martedì 11 novembre 2008

La parola alle maestre IV

La scuola delle tre I:
Ih-oh ih-oh *
Ingiusta
Ipocrita


L’abito non fa il monaco e il grembiule non annulla le disuguaglianze, le copre soltanto, come una mano di biacca.
Quando facevo le elementari le femmine indossavano un grembiule bianco, spezzato da un fiocco rosa tenue, di raso scivoloso; i maschi uno nero, ravvivato da un intenso fiocco blu. Nonostante questa paritaria “cineseria” ricordo che il grembiule della MI., mia compagna di classe, era più bianco del mio. Forse sua madre lo lavava con il detersivo che “più bianco non si può” e la mia solo con una sottomarca, forse la sua stoffa era di buona qualità e la mia solo di puro nylon … fatto sta, che il grembiule della MI. era di un bianco abbagliante. Sarà stato per via della diafana pelle, dei calzini abbacinanti, degli immacolati quaderni senza macchie d’inchiostro, orecchie e sbavature, non so che dire… ma la MI… emanava biancore in tutta la sua persona, come fosse di neve. Anche il suo fiocco riluceva e troneggiava perfetto, al centro del colletto, mentre il mio si afflosciava sfatto e sgualcito.
Io ne venivo dal sud e la mia pelle era ambrata. Il mio grembiule, nonostante le cure materne, era d’un bianco minore. I miei quaderni erano rossi campi di battaglia per via delle doppie e nessun grembiule al mondo mi avrebbe fatto sentire uguale perché uguale non ero. Nessun grembiule al mondo avrebbe potuto cancellare l’ingiustizia di quel viaggio, dal mio profumato paese di papaveri e fichi a questa grande città. L’emigrazione cambiò la mia vita e quella della mia famiglia, solo ci consolò la familiarità con l’aria salmastra
e il vento.
Al di là della mia alterata percezione nei confronti del grembiule della MI. ne ricordo altri, nessuno era uguale, si sfoggiavano colletti di vaporoso San Gallo oppure di arabescato cotone, fatti all’uncinetto dalle zie, dalle nonne, dalle vicine di casa…perché il vezzo di distinguersi è umano e spesso pure la stronzaggine.
Oggi di sicuro i bambini indosserebbero grembiuli firmati come già accade per le cartelle, i diari e gli astucci, anzi, in molti casi, più sei povero più ti consolano con gli oggetti,così quando diventi grande, se proprio non te li puoi permettere, li puoi sempre rubare, ci pensa la tv a bombardarci tutti.
E’ molto utile il grembiule per proteggere i vestiti, ma l’uguaglianza è un’altra cosa, il resto è superficiale cecità, più spesso ipocrisia bella e buona.
Ma non perdiamoci in sottigliezze , questo ritorno al passato rassicura i cittadini, anzi che dico? Volevo dire i clienti, come li chiama Brunetta. Io, ad esempio, già mi sento meglio: adoro le risapute e care e belle cose d’un tempo e vi prego già che ci siete, dopo il maestro unico, dividete i bambini in buoni e cattivi e ripristinate le classi differenziali: tutti questi disabili sbatteteli fuori! E gli stranieri? Per favore, bloccateli alla frontiera! è l’ora di mettere un po’ d’ordine in tutta questa confusione! Riflettere poi stanca e spaventa, meglio una strada consolidata anche se un po’ ammuffita, ottocentesca, vecchiotta, ma che c’entra? almeno siamo tutti più tranquilli, siamo tutti più uguali…
Occultare e nascondere è un ottimo programma politico e funziona! Già mi sento meglio e intorno a me, vedo tutti più rilassati e non solo per le novità sulla scuola, anche per quelle sulle città e sulle strade, perché si sa: “Occhio non vede e cuore non duole!” e inoltre “Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che perde ma non sa quello che trova”.


*(con tutto il rispetto per gli asini, ma ricordando il passato e i bambini confinati negli ultimi banchi o peggio ancora, nelle classi differenziali. Pensando al futuro e alla distruzione annunciata).

Francesca Kolao “calabrese saudita”


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