Quando don Milani disse, attraverso i suoi ragazzi, che la scuola non può essere un ospedale che accoglie i sani e respinge gli ammalati e con la sua lettera datata 1967 tirò le orecchie alla “famosa professoressa”, eravamo alla vigilia del movimento studentesco che con la sua critica sociopolitica fu aiutato proprio da don Milani a focalizzare il problema della valutazione sommativa, rituale tradizionale della scuola. Sotto la lente di ingrandimento, partendo dalla scuola media, fu allora messo tutto il sistema scolastico, compresa l’Università. Sotto accusa furono messe le prassi metodologiche troppo formali ed astratte, il tempo troppo ridotto per dare la possibilità a tutti di integrare le conoscenze, ma soprattutto la prassi valutativa, che rendeva evidenti come esiti terminali la selezione e l’emarginazione delle classi più disagiate culturalmente ed economicamente.
A quel tempo eravamo molto sensibili ai principi costituzionali che avevano ispirato la nostra Carta e credevamo al suo valore sostanziale non solo formale!
leggi il seguito dell'articolo di Cinzia Mion
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