e delle relazioni intersoggettuali, contiene (e normalmente esplicita) margini di polivalenza, di ambiguità, di in-definizione; delimita debolmente un campo semantico elastico, agile, variabile; accorda crediti; concede proroghe. La parola apre, espone; attrae il soggetto verso l’intero campo del possibile.
Il numero è normalmente percepito come in una bolla sospesa dalla storia, “nome” di qualcosa di oggettivo, forma stabile di identità permanenti, sovrapponibili e interscambiabili; è percepito o almeno presentato come indipendente da chi enumera, univalente e univoco, preciso, esattamente definito, inelastico, inflessibile. Riflette –si opina- quel che c’è al momento e basta; è dichiaratamente aintenzionale e “protettivo” dell’esistente e –da solo- archiviativo del possibile.
Comunque, atti linguistici
Il rispettivo potenziale del numero e della parola si riflette sul giudizio e sul voto.
Essenzialmente, il giudizio guarda in volto ed esprime il “come ti vedo”, il voto guarda il prodotto e aspira a riprodurre il “cosa vale il tuo agire”.
SEGUE>>> sul sito di ScuolaOggi
Nel decreto 137 e nella successiva l. 169/2008 l’attenzione generale è stata calamitata dal cosiddetto “ritorno al maestro unico”. Ma anche nella valutazione i “ritorni” non sono irrilevanti.
Esprimo qualche avviso intorno alla valutazione degli alunni, con riferimento anche a quella secondo parole e giudizi o secondo numeri e voti. Sono considerazioni personali dovute sia alle ricerche e agli studi cui ho partecipato sia al mio trascorso mestiere di maestro e di professore. Dirò pure di quelli che mi sembrano essere i vantaggi e gli svantaggi di entrambe le formalizzazioni del valutare.
Parola e numero
La prima differenza è inerente alla tipologia formale dello strumento. Penso che, nei confronti dei genitori e degli stessi ragazzi (o anche di noi stessi), non ci si possa nascondere dietro il velo del voto né, nei giudizi, dietro un gergo "tecnico". E' noto che un linguaggio non é solo confezionamento esterno di un prodotto; fa il prodotto stesso. Si dice quel che il linguaggio adottato ci fa dire e la sua identità o anonimia fanno la valutazione.
La parola è intimamente situata nella storia, esprime dei volti e delle relazioni intersoggettuali, contiene (e normalmente esplicita) margini di polivalenza, di ambiguità, di in-definizione; delimita debolmente un campo semantico elastico, agile, variabile; accorda crediti; concede proroghe. La parola apre, espone; attrae il soggetto verso l’intero campo del possibile.
Il numero è normalmente percepito come in una bolla sospesa dalla storia, “nome” di qualcosa di oggettivo, forma stabile di identità permanenti, sovrapponibili e interscambiabili; è percepito o almeno presentato come indipendente da chi enumera, univalente e univoco, preciso, esattamente definito, inelastico, inflessibile. Riflette –si opina- quel che c’è al momento e basta; è dichiaratamente aintenzionale e “protettivo” dell’esistente e –da solo- archiviativo del possibile.
Comunque, atti linguistici
Il rispettivo potenziale del numero e della parola si riflette sul giudizio e sul voto.
Essenzialmente, il giudizio guarda in volto ed esprime il “come ti vedo”, il voto guarda il prodotto e aspira a riprodurre il “cosa vale il tuo agire”.
SEGUE>>> sul sito di ScuolaOggi
2 commenti:
ciao! ho scoperto il tuo blog solo ora. Sono un'insegnante precaria di quelle che tra qualche mese andranno a raccogliere radicchio (nel caso positivo).
Nella scuola dove lavoro da tre anni durante l'ultimo collegio docenti NESSUNO dei partecipanti si è posto il problema di dover re-introdurre la valutazione coi numeri. Io sono sconvolta, per questo motivo e per il fatto che attribuire un numero a degli esseri umani in crescita è terribile.
Le mie colleghe anche se la pensano come me (vista la completa adesione allo sciopero del 30, lo pensavo almeno) non solo NON osano nemmeno mettere in discussione questa barbara scelta e si adeguano con cupa rassegnazione..."...se è legge..." ma NON tentano nemmeno di trovare una scappatoia al voto numerico.
Io, sola, con poca esperienza in materia di insegnamento e leggi del settore, metto a tacere le spinte reazionarie che sento e mi inchino con disgusto di fronte a quello che percepisco come l'ennesimo fallimento della società vuota di valori di oggi.
Insomma, muso duro e tira a campa'...
Mi piacerebbe capire cosa succede nelle altre scuole al riguardo. Nella mia, appunto, non c'è nessun moto nessuna spinta a nulla....
Altrove che succede?
Guarda, varia moltissimo da scuola a scuola e da dirigente a dirigente. Ci sono quelle più attive e quelle più remissive ...
Questo gira in rete:
Dall'Iqbal Masih:proposte da attuare nelle scuole
Il collegio docenti riunito il 19/11/2008 delibera di
1. Assumere le linee espresse nel documento approvato dalle interclassi http://cid-789d18a41ec09a6f.skydrive.live.com/self.aspx/documentazione/interclasse3novembre.doc
2. Confermare le scelte pedagogiche stabilite nel POF d’istituto per l’anno 2008/2009, ritenendo ancora valide le finalità in esso contenute ed avendo stabilito con la propria utenza accordi con quanto in esso contenuto;
3. Effettuare le iscrizioni sulla base delle decisioni didattico organizzative presenti nel POF e invita il Consiglio di Circolo ad assumere questa decisione con propria deliberazione;
4. Rinviare l’adozione della valutazione in decimi sia perché ancora in assenza dei regolamenti attuativi della legge n.169, sia perché l’anno scolastico è iniziato e molte valutazioni sono state registrate secondo la normativa vigente;
5. Dare mandato alla commissione valutazione di analizzare le caratteristiche e le modalità di applicazione del sistema di valutazione in decimi, alla luce sia delle indicazioni che saranno contenute nei regolamenti attuativi sia della legge sull’autonomia e del POF della scuola. La commissione valutazione dovrà inoltre proporre al collegio la scheda di valutazione per l’anno scolastico 2008/2009.
6. Indire delle giornate della buona scuola aperte ai genitori delle scuole dell’infanzia e al territorio, giornate in cui dimostreremo come i tempi lunghi del modulo e del tempo pieno siano determinanti nel permettere l’innalzamento della qualità formativa.
7. Organizzare dei seminari rivolti all’utenza su valutazione e formazione.
8. Indire delle assemblee informative sulle decisioni assunte collegialmente
Donatella
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