Perchè protestiamo
Sono insegnante di scuola primaria da 27 anni e mamma di due bambine in età scolare.
Da almeno 20 anni mi ritrovo periodicamente a dover lottare per difendere il tempo pieno, un modello di scuola che nelle grandi città ha rappresentato una buona esperienza di crescita educativa e culturale per i bambini e nello stesso tempo una risposta ai cambiamenti dei ritmi di vita e di lavoro della società e delle famiglie.
La nostra lotta non è stata e non è una lotta per conservare posti di lavoro “in più”: quelle risorse umane ci servono tutte per conservare, e semmai migliorare, la qualità del servizio offerto.
La campagna denigratoria contro la scuola e contro gli insegnanti “fannulloni” e “superflui” colpisce al cuore la scuola dell’infanzia e la scuola primaria che occupano, per i risultati raggiunti, i primi posti nelle classifiche internazionali.
La nostra scuola primaria è efficiente, funziona e ciò lo si deve soprattutto alla dedizione, alla passione che le maestre mettono nel loro mestiere. Si inventano di tutto pur di mettere in moto la voglia di fare e di imparare, i desideri, le curiosità e le competenze dei bambini.
Il nostro lavoro parte dalla capacità di stare in una buona relazione con i bambini e di lavorare in gruppo, in un rapporto di collaborazione e confronto con le colleghe e ciò si rivela oltremodo proficuo in tutti i momenti del processo educativo (programmazione, intervento, valutazione).
La maestra unica invece sarà sola di fronte a classi sovraffollate (si arriverà a 33 alunni) con meno tempo a disposizione (solo 4 ore al mattino) e meno risorse per affrontare il lavoro didattico e le problematiche dei bambini.
Non riuscirà ad individualizzare l’insegnamento in ragione dei ritmi e dei bisogni dei singoli bambini. Non potrà più organizzare attività a piccoli gruppi o utilizzare metodologie attive come nei laboratori. La scuola tornerà ad essere selettiva: avrà successo e continuerà gli studi chi si presenterà avvantaggiato già all’inizio del percorso…
La scuola sarà ridotta a un servizio minimo in cui le attività didattiche aggiuntive qualificate saranno a pagamento.
Le scuole diventeranno Fondazioni e funzioneranno come delle aziende private con un Consiglio di Amministrazione che ne deciderà programmi e organizzazione.
Ecco perché lottiamo: per rimettere al centro della società la cultura, per riaffermare l’importanza di una buona scuola per tutti, per offrire a tutti reali opportunità, al di là delle differenze economiche e sociali, come afferma la nostra Costituzione.
Giovanna Pisano
Milano, 17 ottobre 2008
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