In parlamento si sta aprendo il dibattito sui decreti attuativi della legge Gelmini.
Da un lato vi è chi ipotizza un maestro unico “a domanda” dei genitori, subito smentito - essendo noto il generale favore dei cittadini per il tempo pieno - da quei settori governativi che il maestro unico l’hanno inventato per ragioni di cassa. Ugualmente insanabile il problema sollevato dalle classi ghetto chiamate “ponte”, perché l’esame vincolante di lingua italiana imposto dalla Lega per il passaggio di classe è incostituzionale. Per non dire della “riorganizzazione” che chiude e accorpa scuole e le modalità relative al reclutamento che vogliono cacciare dalla scuola migliaia e migliaia di precari. Nei decreti attuativi rischia pure di nascondersi il gravissimo passaggio a 33/36 alunni per classe e la revisione delle scuole media e superiore con la soppressione, promessa dalla Gelmini, delle sperimentazioni di ogni tipo. Ancora aperta, per altro, la discussione sulla chiusura delle scuole dei piccoli centri, almeno per il momento bloccata dalla conferenza degli enti locali. Le leggi 133 e 137 devono infine essere recepite in forma definiva dalla legge finanziaria, che al di là dell’approvazione dei primi di agosto, deve essere votata nel suo quadro unitario entro fine dicembre. Tutto questo dimostra come il movimento dell’Onda abbia il diritto e il dovere di contestare e di agire in questi giorni per il blocco e il ritiro di un insieme vessatorio e sbagliato di proposte contro la scuola. Il tema degli alunni per classe si ricollega strettamente alla legge 626 sulla sicurezza nelle scuole. La tragica morte di un ragazzo a Rivoli deve obbligare il governo ad un piano straordinario di controllo e verifica delle strutture. Il sottosegretario Bertolaso ha dichiarato chiaramente che la metà delle scuole italiane è pericolosa e a rischio, se come crediamo, ha ragione e al massimo sbaglia per difetto, si deve provvedere concretamente e senza perdere tempo. Tutti questi motivi devono portare di nuovo docenti e cittadini democratici per le strade a manifestare, insieme agli studenti che ancora venerdì scorso hanno manifestato numerosi in molte città, senza che purtroppo l’informazione ne desse le giusta rilevanza. Le manifestazioni programmate per sabato 29 novembre e venerdì 12 dicembre, in questo caso con lo sciopero generale indetto dai sindacati di base e ci auguriamo confermato anche dalla Cgil, sono le occasioni perché il movimento faccia percepire alta, forte e chiara la propria voce. Noi del SISA ci saremo, in particolare a Roma e Milano, dentro i collettivi studenteschi e i comitati docenti – genitori nei quali siamo radicati il 29 novembre, con le nostre bandiere il 12 dicembre. Ragazzi e docenti sono anche nelle piazze d’Europa, di Parigi, Berlino, Lisbona, Barcellona, contro i tagli, anche loro, e per una scuola e una università capaci di futuro. Anche delle lotte continentali, purtroppo le notizie diffuse dai media sono scarse e imprecise. Per parte nostra faremo tutto il possibile perché il 12 dicembre diventi una giornata per la scuola e della scuola, dell’università e per l’università. Don Milani ha scritto: “non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è di obbedirla. Posso solo dire loro che dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste, ma quando vedranno che non sono giuste dovranno battersi perché siano cambiate.” Il movimento, l’impetuosità dell’Onda, lontana da ogni risacca, ha chiaro l’insegnamento milaniano: le leggi ingiuste si combattono sino alla loro radicale revisione o soppressione.
Per il coordinamento Davide Rossi
(da tecnica della scuola)
Da un lato vi è chi ipotizza un maestro unico “a domanda” dei genitori, subito smentito - essendo noto il generale favore dei cittadini per il tempo pieno - da quei settori governativi che il maestro unico l’hanno inventato per ragioni di cassa. Ugualmente insanabile il problema sollevato dalle classi ghetto chiamate “ponte”, perché l’esame vincolante di lingua italiana imposto dalla Lega per il passaggio di classe è incostituzionale. Per non dire della “riorganizzazione” che chiude e accorpa scuole e le modalità relative al reclutamento che vogliono cacciare dalla scuola migliaia e migliaia di precari. Nei decreti attuativi rischia pure di nascondersi il gravissimo passaggio a 33/36 alunni per classe e la revisione delle scuole media e superiore con la soppressione, promessa dalla Gelmini, delle sperimentazioni di ogni tipo. Ancora aperta, per altro, la discussione sulla chiusura delle scuole dei piccoli centri, almeno per il momento bloccata dalla conferenza degli enti locali. Le leggi 133 e 137 devono infine essere recepite in forma definiva dalla legge finanziaria, che al di là dell’approvazione dei primi di agosto, deve essere votata nel suo quadro unitario entro fine dicembre. Tutto questo dimostra come il movimento dell’Onda abbia il diritto e il dovere di contestare e di agire in questi giorni per il blocco e il ritiro di un insieme vessatorio e sbagliato di proposte contro la scuola. Il tema degli alunni per classe si ricollega strettamente alla legge 626 sulla sicurezza nelle scuole. La tragica morte di un ragazzo a Rivoli deve obbligare il governo ad un piano straordinario di controllo e verifica delle strutture. Il sottosegretario Bertolaso ha dichiarato chiaramente che la metà delle scuole italiane è pericolosa e a rischio, se come crediamo, ha ragione e al massimo sbaglia per difetto, si deve provvedere concretamente e senza perdere tempo. Tutti questi motivi devono portare di nuovo docenti e cittadini democratici per le strade a manifestare, insieme agli studenti che ancora venerdì scorso hanno manifestato numerosi in molte città, senza che purtroppo l’informazione ne desse le giusta rilevanza. Le manifestazioni programmate per sabato 29 novembre e venerdì 12 dicembre, in questo caso con lo sciopero generale indetto dai sindacati di base e ci auguriamo confermato anche dalla Cgil, sono le occasioni perché il movimento faccia percepire alta, forte e chiara la propria voce. Noi del SISA ci saremo, in particolare a Roma e Milano, dentro i collettivi studenteschi e i comitati docenti – genitori nei quali siamo radicati il 29 novembre, con le nostre bandiere il 12 dicembre. Ragazzi e docenti sono anche nelle piazze d’Europa, di Parigi, Berlino, Lisbona, Barcellona, contro i tagli, anche loro, e per una scuola e una università capaci di futuro. Anche delle lotte continentali, purtroppo le notizie diffuse dai media sono scarse e imprecise. Per parte nostra faremo tutto il possibile perché il 12 dicembre diventi una giornata per la scuola e della scuola, dell’università e per l’università. Don Milani ha scritto: “non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è di obbedirla. Posso solo dire loro che dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste, ma quando vedranno che non sono giuste dovranno battersi perché siano cambiate.” Il movimento, l’impetuosità dell’Onda, lontana da ogni risacca, ha chiaro l’insegnamento milaniano: le leggi ingiuste si combattono sino alla loro radicale revisione o soppressione.
Per il coordinamento Davide Rossi
(da tecnica della scuola)
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