sabato 25 ottobre 2008

Festa per la scuola di qualità

Un successo la festa organizzata in piazza Leonardo oggi per "la scuola di qualità". Ecco alcune foto.











Reinventiamo la protesta ... non facciamoci etichettare!

MILANO - Nei capannelli di piazza del Duomo da sempre si dà appuntamento il luogo comune reazionario delle maggioranze silenziose milanesi. Nel mezzo degli anni Settanta, nella bufera delle lotte operaie e studentesche, qui lo slogan vincente era "ma andate a lavorare, barboni!". Figurarsi oggi, in fondo a un trentennio asfaltato da Craxi, Bossi e Berlusconi.

Ieri mattina, mentre i capannelli di anziani discutevano se aveva più ragione il Feltri a scrivere che la polizia doveva "manganellare gli studenti nelle parti molli", oppure il Cossiga a volerli "mandare tutti all'ospedale, senza pietà", si sono presentati i ragazzi dell'Onda milanese con i banchetti per tenere le lezioni in piazza. La prima, bellissima, del professor Roberto Escobar, filosofo della politica e raffinato recensore della pagina culturale del Sole 24 Ore, sul tema attualissimo: "Paure e controllo sociale". I capannelli si sono ritratti schifati. "Occhio, sono quelli là, i balordi del Leoncavallo".

Il Leoncavallo era un famoso centro sociale degli anni Settanta, rimasto da allora un mito più per la destra che per la sinistra. Nessuno ha trovato ancora il coraggio di comunicare ai pensionati di piazza del Duomo, ai consiglieri di An in giunta, a Berlusconi stesso e alle redazioni di Libero e Giornale che purtroppo il Leoncavallo, sentina di tutti i mali, covo di comunisti drogati, non esiste più da anni. L'hanno deportato a Greco ed è ridotto a un locale di reduci.

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Berlusconi lancia la contromobilitazione

(ANSA) - ROMA, 24 OTT - Deputati e senatori nelle classi per spiegare la riforma della scuola. Silvio Berlusconi lancia la sua contromobilitazione per rispondere alle "falsità" della sinistra e difendere il piano di riforma di Mariastella Gelmini. Mercoledì scorso, dal quartiere generale di Forza Italia, è stata inviata una mail a tutti i parlamentari del Popolo della Libertà. Contenuto, due allegati: un pieghevole di otto pagine in cui si elencano punti salienti e ragioni della riforma e un volantino fronte retro in cui si critica l'atteggiamento disfattista dell'opposizione. Sarà questo il materiale che deputati e senatori utilizzeranno, ciascuno nel proprio territorio di competenza elettorale, per contrastare la campagna di "disinformazione" della sinistra sulla scuola.

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le mani sul futuro

Per chi avesse perso la puntata di "Annozero" condotta da Santoro.

Gli studenti delle Università, delle scuole superiori e i genitori delle scuole elementari scendono in piazza in tutta Italia per protestare contro le riforme e i tagli all’istruzione. Lo slogan della protesta è: Noi la crisi non la paghiamo. Mentre vengono stanziati miliardi per la crisi finanziaria, si tagliano i fondi per l’istruzione e la ricerca. Cioè sul futuro delle nuove generazioni.

LINK alla puntata


Qualche momento da youtube:

Le vignette di Vauro:


La lingua della verità di Travaglio:


Conclusione di due mamme:

venerdì 24 ottobre 2008

Collezioni di pensieri

Documenti e posizioni critiche da leggere e meditare... speriamo non a futura memoria, ma per rilanciare un pensiero sulla scuola e sulla sua funzione nella società odierna.
Dal sito del "Movimento di Cooperazione Educativa"

Link a "così si distrugge la scuola pubblica"

Quale scuola?

... Oggi, c'è una "scuola" che ha sostituito la vera Scuola: è la televisione. Una scuola 24ore/su 24. Scuola a tempo pieno, totalizzante e totalitaria. La concezione di vita e del mondo (weltanschauung) non è più esclusiva della vecchia Scuola o della Chiesa: è monopolio del nuovo "pater familias", l'onnipresente televisore. Tanto che il "maestro unico" della ministro Gelmini, appare più come una trovata per ridurre numero e ruolo degli insegnanti, mentre altrove (in Germania), da circa un secolo alla "grundschule" (elementari), i maestri (con obbligo di laurea) sono sempre stati parecchi in ogni classe. Per questo nel famoso saggio "Cattiva maestra televisione", Karl Popper, sottolineando come la televisione sia diventata "Dio che parla", mette in guardia da nuove forme di totalitarismo: "Credo che un nuovo Hitler avrebbe, con la televisione, un potere infinito". La scuola non è una pianta che si pota con l'accetta, ma un fiore che si cura con perizia e con amore. Un'operazione delicata che, per fortuna, crea sempre attenzione, dibattito, polemica. Non solo in Italia, ma anche altrove, come ora in Francia con il libro di François Bégaudeau, "La classe" (Einaudi), trasposto nel film che ha vinto la Palma d'oro a Cannes. Non sempre e non facilmente (come risulta dal libro di Bégaudeau) la Scuola riesce a riparare i danni, sempre più gravi, della deformazione civico/culturale d'una gioventù allo sbando, ma ci prova. Come àncora di salvezza.

Mario Setta

Parte conclusiva di una riflessione di Mario Setta, docente di storia e filosofia in pensione presso il Liceo Scientifico Statale Fermi di Sulmona.

Opinioni ...


Umberto Eco:

"Ho iniziato con il '68 ho fatto il '77 e la Pantera, ora sono in pensione..." scherza con chi gli chiede se condivida le ragioni della protesta. Poi, serio, il professore emerito e presidente della Scuola superiore di studi umanistici dell'università di Bologna aggiunge: "I tagli, ovviamente, sono una tragedia".

Andrea Camilleri:
"Credo che gli studenti abbiano il diritto, direi il dovere, di esprimere il loro pensiero, soprattutto su una cosa così seria come un decreto legge che provoca un certo sommovimento nella scuola, che provoca un impoverimento di insegnanti, di ore di studio e di strumentazioni". E conclude: "Le richieste degli studenti vanno fatte con civiltà, ma con altrettanta civiltà vanno accolte".

Gandhi, la scuola e le televisioni (di P. Gomez)

QUESTO E' UN ARTICOLO CHE VI INVITO A LEGGERE!

Non c'è nulla di casuale nelle dichiarazioni seguite da smentita di Silvio Berlusconi sulla polizia nelle scuole. Il Cavaliere quando parla segue una strategia precisa. Da una parte vuole saggiare le reazioni dell'opinione pubblica abituandola a poco a poco all'idea che contro gli studenti si può utilizzare la forza, dall'altra tenta di distogliere l'attenzione dal nocciolo del problema: ai tagli di spesa nella scuola si è provveduto con un decreto legge senza consultare nessuno.

Il decisionismo, del resto, in giorni in cui cinque telegiornali su sei si limitano a fare da megafono del potere, paga. Quello che la maggior parte degli italiani hanno capito del decreto Gelmini è infatti semplice: alle elementari si ritornerà a mettere il grembiule e nelle classi si tornerà ad avere un solo maestro. Tutto il resto passa in secondo piano. Ovvio che in un paese di anziani come il nostro la controriforma, raccontata così, raccolga ampi consensi. Il grembiule (che oltretutto non è un'idea da buttar via) e il maestro unico riportano alla mente della gente i bei tempi andati. Tempi che, man mano si va avanti con gli anni, sono sempre migliori dei presenti.

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Finite di leggere l'articolo di Peter Gomez sul sito di voglioscendere

Lettera dell'Unione degli studenti al ministro Gelmini

Roma 24/10/2008

Egr. Ministro

Ci sentiamo costretti a manifestare tutto il nostro malessere per il metodo da Lei usato per questo tardivo, fittizio e strumentale giro di consultazioni. E' da mesi che chiediamo la regolare convocazione del Forum delle associazioni e in più occasioni abbiamo chiesto di essere ricevuti senza né successo né sensibilità da parte Sua.

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Leggete la lettera integrale

Esito dell'incontro avvenuto oggi

Vignetta satirica

Visti dalla Spagna ...

Miguel Mora, sul quotidiano spagnolo El País, commenta il clima caldo che si respira nelle università: "Il governo Berlusconi affronta in questi giorni nel campo dell'istruzione l'unica vera crisi di fiducia di questi mesi, con i sindacati dei docenti e le associazioni studentesche sul piede di guerra in tutto il paese".

Confermata la fiaccolata a Milano

martedì 28 ottobre 2008
La fiaccolata contro l'approvazione
del decreto 137 (Gelmini)

in concomitanza con centinaia di piazze italiane.

Ritrovo in piazza Cordusio - Milano
alle ore 18,30

Tempo pieno o vuoto riempito?

Parla una maestra: "La scuola regredisce, resta solo rabbia"

Non è la prima che le passa sopra. Nei i suoi 36 anni di insegnamento Maria, 56 anni, maestra in una scuola elementare del centro storico di Cagliari, di riforme e controriforme nell’istruzione ne ha viste tante. Sa cosa vuol dire tenere da sola una classe di 24 alunni e ha bene in mente "il sollievo" che, nella complessità dei tempi moderni, può dare la presenza di colleghe con le quali costruire un percorso di formazione complesso ma efficace. “La pluralità degli insegnanti è chiaramente una cosa positiva – sostiene Maria -, perché consente lo scambio di idee, la collaborazione costante, una miglior capacità di giudizio. Si pensi solo all’approccio multidisciplinare ad una determinata materia: il cielo può essere osservato dal punto di vista del fenomeno atmosferico, della poesia, delle arti visive, della scienza”. Come dire che i maestri “tuttologi” non esistono, che la specializzazione introdotta anche nelle scuole elementari alza il livello dell’insegnamento e dell’apprendimento.

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Leggi tutto l'articolo di Antonella Loi

A Milano lezioni "open air"

La protesta degli studenti continua. I corsi, una decina in programma per oggi, non si terranno più tra i banchi di scuola, ma in giro per la città. In piazza Duomo i ragazzi seguono un corso di 'lingua araba', mentre nei giardinetti di piazza Fontana si studia filologia slava

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Picchetto a Scienze Politiche, assemblee alla Statale e a Brera. Nascono i 'Gruppi di libero sapere' che organizzeranno qualche lezione autogestita in piazza Duomo con la collaborazione di alcuni docenti

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Discutiamone sul FORUM: Il tempo pieno

Volevo riportare un attimo l'attenzione sul "tempo" ... il tempo scuola di qualità che con questa "rivoluzione" scolastica verrà completamente sacrificato. Un tempo prezioso, che i nostri figli non avranno più.

E non solo quelli che cominceranno le prime l'anno prossimo, ma tutti!

Il tempo per la socializzazione: non ci sarà più l'intervallo lungo e la mensa dove i ragazzini socializzano ed imparano a stare insieme

Il tempo per i progetti e per il recupero: sparirà il momento della compresenza delle due maestre, 4 ore settimanali utili per i progetti speciali, per il recupero degli alunni in difficoltà.

Il tempo per l'ascolto: i momenti non didattici nei quali le insegnanti possono rapportarsi con i loro alunni in un modo più intimo e personale.

Il tempo per le uscite sul territorio: che un arricchimento culturale non strettamente didattico


LINK ALLA DISCUSSIONE SUL FORUM

giovedì 23 ottobre 2008

Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei ...

Intervista a Cossiga! Giudicate voi!!!

"Ogni tempo ha il suo fascismo" (cit.)

“Ogni tempo ha il suo fascismo: se ne notano i segni premonitori dovunque la concentrazione di potere nega al cittadino la possibilità e la capacità di esprimere ed attuare la sua volontà. A questo si arriva in molti modi, non necessariamente col timore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi sottili la nostalgia per un mondo in cui regnava sovrano l’ordine, ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti.”
(Primo Levi)

cosa accadrà al tempo pieno?

Il ministro Gelmini ha detto che non toccherà nella scuola il tempo pieno - 40 ore di scuola per gli alunni, al mattino e al pomeriggio, cinque giorni a settimana col sabato a casa coi genitori - senza però rinunciare all'insegnante unico. Come? Il decreto afferma semplicemente che anche nel tempo pieno ci saranno, invece dei due insegnanti attuali, un solo insegnante. Come è possibile? Cerco di spiegarlo, almeno intuitivamente.
Un insegnante di tempo pieno attualmente lavora per 24 ore di cui due per la programmazione didattica settimanale - non in classe coi bambini - e due in compresenza, cioè insieme al collega, generalmente per dividere la classe in gruppi di livello e aiutare con un po' di recupero in italiano e in matematica chi ha più difficoltà. Immaginiamo che le due ore di programmazione saltino, visto che c'è l'insegnante unico non occorre più che si confronti con nessun collega. Da 24 ore a 40 mancano ancora 18 ore. Tutto il tempo mensa e interscuola settimanale (quello per far giocare i bambini), dieci ore, viene fatto saltare e appaltato ai comuni: per la Gelmini non occorrono più docenti per far mangiare correttamente e con progetti alimentari specifici i bambini, ma alcune bidelle o inservienti pagate dai singoli Comuni; stesso discorso per l'interscuola, il tempo gioco previsto in otto ore: non si educa giocando, anche qui basta qualcuno pagato da un Comune che tenga a bada i bambini. E se i Comuni non hanno soldi? Ci pensino comunque loro a chiedere più soldi ai genitori al posto dello Stato; come già chiedono le rette per la mensa dei bambini, le chiedano anche per la loro sorveglianza durante e dopo il pasto. Restano ancora otto ore. Ma se ne devono togliere tre per l'insegnamento di inglese da parte di un insegnante esterno. Ora ne restano cinque. A questo punto il decreto Gelmini propone che gli insegnanti allunghino il loro orario di insegnamento - tutto bucherellato e già pieno di orari spezzati (che significa stare a scuola otto ore al giorno per insegnarne e essere pagati solo per sei, cinque o, spesso, quattro ore quotidiane.
Queste cinque ore in più richieste ai docenti unici del tempo pieno, si intuisce dal decreto che saranno pagate coi fondi di istituto al costo di circa 60/70 euro complessivi netti e con circa un anno di ritardo, questo almeno è ciò che accade oggi per le ore di lavoro che un insegnante fa in più rispetto al suo orario. Se i docenti non accetteranno un orario di lavoro mattino e pomeriggio pieno di buchi, con un orario di lavoro assurdo, risulterà che sono loro e non il governo in carica e la Gelmini a far saltare il tempo pieno. Perché? Immagino già le parole della Gelmini e di Brunetta: perché sono dei fannulloni. Allora risulterà ancora più chiaro come tutta la campagna mediatica portata avanti sui lavoratori statali fannulloni e sugli insegnanti del sud scansafatiche non era fatta a caso, ma aveva un preciso obiettivo: colpire gli studenti, i loro genitori, il lavoro dei docenti.

Manifesto: Ecco cosa accadrà al tempo pieno
21-10-2008

Giuseppe Caliceti

Questo decreto è sacro santo!

Posto qui il video dell'intervento che Berlusconi ha fatto in difesa della "sua" Riforma scolastica!
Ascoltate con le vostre orecchie. Giudicate con il vostro cuore!

Lettera di Napolitano in risposta agli studenti de ''La Sapienza''

"Cari studenti, dottorandi e ricercatori della Sapienza, ho ascoltato e letto con attenzione la lettera che mi avete consegnato e colgo l'occasione per indirizzarvi alcuni chiarimenti e spunti di riflessione. Innanzitutto : penso vi sia chiaro quale ordinamento la Costituzione abbia disegnato per la Repubblica. La nostra e' una democrazia parlamentare - simile a quella di quasi tutti gli altri Stati europei - in cui al Capo dello Stato non sono attribuiti poteri esecutivi. Io non debbo dunque ''decidere da che parte stare'' : non posso stare dalla parte del governo e delle sue scelte, ne' dalla parte opposta. Le politiche relative a qualsiasi campo dell'azione dello Stato vengono definite dal Parlamento, in seno al quale la maggioranza e l'opposizione sono chiamate al confronto tra le rispettive proposte, che possono configurare soluzioni alternative ai problemi da affrontare. Al Presidente della Repubblica non spetta pronunciarsi nel merito dell'una o dell'altra soluzione in discussione, ne' suggerirne una propria, ma spetta solo richiamarsi ai principi e alle regole della Costituzione."

.... Leggi il resto della lettera

organizziamoci

Quasi sicuramente il decreto verrà approvato in Senato
la mattina del
29 ottobre.
A QUESTO PUNTO IL MOMENTO PIU' ADATTO PER MANIFESTARE SEMBRA CHE SIA
MARTEDI 28 OTTOBRE SERA
(anche perché il 29 è giorno lavorativo).
TENIAMOCI PRONTI PER UNA FIACCOLATA ALLE 18.30
IN UNA PIAZZA CENTRALE DI MILANO (Cordusio?).
Preparate le fiaccole, ma anche le torcie, le pile frontali, gli starlight... e aspettiamo la conferma
dai lavori del Senato.


Riporto il calendario delle sedute dal sito del Senato
(leggete attentamente le Note):
Martedì 28 ottobre (16-20) -
Mercoledì 29 ottobre (9-13.30) (16-20) - Giovedì 30 ottobre (9.30-
13.30) (16-20)
* Seguito ddl n. 1108 - Decreto-legge n. 137,
disposizioni urgenti in materia di istruzione ed università (Approvato
dalla Camera dei deputati) (Scade il 31 ottobre) (*)
* Ddl n. 1072 -
Decreto-legge n. 151, disposizioni urgenti in materia di contrasto alla
criminalità organizzata e all'immigrazione clandestina (Voto finale
entro il 2 novembre- scade il 1° dicembre)
* Ddl n. 1083 - Decreto-
legge n. 154, disposizioni urgenti contenimento spesa sanitaria ed enti
locali (Voto finale entro il 6 novembre - scade il 6 dicembre) (ove
concluso dalla Commissione)

Note
(*) Le votazioni degli emendamenti al
ddl n. 1108 (Decreto-legge istruzione) si concluderanno entro la seduta
pomeridiana di martedì 28 ottobre. Le dichiarazioni di voto e il voto
finale avranno luogo nella seduta antimeridiana di mercoledì 29
ottobre, a partire dalle ore 9.

mercoledì 22 ottobre 2008

incontro per la scuola dell'infanzia

GIOVEDì 23 OTTOBRE
dalle ore 20.00 alle 22.30
presso il Negozio Civico CHIAMA MILANO
L.go Corsia dei Servi, 11 (MM Duomo o San Babila)

si terrà l'incontro dei genitori per parlare dei servizi all'infanzia e in particolare per discutere l'ultima versione del documento contenente le nostre richieste all'assessore Moioli e le modalità di presentazione dello stesso.

La scuola, le banche, la Gelmini

(Vignetta di Molly bezz)

Sono belli e allegri i cortei di questi giorni contro la riforma della scuola ideata dagli staff dei ministri Tremonti & Brunetta e poi passata sotto banco, durante l’intervallo, alla ministra Mariastella Gelmini, che a ogni interrogazione in pubblico, e con notevoli occhiali, la difende a memoria.

Sono belli, allegri e irriverenti, come è giusto che sia (“taglia taglia e il bambino raglia”) in omaggio, anche, alla giovinezza. Sono persino educati. Infinitamente più educati di quanto non lo siano gli adulti, non solo i politici, che stanno (che stiamo) furiosamente scassando il mondo, incapaci di distribuire un po’ di riso, un po’ di medicine, un po’ di acqua pulita, un po’ di contraccettivi per alleviarne la deriva. Ma capacissimi di moltiplicare guerre e crolli finanziari. Consumi e fallimenti. Trovando in tre settimane migliaia di miliardi di dollari per salvare le banche, ma nulla, o quasi nulla, da decenni, per salvare qualche ragazzino africano dalla malaria e comprare dei banchi in più per gli scolari di Scampia.

Dicono che gli studenti ne sappiano poco o nulla della riforma della scuola e che protestino per niente. Il niente sarebbero i grembiulini, il sette in condotta, il maestro unico e magari le classi dell’apartheid padana. Ma se davvero fossero niente, allora perché la riforma? E se non prevedesse il taglio di classi, di scuole, di posti di lavoro, e di buon senso, perché affannarsi a vararla? Per licenziare un po’ di bidelli? Ma no, dice la signora Gelmini. La quale sa anche sorridere mentre spiega che tagliando qui e là si rimetterà ordine al disordine scolastico, ci sarà più disciplina e più premi ai meritevoli. La sua carriera lo dimostra. Le classi dirigenti lo dimostrano e il mondo che ne consegue pure. Sarà quel suo sorriso lieto a irritare i ragazzi più della riforma, oppure solo le bugie?

Pino Corrias
Da Vanity Fair, 22 ottobre 2008

Dal sito Voglioscendere

Parole da premier ... !!!

Berlusconi convoca una conferenza stampa a Palazzo Chigi per mandare un avvertimento agli studenti: "Non permetterò l'occupazione delle università. L'occupazione di luoghi pubblici non è la dimostrazione dell'applicazione della libertà, non è un fatto di democrazia, è una violenza nei confronti degli altri studenti che vogliono studiare". Poi, rivolto a una giornalista che aveva posto la domanda, aggiunge: "Avete 4-5 anni per fare il callo su queste cose. Io non retrocederò di un millimetro".

"Convocherò oggi - prosegue Berlusconi - il ministro degli Interni, e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell'ordine per evitare che questo possa succedere". In un secondo momento Roberto Maroni ha reso noto che l'appuntamento tra i due è per le 17. "La realtà di questi giorni - ha detto ancora il premier - è la realtà di aule piene di ragazzi che intendono studiare e i manifestanti sono organizzati dall'estrema sinistra, molto spesso, come a Milano, dai centri sociali e da una sinistra che ha trovato il modo di far passare nella scuola delle menzogne e portare un'opposizione nelle strade e nelle piazze alla vita del nostro governo".

Leggi tutto l'articolo su Repubblica.it

Blog di beppe grillo

Vi rimando a questo post sul blog di Beppe grillo.

martedì 21 ottobre 2008

Testimonianze da Milano



Manifestazione di docenti, ata, genitori, studenti e universitari in occasione dello sciopero del 17 ottobre contro i tagli alla scuola pubblica attuati dalla Gelmini, da Piazza Missori alla sede dell'Ufficio Scolastico Regionale in via Ripamonti.




Festa-Protesta al Parco Alessandrini di Milano - P.le Cuoco contro il decreto Gelmini e per la difesa della scuola pubblica


Clicca QUI per vedere il video del Girotondo contro la Gelmini
La protesta al parco Trotter di Milano contro i tagli previsti nella scuola e contro la riforma

INTERVENTO al SENATO del Sen. G. Carlino sul Dl Gelmini

Presidente, colleghi,
lo voglio ribadire, noi dell’Italia dei Valori non siamo d’accordo con questo provvedimento. Non lo siamo sul metodo e non lo siamo nel merito.
Era così urgente e necessario fare un decreto sulla scuola? Era così necessario passare su studenti, genitori, insegnanti e tutti coloro che per la scuola e nella scuola ci lavorano tutti i giorni e prendere delle decisioni senza aprire un confronto, senza sentire tutte le parti coinvolte, tutti coloro che dalle decisioni del Ministro ne avranno la vita sconvolta?
Era proprio necessario bypassare il Parlamento, addirittura mettere la fiducia alla Camera, per accelerare i tempi di approvazione di un decreto che, tra l’altro, va velocemente sì, ma verso il passato, riportandoci a 30 anni fa?
Ministro (se ci fosse il Ministro le direi…), lei e questo Governo avete peccato di superficialità, se non di presunzione; avete pensato di sapere già tutto, di poter cambiare tutto senza consultare nessuno.
Lei e il Ministro Tremonti avete pensato che per far quadrare i conti la cosa più semplice fosse dare una sforbiciata qua e là. Ma non avete calcolato le conseguenze sulle generazioni future e sulle famiglie, comprese quelle degli insegnanti e del personale ATA. Abbiamo ricevuto tante email e lettere da genitori e docenti preoccupati!
Quale sarà la sorte degli insegnanti in esubero e quella degli attuali precari?
Si parla di 90.000 docenti e di 47.000 del personale ATA.
La proposta di riciclare i docenti nel settore del turismo o in attività culturali(musei), è umiliante, visto che si tratta di personale laureato, in possesso di master e specializzazioni.
Non possiamo disperdere un patrimonio di professionalità posseduta da migliaia di docenti che in questi anni hanno tenuto alto il livello qualitativo della scuola primaria.
E’ quindi soprattutto nel merito che la riforma Gelmini, è inaccettabile. Ritroviamo in essa decisioni avulse da qualsiasi motivazione psicologica, culturale, sociale, ma solo piegate a meri interessi economici.
Ci chiediamo che senso abbia stravolgere la scuola primaria , che tra l'altro, è valutata da tutti positivamente. Il modello attuale assicura il benessere e la sicurezza degli alunni.
Emerge chiaramente la volontà di mettere in crisi il settore della scuola pubblica a vantaggio della scuola privata.
L'attuale sistema orario (40 ore) nella scuola d'infanzia è attivo nel 90% del territorio italiano perché risponde ad una esigenza sociale (un servizio per i genitori che lavorano) e si vuole spazzare via un sistema funzionante, un modello pedagogico costruito con grossi sacrifici ed impegno in 30 anni.
Perché riducendo a 24 le ore obbligatorie col maestro unico, le restanti ore aggiuntive, opzionali o facoltative finiranno per diventare ore di doposcuola, parcheggio quindi, ore di pura assistenza e sorveglianza per gli insegnanti e, le famiglie che possono, saranno costrette a scegliere la scuola privata.
Chi parla è un'insegnante, nata come maestro unico, che negli anni '80 ha frequentato corsi di formazione ed aggiornamento per adeguarsi al nuovo modello, corsi per i quali lo Stato ha investito miliardi di vecchie lire.
La pluralità dei docenti ha permesso agli insegnanti di approfondire le conoscenze disciplinari, di specializzarsi in alcuni ambiti ed ha rafforzato lo spirito di collaborazione; il team e un tempo scuola più lungo costituiscono un'offerta formativa migliore, più avanzata, e quindi il loro costo è giustificato ed indispensabile.
Dietro questa riforma, lo ripeto, c’è solo una questione finanziaria.
E’ necessario risparmiare sugli sprechi della Pubblica Amministrazione, ma non è accettabile farlo sulla formazione dei futuri cittadini.
I tagli non possono essere indiscriminati. Se esistono situazioni ove tre docenti su due classi non sono strettamente indispensabili, allora si rivedano quelle situazioni. Lasciamo la valutazione degli organici funzionali a ciascuna scuola. Lasciamo che ciascuna scuola gestisca e valorizzi le proprie risorse di organico. Dove è finita l’Autonomia scolastica avviata con la Legge di riforma n. 59 del 1997? L’avete ignorata!
L'attuale sistema della scuola Primaria è una delle più significative esperienze di innovazione che ha consentito alla scuola di crescere in qualità e competenza, grazie proprio alle ore di compresenza e di programmazione che permettono insegnamenti individualizzati e percorsi didattici personalizzati.
Pensiamo proprio alla numerosa presenza di studenti stranieri nelle nostre classi, quelli che voi volete emarginare nelle cosiddette classi-ponte. La Lega dice di non volere classi ghetto per i ragazzi italiani ma non si fa nessuno scrupolo di mettere in un ghetto i ragazzi stranieri.
E da ex-insegnante posso affermare, senza alcuna paura di essere smentita, che dal punto di vista dell'apprendimento della lingua, non c'è dubbio che i ragazzi stranieri potranno imparare meglio e prima la lingua italiana trovandosi ad interagire, per lo studio o per il gioco, con i propri coetanei, tutti i giorni, nelle stesse classi e non emarginati in una "riserva indiana".
Non vedo le "ragioni pedagogiche" di cui parla il Ministro, dietro la scelta del ritorno al maestro unico, in questo ritorno al passato, al conservatorismo di 20-30 anni fa; è dal 1978 (con la legge 463) che si è avviata l'esperienza del Tempo Pieno e quindi della doppia figura dell'insegnante.
Non è più vero, come invece dice il Ministro, che il bambino deve
avere una figura di riferimento per la sua crescita e formazione. Oggi i bambini giungono a scuola con molte più conoscenze, esperienze e competenze rispetto a 30 anni fa, sanno usare il computer e hanno già avuto più figure di riferimento, sin dal Nido e dalla Scuola Materna.
Il Tempo Pieno e quello a modulo si sono rivelati efficaci e graditi alle famiglie, sono sinonimo di scuola attiva, scuola di cooperazione in cui si apprende gioiosamente, e sono idonei per offrire a tutti pari opportunità di apprendimento e di fare esperienze costruttive atte a superare le disparità socio-culturali.
Oggi sarebbe anacronistica la figura dell'insegnante che sa un po' di tutto, servono maestri competenti e più specializzati per dare risposte a bambini sempre più informati.
La valutazione è un altro punto controverso di questa contro- riforma.
E’ fondamentale che si esprima un giudizio sulla formazione dell'alunno, è necessario valutare il percorso scolastico dell'allievo, partendo dalla situazione iniziale per poi verificare i cambiamenti in itinere e i risultati raggiunti alla fine del percorso.
Ma poco cambia se è espressa con un vocabolo o un numero. Pertanto il voto non ci preoccupa se assunto come modalità di espressione finale di un processo di documentazione e valutazione su cui la scuola ha riflettuto e ha messo in atto buone pratiche.
Ci preoccupa invece molto se letto in modo riduttivo, come via semplificatoria che snellisce la procedura valutativa (e questo può succedere!) e rischia anche di essere arbitraria.
In conclusione, il nostro sistema scolastico necessita di una scuola di base solida, formativa ed autorevole.
E c’è un’ ultima cosa di cui mi preme parlare. Ne parlo per ultimo ma per me e per il partito a cui appartengo è fondamentale: parlo dell’educazione civica, quella che il Ministro nel primo articolo chiama “Cittadinanza e Costituzione” e che noi preferiremmo si chiamasse educazione alla legalità.
Non condividiamo l’approccio della Gelmini alla materia. Non è a colpi di Costituzione, come non è a colpi di 5 in condotta che si diventa buoni cittadini, o che si educa un “bullo”.
Le disposizioni contenute all'articolo in questione non devono essere normate con una legge dello Stato. Crediamo invece che all’interno della scuola, intervenendo con atti amministrativi, si possano prevedere progetti culturali e formativi per trasmettere ai ragazzi quei principi fondamentali della solidarietà, dell’uguaglianza, della giustizia e della legalità al fine di contribuire ad una formazione responsabilizzante per ogni individuo della società civile.
Molte quindi le ragioni per cui ci opponiamo a questa riforma. Alle ragioni della scuola non si può rispondere a colpi di decreto, occorre ascolto, confronto, condivisione con chi nella scuola lavora, per riflettere sui nuovi compiti educativi e quindi sulle migliori condizioni organizzative per una scuola di qualità.



Sen. Giuliana Carlino
Gr. Italia dei Valori

Maestra 10 e frode!

Il gruppo Italia dei Valori del Consiglio regionale della Lombardia
in collaborazione con
Dipartimento tematico Scuola di Italia dei Valori della Lombardia

invita al convegno:
LA RIFORMA GELMINI, OVVERO LA DEGRADAZIONE
DEL SISTEMA SCOLASTICO PUBBLICO

domenica 26 OTTOBRE 2008
ORE 15:00
PRESSO IL CIRCOLO DELLA STAMPA
CORSO VENEZIA 16 - MILANO

Programma del convegno:
Introduce
• Senatrice Giuliana Carlino
Modera
• David Parenzo
(giornalista Telelombardia)

Intervengono:
• Prof. Mario Berardino
Dirigente scolastico
Nuovi scenari della scuola di base alla luce
della riforma Gelmini
• Ispettore Pietro Modini
Dirigente Tecnico USR Lombardia
Dalla parte dei bambini, aspetti psico-pedagogici
dell’apprendimento e le contraddizioni della “riforma” Gelmini
• Avv. Michele Borello
Membro del Direttivo della Ass. Prof.le GILDA degli Insegnanti
Cronaca di un decreto annunciato
• Alberto Ciullini
Genitore - rappresentante Retescuola
• Chiara Penco
Responsabile Unione degli Studenti Lombardi
• Dott. Barzaghi Giansandro
Assessore Istruzione Provincia di Milano
Riverberi del Decreto Gelmini nel territorio
della Provincia di Milano
• Avv. Stefano Zamponi
Consigliere IDV Regione Lombardia
Limiti e potenzialità della Legge regionale 6 agosto 2007, n. 19
“Norme sul sistema educativo di istruzione e formazione
della Regione Lombardia”

Conclude
On. Antonio Di Pietro


Per informazioni:
Gruppo Italia dei Valori consiglio regionale della Lombardia
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Il mondo facile della politica format

di MICHELE SERRA

La campagna per il ritorno alla maestra unica, al di là dei propositi
contingenti di "risparmio", aiuta a riflettere in maniera esemplare sulle
ragioni profonde delle fortune politiche della destra di governo, e sulle sue
altrettanto profonde intenzioni strategiche. Sono intenzioni di semplificazione.
Se la parola-totem della sinistra, da molti anni a questa parte, è
"complessità", a costo di far discendere da complesse analisi e complessi
ragionamenti sbocchi politici oscuri e paralizzanti, comunque poco intelligibili
dall'uomo della strada, quella della destra (vincente) è semplicità.

La pedagogia e la didattica, così come sono andate evolvendosi nell'ultimo mezzo
secolo, sono avvertite come discipline "di sinistra" non tanto e non solo per il
tentativo di sostituire alla semplificazione autoritaria orientamenti più
aperti, e a rischio di permissivismo "sessantottesco". Sono considerate di
sinistra perché complicano l'atteggiamento educativo, aggiungono scrupoli
culturali ed esitazioni psicologiche, si avvitano attorno alla collosa (e
odiatissima) materia della correttezza politica, esprimono un'idea di società
iper-garantita e per ciò stesso di ardua gestione, e in buona sostanza attentano
al desiderio di tranquillità e di certezze di un corpo sociale disorientato e
ansioso, pronto ad applaudire con convinzione qualunque demiurgo, anche
settoriale, armato di scure.

In questo senso la proposta Gelmini è quasi geniale. L'idea-forza, quella che
arriva a una pubblica opinione sempre più tentata da modi bruschi, però
semplificatori, è che gli arzigogoli "pedagogici", per giunta zavorrati da
pretese sindacali, siano un lusso che la società non può più permettersi. Il
vero "taglio", a ben vedere, non è quello di un personale docente comunque
candidato - una volta liquidati i piloti, o i fannulloni, i sindacalisti o altri
- al ruolo di ennesimo capro espiatorio. Il vero taglio è quello, gordiano, del
nodo culturale. La nostalgia (molto diffusa) della maestra unica è la nostalgia
di un'età dell'oro (irreale, ma seducente) nella quale la nefasta "complessità"
non era ancora stata sdoganata da intellettuali, pedagogisti, psicologi, preti
inquieti, agitatori politici e cercatori a vario titolo del pelo nell'uovo. Una
società nella quale il principio autoritario era molto aiutato da una percezione
dell'ordine di facile applicazione, nella quale il somaro era il somaro,
l'operaio l'operaio e il dottore dottore. Una società che non prevedeva don
Milani, non Mario Lodi, non Basaglia, ovviamente non il Sessantotto, e dunque,
nella ricostruzione molto ideologica che se ne fa oggi a destra, è semplicemente
caduta vittima di un agguato "comunista".

In questo schemino, semplice ed efficace, la cultura e la politica, a qualunque
titolo, non sono visti come interpreti dei conflitti, ma come provocatori degli
stessi. Se la pedagogia "permissiva" esiste, non è perché il disagio di parecchi
bambini o la legnosità e l'inadeguatezza delle vecchia didattica richiedevano
(già quarant'anni fa) di essere individuati e affrontati, ma perché quello
stesso problema è stato "creato" da un ceto intellettuale e politico
malevolmente orientato alla distruzione della buona vecchia scuola di una volta.
Insomma, se la politica è diventata un format, come ha scritto Edmondo Berselli,
la sua parola d'ordine è semplificazione.

Per questa destra popolare, e per il vasto e agguerrito blocco sociale che
esprime, la complicazione è un vizio "borghese" (da professori, da
intellettualoidi, beninteso da radical-chic, e poco conta che il personale
scolastico sia tra i più proletarizzati d'Italia) che non possiamo più
permetterci, e al quale abbiamo fatto malissimo a cedere. Non solo la pedagogia,
anche la psicologia, la sociologia, la psichiatria, nella vulgata oggi egemone,
non rappresentano più uno strumento di analisi della realtà, quanto la volontà
di disturbo di manipolatori, di rematori contro, di attizzatori di fuochi
sociali che una bella secchiata d'acqua, come quella della maestra unica, può
finalmente spegnere. La lettura quotidiana della stampa di destra - specialmente
Libero, da questo punto di vista paradigma assoluto dell'opinione pubblica
filo-governativa - dimostra che il trionfo del pensiero sbrigativo, per meglio
affermarsi, necessita di un disprezzo uguale e contrario per il pensiero
complicato, per la massa indistinta di filosofemi e sociologismi dei quali i
nuovi italiani "liberi" si considerano vittime non più disponibili, per il
latinorum castale di politici e intellettuali libreschi, barbogi, causidici, che
usano la cultura (e il ricatto della complessità) come un sonnifero per tenere a
freno le fresche energie "popolari" di chi ne ha le scatole piene dei dubbi,
delle esitazioni, della lagna sociale sugli immigrati e gli zingari, sui bambini
in difficoltà, su chiunque attardi e appesantisca il quotidiano disbrigo delle
dure faccende quotidiane. Già troppo dure, in sé, per potersi permettere le
"menate" della sinistra sull'accoglienza o il tempo pieno o i diritti dei gay o
altre fesserie.

La sinistra ha molto di che riflettere: la formazione culturale e perfino
esistenziale del suo personale umano (elettorato compreso) è avvenuta nel culto
quasi sacrale della complessità del mondo e della società, con la cultura eletta
a strumento insostituibile di comprensione anche a rischio di complicare la
complicazione... Ma non c'è dubbio che tra il rispetto della complessità e il
narcisismo dello smarrimento, il passo è così breve che è stato ampiamente
fatto: nessuna legge obbliga un intellettuale o un politico a innamorarsi
dell'analisi al punto di non rischiare mai una sintesi, né la semplificazione -
in sé - è una bestemmia (al contrario: proprio da chi ha molto studiato e molto
riflettuto, ci si aspetterebbe a volte una conclusione che sia "facile" non
perché rozza o superficiale, ma perché intelligente e comprensibile). Ma la
posta in gioco è molto più importante del solo destino della sinistra. La posta
in gioco - semplificando, appunto - è il destino della cultura, degli strumenti
critici che rischiano di diventare insopportabili impicci. Se questa destra
continuerà a vincere, a parte il marketing non si vede quale delle discipline
sociali possa sperare di riacquistare prestigio, e una diffusione non solo
castale o accademica. Perché è molto, molto più facile pensare che l'umanità e
la Terra siano stati creati da Dio settemila anni fa (cosa della quale è
convinta ad esempio la popolarissima Sarah Palin) piuttosto che perdere tempo e
quattrini studiando i fossili e l'evoluzione. È molto più rassicurante,
convincente, consolante pensare che le buone maestre di una volta, con l'ausilio
del cinque in condotta e di una mitraglia di bocciature, possano mantenere
l'ordine e "educare" meglio i bambini ipercinetici, e consumatori bulimici, che
la televisione crea e che la propaganda di destra ora lascia intendere di poter
distruggere, perché è meglio avere consumatori docili (clienti, come dice
Pennac) piuttosto che cittadini irrequieti. È meglio avere certezze che
problemi.

È molto più semplice pensare che il mondo sia semplice, non fosse che per una
circostanza incresciosa per tutti: che non lo è. Il mondo è complicato,
l'umanità pure, i bambini non parliamone neanche. Se le persone convinte di
questo obbligatorio, salutare riconoscimento della complicazione non trovano la
maniera di renderla "popolare", di spiegarla meglio, di proporne una credibile
possibilità di governo, di discernimento dei principi, dei diritti, dei bisogni
fondamentali, diciamo pure della democrazia, vedremo nei prossimi decenni il
progressivo trionfo dei semplificatori insofferenti, dei Brunetta, delle
Gelmini, delle Palin. Poi la realtà, come è ovvio, presenterà i suoi conti,
sprofondando i semplificatori nella stessa melma in cui oggi si dibattono i
poveri complicatori di minoranza. Nel frattempo, però, bisognerebbe darsi da
fare, per sopravvivere con qualche dignità nell'Era della Semplificazione,
limitandone il più possibile i danni, se non per noi per i nostri figli che
rischiano di credere davvero, alla lunga, al mito reazionario dei bei tempi
andati, quando la scuola sfornava Bravi Italiani, gli aerei volavano senza
patemi, gli intellettuali non rompevano troppo le scatole e la cultura partiva
dalla bella calligrafia e arrivava (in perfetto orario) alla più disciplinata
delle rassegnazioni. Cioè al suo esatto contrario.


(24 settembre 2008)

festa!

Festa per una Scuola di Qualità
Giochi, parole, musica e panini a tempo pieno

Sabato 25 ottobre
Piazza Leonardo da Vinci - Milano
(mezzi pubblici: tram 33, 23, filobus 90, 91, MM 2 fermata Piola)


Dalle 14,00 alle 16,30: animazione e giochi per bambini con i Centri Rousseau, laboratori teatrali, esibizione dei ginnasti della Società Propatria, atelier di writing, storie cantate da Giovanni Caviezel e storie animate dagli Amici della Casa del Sole del Parco Trotter, danze popolari, giochi circensi con gli allievi della Piccola scuola di circo e molto altro.

Dalle 16,30 alle 19,00: Parole, musica e cabaret per una buona scuola, con l’Orchestra di via Padova, i Teka-pi e molti altri artisti.
Non mancheranno un video-intervento di Moni Ovadia e una sorpresa-cabaret con gli artisti di Zelig.


La festa è aperta a tutti, grandi e piccini, da 0 a 110 anni.
Vi aspettiamo numerosi!
Portate una buona torta!!


Per una Scuola Piena di… Tempo

A cura del comitato per una scuola di qualità delle scuole di zona 3

per informazioni lisa.vozza@gmail.com

incontro al circolo PD di Porta Romama a Milano

Circolo PD di Porta Romana, via Orti 17
Mercoledì, 22 ottobre 2008
ore 21


NON CHIAMIAMOLA
RIFORMA

Come il decreto Gelmini/Tremonti
cambierà la Scuola Pubblica e l'autonomia scolastica.

Ne parliamo con:
David Gentili,
consigliere PD del Comune di Milano
Marco Campione,
esperto in politiche formative
e con presidi, dirigenti scolastici, insegnanti, educatori,
genitori, studenti e cittadini.

Coordina Paola Bocci, (consigliere PD zona 1)

“Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate l’ignoranza”
Derek Bok (Harvard University)

Parola di Maristella IV

E torna a parlare il ministro dell'Istruzione. Secondo Mariastella Gelmini le proteste di oggi non la riguardano: "La mia riforma non ha niente a che vedere con l'università", ha ribadito al tg di Italia 1. Pur affermano che "è ora di svecchiare l'universita", il ministro, commentando la mobilitazione degli studenti, i cortei e le assemblee delle diverse città ha osservato che "sono polemiche strumentali, il provvedimento non riguarda gli atenei".

(Repubblica.it)

Ecco perchè noi genitori dobbiamo stare dalla parte delle nostre maestre, per dare voce ai nostri bambini! Facciamo in modo che il movimento del Sì ad una scuola elementare di qualità abbia la sua visibilità!
Che scendano in piazza accanto agli universitari e ai docenti anche le famiglie con i loro figli!

Sì, alla protesta positiva!


Diciamo Sì ad un tempo scuola pieno e non "riempito", perchè i nostri bambini siano ascoltati e non solo "guardati"!

lunedì 20 ottobre 2008

All’Infedele le classi per studenti immigrati -ore 21.10

Non la faremo facile, stasera alle 21,10 su La7. Perchè lo sappiamo benissimo che fino a oggi la scuola è stato il più efficace strumento d’integrazione degli stranieri nella società italiana, ma che tale opera preziosa è più difficile da realizzare negli istituti in cui la percentuale di bambini immigrati recentemente sale fin quasi alla metà del totale. Per questo abbiamo studiato con attenzione la mozione presentata dalla Lega e approvata dalla Camera, in cui si prevedono “classi ponte” (termine emendato poi come “classi d’inserimento”) separate per gli stranieri che non abbiano superato un test d’ammissione. Classi separate, senza che la mozione fissi limiti temporali, ma con l’unico criterio che si verrà ammessi nella classi normali solo dopo aver ritentato il test, e sempre a condizione di averlo superato.
Sarà mio ospite Roberto Cota, capogruppo alla Camera della Lega Nord e primo firmatario della mozione. Troverà di fronte a sè una vasta rappresentanza del mondo della scuola. Insegnanti e genitori provenienti da Prato, Brescia, Torino, Milano, Genova. Giovani stranieri che hanno già vissuto l’impatto con la nostra scuola senza conoscere una parola d’italiano. Famiglie che per cercare standard didattici più elevati hanno scelto di spostare i figli nelle scuole private. In collegamento da Prato sarà con noi lo scrittore-papà Sandro Veronesi.
Che il problema sia reale, e destinato a diventare sempre più grande, nessuno può seriamente negarlo. Anche perchè in tempi di tagli drastici alla spesa scolastica i governi non hanno investito finora su strutture di supporto, corsi estivi o pomeridiani, insegnanti di sostegno. Fermo restando, dicono i pedagogisti, che i nuovi venuti apprenderanno l’italiano in pochi mesi soprattutto stando insieme ai bambini italiani; e che la formazione di classi scolastiche in cui sono presenti bambini dal rendimento molto diverso fra loro è considerato un vantaggio e non un handicap, anche per i più bravi.
Vi sollecito a intervenire numerosi con suggerimenti, segnalazioni, domande e commenti che leggerò attentamente e di cui vi sono grato in anticipo.

Gad Lerner

Qui il link del blog

Che tempo fa: Littizzetto e la scuola!




Ma quanto amore per la Littizzetto!

domenica 19 ottobre 2008

Classi Differenziali ... discutiamone! (parte seconda)


Classi Differenziali ... non funzionava allora, funzionerebbero adesso???



Dalle classi differenziali e integrazione scolastica

Nella seconda metà degli anni Sessanta la scuola non può fare a meno di rispecchiare quelle differenze economiche sociali e culturali che il boom economico ha evidenziato, si avverte sempre di più l’esigenza d’istituire quelle classi differenziali che, nelle intenzioni del ministero, hanno il compito di recuperare quei ragazzi soggetti a disturbi transitori.

Nella legge del 21 dicembre del 1962, che istituiva la nuova scuola media, proprio l'esigenza di far corrispondere le risposte didattiche ai problemi posti dalla scolarizzazione di massa portò a prevedere le cosiddette classi differenziali. Classi, cioè, nelle quali venivano inseriti gli alunni con problemi di apprendimento, per i quali venivano conseguentemente predisposti dei percorsi specifici. A dispetto dell'intento positivo che le animava, le classi differenziali si rivelano un fallimento clamoroso e non hanno, di fatto, eliminato il problema.

Solo nel 1977 con la Legge 517 vengono abolite le classi differenziali per gli alunni svantaggiati, consentendo a tutti gli alunni in situazione di handicap di accedere alle scuole elementari e alle scuole medie inferiori con il supporto di insegnanti di sostegno specializzati. A trent'anni dalla sua emanazione le indicazioni della legge 517 restano fondamentali per realizzare la qualità dell'integrazione scolastica.


L’emigrazione e la scuola multiculturale

Nel 1984 gli alunni stranieri iscritti nelel scuole italiane sono 6104, vent’anni dopo, nel 2004 sono 200.000. Si prevede che nel 2010 saranno oltre 500.000 provenienti da 186 diversi.

Le nazionalità maggiormente diffuse sono quella albanese, marocchina ed ex jugoslava; in forte aumento risultano anche gli studenti provenienti da Romania ed Ecuador.

La sempre maggiore presenza di minori stranieri nelle scuole italiane implica la necessità per il sistema scolastico italiano di aprirsi alle esigenze di una scuola sempre più multiculturale e di contribuire ad una piena integrazione degli alunni stranieri e delle loro famiglie nella nostra società.

Il nostro sistema scolastico ha compiuto l’importante scelta di non separare i bambini stranieri dal resto della classe, ma di integrarli insieme ai compagni italiani facendo attenzione, comunque, a non superare il numero di cinque stranieri per ogni classe. Inoltre, se necessario per un rafforzamento delle loro competenze, per gli alunni immigrati sono previste delle ore di insegnamento extra. Una particolare attenzione va riservata, naturalmente, al potenziamento della lingua italiana.


Fonte “la storia siamo noi” trasmissione di Giovanni Minoli
Guarda la puntata integrale "Leggere Scrivere e far di conto"



Flessibilità didattica: lavorare per gruppi:

Rendimento negativo
Da quando, negli anni Sessanta, ha preso piede in Italia la scolarizzazione di massa, uno dei principali impegni dei docenti è stato quello di ridurre il numero degli alunni con rendimento negativo.
Rispetto a un tale impegno, ha assunto particolare importanza il problema della formazione delle classi: non essendoci strumenti di flessibilità che consentissero di articolare il gruppo classe costituito, non rimaneva che agire sulla distribuzione degli alunni nelle classi medesime.
Nella legge del 21 dicembre del 1962, che istituiva la nuova scuola media, proprio l'esigenza di far corrispondere le risposte didattiche ai problemi posti dalla scolarizzazione di massa portò a prevedere le cosiddette classi differenziali. Classi, cioè, nelle quali venivano inseriti gli alunni con problemi di apprendimento, per i quali venivano conseguentemente predisposti dei percorsi specifici.
A dispetto dell'intento positivo che le animava, le classi differenziali si sono rivelate un fallimento clamoroso e non hanno, di fatto, eliminato il problema. Ancora oggi, infatti, capita di sentir parlare di classi "buone" e "cattive".
In effetti, nonostante si utilizzino, ormai da decenni, strumenti statistici di vario genere per la formazione delle classi iniziali dei cicli, persiste tutt'ora l'idea che vi esistano classi dal "destino segnato".
Con l'autonomia scolastica si fissa ora l'obbligo, per le scuole, di raggiungere il traguardo di un "successo formativo" esteso al maggior numero di alunni. E questo dovrebbe contribuire a limitare la percentuale di alunni respinti.
Ma la novità più incisiva consentita dagli strumenti della flessibilità didattica è quella per cui la formazione delle classi si coniuga ormai con la formazione e la gestione di gruppi di apprendimento diversi dalle classi medesime. Questo potrà consentire che le classi siano alla fine composte da alunni che come si dice "vanno bene", da altri che "vanno male", da altri ancora che hanno rendimento intermedio, senza che il flusso didattico ne abbia a soffrire.

Flessibilità dei gruppi
Col metodo dell'articolazione flessibile, l'autonomia consente di suddividere temporaneamente la classe, l'insieme degli alunni di più classi o più sezioni in sottogruppi diversi.
Giova ricordare che nessuna norma parla di abolizione della classe. Questa, al contrario, resta il gruppo fondamentale di riferimento della attività didattica. E va altresì rammentato che la flessibilità dei gruppi deve tener conto del principio generale dell'integrazione.
E questo riguarda, in special modo ma non solo, gli alunni con problemi di handicap. A cosa serve la flessibilità dei gruppi? Essa ha lo scopo di valorizzare le diversità e di promuovere le potenzialità di ciascuno al fine di realizzare il successo formativo.
Per raggiungere tale obiettivo si potranno allora costituire temporaneamente gruppi di livello rivolti ad allievi particolarmente capaci perché essi possano conseguire determinate competenze. Così come potranno sorgere dei gruppi per riallineare allievi in difficoltà al rendimento medio della classe di appartenenza.
Raggiunti tali obiettivi, il gruppo classe andrà senz'altro ricostituito. Qualora, infatti, si rendesse permanente la suddivisione degli alunni in base al profitto, verrebbe meno la dialettica necessaria e stimolante tra soggetti con diverse capacità, e si riprodurrebbe, infine, la situazione fallimentare delle classi differenziali.

Fonte: un sito di Rai Educational a cura del "Ministero dell'istruzione" che tratta di corsi di aggiornamento

Classi Differenziali ... discutiamone! (parte prima)

Alessandro, grazie del tuo prezioso contributo! Sono rimasta anch'io senza parole!!!

Da un link sul sito di Forza Italia:

Sì alle classi differenziali

Non so quanti, leggendo il titolo, riescano a collegare le due parole "classi differenziali" con le "classi ponte" approvate alla camera con la mozione Cota.
Le classi differenziali erano, negli anni sessanta e settanta prima della loro incauta abolizione dovuta alla massificazione voluta dalla sinistra, quelle classi dove venivano inseriti tutti i bambini troppo "vivaci" o troppo lenti nell'apprendimento che, con la loro vivacità o con la loro lentezza, danneggiavano il regolare apprendimento degli altri bambini.
Le classi differenziali servivano dunque ad un duplice scopo:
1) permettevano il regolare svolgimento del programma di studi per i bambini che non manifestavano né troppa vivacità, né troppa lentezza nell'apprendimento;
2) aiutavano questi bambini ad apprendere, con corsi e lezioni mirate.
Era talmente normale l'esistenza di simili classi che, a Bologna, una scuola era pressoché interamente dedicata loro.
Arrivò poi il sessantotto, la sinistra massificatrice e circa 30 anni fa le classi differenziali furono abolite.
I programmi scolastici non furono più rispettati e così abbiamo il risultato di una scuola dissestata come è quella di oggi.
Da alcuni anni al cronico e naturale problema di bambini troppo vivaci o troppo lenti, si aggiunge anche quello dei figli degli immigrati che non conoscono l'italiano e sono motivo di ulteriore danno per tutti, rallentando i programmi, ma anche essendo motivo di disturbo nella complessiva economia di una classe il cui buon apprendimento deriva da svariati fattori, non ultimo quello della omogeneità delle basi di partenza.
La mozione Cota, approvata dalla camera, ha deciso l'introduzione di "classi ponte" che altro non sono che le vecchie classi differenziali.
Dopo la restaurazione del voto in condotta, del grembiule, del maestro unico, finalmente si è compreso che anche la qualità della classe deve essere oggetto di intervento per tornare ad avere studenti che studiano con profitto e, così si pensa di restaurare le classi differenziali.
Non posso che esserne lieto.
Ricordo un mio amico di infanzia che ha frequentato quelle classi ed ora è uno stimato professionista.
Non si è laureato, ma i docenti di allora (altra tempra, altra qualità rispetto a quelli di oggi: allora insegnare non era un mestiere e neppure una professione, ma una missione !) riuscirono a fargli capire che poteva realizzarsi in altro modo che non con i libri.
Così è stato.
Ne ha guadagnato lui, ne abbiamo guadagnato noi che con il nostro maestro proseguimmo e completammo regolarmente il nostro programma di studi.
Mi piacerebbe che il ministro Gelmini avesse il coraggio di non centellinare le riforme che si propone di fare, ma di esprimere, sic et simpliciter, la volontà di restaurare la scuola secondo la Riforma Gentile, l'unica che sia seria e fruttuosa, per chi studia e per la società.
In questi giorni studenti, docenti e genitori sono uniti nell'orgia scioperaiola e si rivedono gli istituti occupati.
Ecco se questa è la scuola pubblica che dobbiamo pagare, allora ben vengano i tagli, anzi ben venga l'azzeramento di ogni finanziamento e la soppressione della scuola pubblica, perché è inutile, anzi dannoso, pagare per una scuola nella quale i docenti e i genitori incitano gli studenti non a studiare (che sarebbe il loro unico compito) ma a scioperare ed occupare le aule.
Non mi va che i miei soldi siano spesi per costoro, preferisco che mi siano lasciati in tasca per pagare eventualmente una seria scuola privata, all'antica, con un programma da seguire e che sarà svolto senza grilli per la testa.

No Gelmini Day

Posto tre video da vedere in sequenza di una trasmissione di rainews24 dove ci sono un paio di interventi interessanti.






Sentiamo chi conosce il settore ...