venerdì 16 gennaio 2009

Immaginiamo di essere nei panni di una Preside...


Allora,
per il prossimo anno, sulla base delle serie storiche, prevedo di avere 16 classi a tempo antimeridiano, come nell’anno in corso.
Per queste 16 classi a 30 ore nell’anno in corso ho 24 docenti.
Il prossimo anno bisogna eliminare da tutte le parti le compresenze, le tre classi prime potranno funzionare solo a 27 ore (tot. 81 ore) e le altre 13 classi a 30 ore (390 ore).
Perciò in tutto devo coprire 471 ore.
Quasi sicuramente i docenti dovranno impiegare tutte le loro 24 ore di servizio in classe, infatti se non esiste più il modulo non esiste neanche più la necessità di coordinarsi nelle ore di programmazione come previsto dal contratto (che per altro, in ogni caso ai sensi dell’art 6 comma 3 non potrebbe disapplicare o prevedere deroghe a questo Regolamento).
Facciamo comunque il caso che i docenti debbano svolgere in classe solo 22 ore: devo dividere le 471ore di tutte le classi per le 22 ore di lavoro di un singolo docente.
Fatto: avrò 21 docenti + 9 ore.
Dunque sul modulo perdo quasi 3 docenti.
Calma, non devo farmi prendere dal panico, certo dovrò fare la graduatoria di Circolo, dovrò verificare i perdenti posto, ma per fortuna (?!?) ho tre precari storici che da anni suppliscono sempre le solite tre maestre.
Però l’anno prossimo Veronica, Fabrizia e Patrizia rimangono disoccupate.
O.K. Sono perse, non è colpa mia, non posso farci niente, anzi devo essere contenta che (almeno sul modulo) non perdano posto insegnanti titolari, ma mi servono comunque almeno 3 insegnanti + 15 ore da mettere nelle tre future prime.
Ma come si fa ? le compresenze sono divise tutte in pacchetti di 3 ore che avanzano alle singole classi mica posso fare una classe prima con 9 docenti diversi ?!?
Comincio a intuire che per fare le classi prime con il docente prevalente, dovrò quasi certamente fare il maestro prevalente anche in alcune classi che attualmente funzionano con tre docenti.
Significa che alcuni bambini di terza o di quinta ecc. perderanno una delle loro insegnanti.
Significa che dovrò frantumare l’orario di alcune docenti generiche su 5 o 6 classi.
Basta, non c’è altro da fare che cominciare a simulare gli organici dell’anno prossimo.
Ci metterò tutta la nottata solo per le 16 classi a modulo.
Carta e matita, classe per classe, provo a vedere chi resta e chi parte.
Comincio a sfogliare modulo dopo modulo, partendo dalle quinte.
Ogni modulo un soprassalto, ogni trio spezzato un colpo al cuore.
Come glielo dico a questi genitori che non avranno più la maestra Grazia?
Come glielo dico a Grazia che dall’anno prossimo deve svolgere il suo orario in 5 classi diverse?
Come potrò loro spiegare perché viene penalizzata quella classe piuttosto che un’altra e quel docente invece degli altri due?
L’unico criterio che ho adoperato nella mia simulazione è quello della continuità: più anni passati con gli stessi bimbi più crediti per rimanere irremovibili fino in quinta.
Naturalmente non mi sogno nemmeno di rimetterle a fare le tuttologhe in seconda terza ecc.
Le maestre che restano, rimangono su due classi, ci mancherebbe che invece di sottrarne uno di docenti ai bambini ne sottraessi due.
Invece per le prossime classi prime deciderà il Collegio se i docenti dovranno svolgere 11 ore in ogni classe, dividendosi fra loro le discipline come ora, o se ritornare a fare i fac totum come 20 anni fa.
Non so cosa convenga loro perché il risparmio sulla pianificazione e sull’insegnamento della metà delle discipline comporta comunque un raddoppio degli alunni da curare e valutare, soprattutto per il terzo docente che dovrà comunque dividersi su 4 classi se svolgerà pacchetti di circa sei ore, o su 6 classi se svolgerà pacchetti di circa quattro ore.
C’è anche il rischio che Matilde, che aveva testardamente insistito per continuare ad insegnare religione nella sua classe, che ha sempre fatto l’aggiornamento obbligatorio di religione e quindi è riconosciuta idonea dalla Curia, si trovi ad insegnare solo religione in 10 classi diverse.
In questo momento è la disciplina che mi manca di più laddove invece perdono posto eccellenti insegnanti di matematica e italiano. Sempre che naturalmente si voglia badare veramente al risparmio.
E’ l’alba oramai quando finisco l’organico dei moduli.
Fatto: il Ministro sarà soddisfatto di me, la cura dimagrante ha sortito il suo effetto, il paziente sovrappeso ha perso 4 chili, senza inutili negoziazioni, senza diete rigide e faticose.

E’ bastato tagliargli una gamba ed è tornato nel peso richiesto.

Rane bollite

Di Michele Corsi

Gente forse saggia, forse crudele, racconta questa storia. Se una rana viene gettata su una pentola d'acqua bollente reagisce prontamente balzando fuori con un gran salto al solo contatto delle sue zampe col calore. Ma: se mettiamo una rana in acqua tiepida e poi scaldiamo la pentola gradatamente, l'animale non si accorgerà del variare della temperatura e, senza reagire, finirà bollito. Ascoltando questa storia, e quel che accade nella scuola, e il clamore del mondo, mi sono domandato: siamo già rane bollite?


Il che equivale a chiedersi: il Male che impera e pervade sempre più le nostre vite ci ha abituato talmente alla sua presenza e invadenza da annichilire le nostre capacità di indignazione? Ci hanno già ucciso e non ce ne siamo accorti? Me lo domando pensando a fatti piccoli e grandi.

A Milano il sindaco Moratti nel giorno più gelato degli ultimi vent'anni ha deciso che tutti sarebbero dovuti andare a scuola, senza aver approntato minimamente i mezzi perché i piccoli cittadini potessero riuscire nella gloriosa impresa. L'ha fatto con la stessa logica dei grembiulini della Gelmini: serve a dimostrare che la destra è cosa seria e non quel baraccone grottesco e tragicomico che conosciamo sin dal Ventennnio. Non si salta la scuola, che diamine! A lavorare, fannulloni! Ai pochi bambini e ragazzi che hanno dato retta alla Moratti, dopo aver rischiato di finire azzoppati sulle lastre di ghiaccio, non è stato consegnato il pranzo o sono state servite scatolette di tonno semicongelato alle quattro del pomeriggio. Il giorno dopo il sindaco invece di dichiarare: scusate, sono una pirla, ha affermato che più dell'80% degli studenti erano in classe. Dunque è pure bugiarda. Mi sono stupito? No. La Moratti è della stessa razza di quelli che in altri tempi chiudevano infastiditi le finestre delle loro dimore principesche quando fuori rimbalzavano le grida di quelli che caricavano sui treni, figuriamoci cosa gliene frega dei bimbi e della neve. Mi sono domandato invece: perché Palazzo Marino non è stato assediato da migliaia di genitori inferociti? La maggioranza dei genitori dopotutto l'ha votata come sindaco. E forse tornerà a farlo. E così mi viene il dubbio: siamo già rane bollite?

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giovedì 15 gennaio 2009

Circolare iscrizioni anno scolastico 2009-2010

Su invito del Capo Dipartimento Dott. Giuseppe Cosentino, si è tenuto, il 15 gennaio, presso il MIUR, un incontro sulle “disposizioni concernenti le iscrizioni degli alunni per l’a.s. 2009/2010”. L’incontro si è svolto in presenza del Capo di Gabinetto del Ministro e dei Direttori generali interessati.
Lo schema di circolare (di cui si pubblica il testo in allegato) dà indicazioni operative alle scuole sulla complessa procedura delle iscrizioni, propedeutica a tutte le operazioni per l’apertura del prossimo anno scolastico.
Ciò avviene in un momento di trasformazione della normativa, non essendo stati ancora emanati i regolamenti attuativi delle riforme che coinvolgono tutto il sistema di istruzione e di formazione, dal primo ciclo, alla valutazione, al sistema di istruzione per adulti, al secondo ciclo, alla razionalizzazione della rete scolastica.
Lo schema ha una struttura tradizionale, ha caratteristiche di chiarezza e mette in evidenza i punti critici della scuola (evasione dall’obbligo, alunni con cittadinanza non italiana, disabilità …). Per quanto riguarda le informazioni per i genitori e gli studenti, fa riferimento agli emanandi regolamenti per ciò che attiene ai profili orari per la scuola dell’infanzia, per la primaria e per la secondaria di primo grado.

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c’è materia sufficiente per dare luogo a ricorsi ...


Il Piano programmatico non corrisponde alla legge
I Regolamenti non corrispondono al Piano

CIDI Nazionale (Centro iniziativa democratica insegnanti)

Finora non è stata resa nota la stesura definitiva del Piano presentato al Consiglio dei Ministri il 18 dicembre in occasione dell’approvazione degli schemi di Regolamento.
I due schemi di Regolamento fanno con ogni evidenza riferimento, come si deduce dai loro contenuti e dalle loro premesse, a due diverse stesure del Piano. Il CNPI e il Consiglio di Stato non possono dunque esprimere correttamente i loro pareri se il Piano definitivo non viene reso noto. Questo perché la legge prevede che i Regolamenti devono dare attuazione al Piano programmatico (art.64, commi 3 e 4, della legge 133/08).

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mercoledì 14 gennaio 2009

"Grazie all'autonomia difendiamoci dalla Gelmini"

dal Comitato genitori insegnanti per la scuola pubblica:

Lettera aperta ai Presidenti e membri dei Consigli di Istituto e rappresentanti dei genitori nelle scuole elementari di Padova e provincia

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la bozza di schema di regolamento "Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo d'istruzione ai sensi dell'art.64 del Dl n.112/2008", già presentata alle Regioni.

Questa volta occorre riconoscere che - per quanto riguarda la scuola primaria - molte nebbie si sono diradate e che le recenti dichiarazioni del Ministro Gelmini hanno avuto un seguito. Ma vediamo di sottolineare, in sintesi, alcuni passaggi significativi.

1. Innanzi tutto è chiaro che "il tempo scuola della primaria è svolto secondo il modello dell'insegnante unico o prevalente che supera il precedente assetto del modulo e delle compresenze" (art.4, comma 3). Senza ombra di dubbio, questo è il modello pedagogico di riferimento della scuola elementare. Si decreta pertanto la fine dell'organizzazione modulare, vale a dire del modello introdotto dalla legge di riforma n.148/1990, fondato sul gruppo docente e sulla suddivisione degli ambiti disciplinari.

2. C'è da rilevare, rispetto alle bozze precedenti, che questo vale non solo per le classi prime a.s. 2009/2010, ma anche per le altre classi. Le classi successive alla prima - dice il 4° comma dell'art.4 - funzionano secondo i seguenti modelli orari: a) 27 ore, secondo quanto previsto dal decreto lgs.n.59/2004 (Moratti), senza compresenze; b) 30 ore, comprensive delle attività opzionali-facoltative (decreto Moratti), senza compresenze e nei limiti dell'organico assegnato per l'a.s. 2008/2009. Questo vuol dire che in tutti i modelli orari, siano essi a 24, a 27 o a 30 ore, non essendo più previste le compresenze dei docenti, l'insegnante è unico e/o prevalente. Di fatto il tempo scuola dei moduli (27-30 ore di scuola) resta ma cambia la sostanza, l'assetto organizzativo: non c'è più la pluralità docente, non c'è più il & ldquo;modulo". Questo è dunque il dato saliente, l'aspetto principale delle modifiche introdotte dal regolamento.

3. L'altra articolazione dell'orario prevista è quella delle 40 ore "corrispondenti" al tempo pieno, nei limiti dell'organico assegnato per l'a.s. 2008/09 (comma 4, art.4), senza compresenze. Si precisa che le classi a tempo pieno sono attivate a richiesta delle famiglie, sulla base di uno specifico progetto formativo e delle disponibilità di organico, nonché in presenza delle necessarie strutture e servizi. Per la determinazione dell'organico di dette classi è confermata l'assegnazione di due docenti per classe (comma 7, art.4).

4. Par di capire che il tempo pieno (senz'altro inteso come "40 ore") verrà garantito come una sorta di riserva indiana ove è presente, senza compresenze dei docenti, dato non irrilevante, essendo le compresenze un elemento essenziale del tempo pieno, il "valore aggiunto" che contraddistingue le migliori esperienze di questo modello scolastico consentendo attività di recupero per gruppi di alunni, classi aperte, attività laboratoriali, uscite didattiche, ecc.

5. Il riferimento al DPR n.275 del 1999, Regolamento sull'autonomia scolastica, pur presente in premessa, di fatto è sostanzialmente ignorato e/o contraddetto. Il ministero non si limita ad assegnare alle scuole un organico docenti sulla base del tempo scuola che si intende effettuare, ma indica anche il modello didattico - organizzativo da adottare (il maestro prevalente). Questo rappresenta uno sconfinamento di campo evidente rispetto a quanto prevede il Regolamento sull'autonomia scolastica, secondo il quale è competenza esclusiva delle scuole stabilire le modalità di impiego dei docenti (organizzazione didattica, suddivisione degli insegnamenti e degli ambiti disciplinari, ecc.).

Come genitori di bambini che frequentano la scuola primaria e come insegnanti che in tale scuola lavorano siamo molto preoccupati per quel che accadrà dal prossimo anno.
Attivi dal mese di ottobre (clicca qui per accedere al nostro sito) il comitato vuole raggiungere chi ancora non ha avuto una corretta informazione.

E' importante ricordare che i Regolamenti non possono sovrastare il diritto/dovere degli organi collegiali definito dall'autonomia scolastica. Diventa strategicamente importante che l'offerta formativa che le scuole presenteranno alle famiglie per le nuove iscrizioni siano le 30 e le 40 ore con le compresenze.
Questa cosa diventa addirittura essenziale per quelle scuole che, a Padova e provincia, funzionano con il cosiddetto modello a "tempo lungo"; tale modello sfrutta le potenzialità delle compresenze del modulo 3 per 2 per garantire la copertura per quattro o cinque giorni dei tempi mensa; se le compresenze scompariranno non ci sarà più la possibilità di avere tempi mensa e conseguente attività anche in orario pomeridiano.

Ma l'offerta formativa, ai sensi delle leggi vigenti (DPR n. 275/99), viene deliberata dal Consiglio d'Istituto sulla base della proposta del Collegio dei Docenti. Per questi motivi riteniamo ci siano le possibilità di organizzare in tutte le scuole di Padova e provincia una campagna per difendere l'attuale offerta oraria e di organizzazione per l'anno 2009/10, azione basata su modalità condivise di informazioni e su moduli di iscrizione da fornire alle famiglie che rendano impraticabile la controriforma Gelmini (clicca qui per scaricare i moduli per chiedere la conferma dell'offerta oraria).

Per predisporre questo percorso abbiamo organizzato venerdì 9 gennaio 2009, ore 20.45 presso la scuola elementare Valeri, via Monte Santo 24 (quartiere Palestro) un primo incontro di lavoro rivolto a tutti iPresidenti e membri dei Consigli d'Istituto e rappresentanti di classe. Lavoriamo insieme.

Carlo Salmaso e Michela Bertazzo - Comitato genitori insegnanti per la scuola pubblica


Come inizia la scuola? Non si sa ...

Per le scuole italiane il 2009 parte all'insegna dell'incertezza. L'enorme mole di cambiamenti introdotti nel sistema d'istruzione nazionale dal decreto-legge 112 (la Finanziaria estiva di Tremonti) e dai provvedimenti successivi sta facendo letteralmente impazzire insegnanti, dirigenti scolastici e genitori che, in assenza di regolamenti e decreti attuativi, sono in preda alla confusione più totale. E il rischio che l'avvio del prossimo anno scolastico sia tutto in salita è tutt'altro che remoto.
"La ripresa dell'attività - dichiara Francesco Scrima, leader della Cisl scuola - avviene in tutte le scuole, all'insegna del disagio, della preoccupazione e delle incertezze". E con la scadenza delle iscrizioni rinviata al 28 febbraio slitteranno tutti gli appuntamenti cruciali dell'anno: organici di diritto, trasferimenti, immissioni in ruolo e assegnazione delle supplenze che specialmente nelle grandi città potrebbero anche arrivare ad anno scolastico avviato.

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martedì 13 gennaio 2009

Brunetta, la rabbia dei prof ...

La costante demolizione del dettato costituzionale con slogan ma anche proposte come quella del sottosegretario Aprea: per cui il diritto per tutti diventa una gabbia, grimaldello per aprire ancor di più alle private.
L’ultima esternazione di Brunetta non li ha colti impreprarati. Ma sulla lavagna del Cidi, Centro d’iniziativa democratica degli insegnanti, campeggia in grassetto una frase che sembra suonare come una controreplica al ministro dei fannulloni: «Il futuro si gioca a scuola. Rimuovere gli ostacoli, non crearli». Perchè questo governo, con i continui «attacchi» alla dignità del corpo docente - (i prof del Sud che abbassano la qualità della scuola secondo la Gelmini, ora i prof che si vergognano davanti ai propri figli del mestiere che fanno) - e i «colpi» di mannaia in Finanziaria mascherati come riforma, in realtà un messaggio chiaro sta dando: «Questo governo vuole disfarsi della scuola pubblica. Vuole devolverla alle Regioni. E in nome della libertà di scelta delle famiglie, aumentare la platea delle scuole private». È questa la «lettura» che fanno gli insegnanti democratici all’ennesima offensiva sferrata dal ministro della Funzione Pubblica.

segue>>>>


Prima educare

Appunti su una scuola irriformabile
di Marcello Benfante

1. Delenda

Prenda questa ghinea e la usi per radere al suolo l’intera costruzione. Dia fuoco alle vecchie ipocrisie. Che il bagliore dell’edificio in fiamme faccia fuggire gli usignoli atterriti e invermigli i salici. E le figlie degli uomini colti danzino attorno al grande falò, gettando di continuo bracciate di foglie morte sulle fiamme, mentre le loro madri, sporgendosi dalle finestre più alte, gridano “Che bruci! Che bruci! Non sappiamo che farcene di questa istruzione!”
Virginia Woolf

Di scuola si parla e soprattutto si scrive molto. Il che spiega con quanta resistenza e malavoglia mi sia posto a stilare questa nota. Sarebbe forse meglio tacere, impegnarsi in un anno sabbatico di cessazione del chiacchiericcio.
Stranamente, c’è chi non ha questa sensazione. Domenico Chiesa e Cristina Trucco Zagrebelsky, curatori del volume collettaneo La mia scuola: chi insegna si racconta (2005, Einaudi), scrivono infatti nell’introduzione:

“Perché ascoltare gli insegnanti? Perché pubblicamente parlano poco, mentre molti parlano degli insegnanti. Politologi e psichiatri, sociologi e filosofi, politici ed editorialisti, allievi di ieri e di oggi. Le loro opinioni sono sempre più spesso registrate dai media. Gli oggetti, o meglio i soggetti, di questo interesse collettivo – gli insegnanti, per l’appunto – raramente riescono a esprimersi in prima persona in sedi che non siano la sala insegnanti, o un incontro sindacale, o una rubrica delle lettere di un quotidiano. Questo libro è un piccolissimo risarcimento per tale evidente squilibrio”.

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domenica 11 gennaio 2009

Il nodo cruciale delle compresenze e degli organici

di G. Gandola

Da tempo andiamo sostenendo su questo giornale che la traduzione pratica della “riforma Gelmini” - almeno per quanto riguarda il primo ciclo e la scuola primaria in particolare - la si vedrà soltanto al momento dell’assegnazione degli organici alle scuole. In passato non era così. Si sapeva che, sul piano degli organici – vale a dire del numero dei docenti (posti) assegnati alle scuole – alle classi a tempo pieno (30 ore di lezione più 10 di mensa) corrispondevano due insegnanti per classe e a quelle a modulo (30 ore di lezione) tre docenti ogni due classi. Tutto diventa ora più complicato. Al principio base della “riforma Gelmini” (un insegnante, una classe, 24 ore) che costituirebbe una semplificazione estrema dell’esistente, si aggiunge un proliferare di modelli organizzativi, di fatto mutuati dalla riforma Moratti (decreto lgs. 59/2004), ricalcati su diversi tempi scuola, 27 ore, 30 ore e “fino a 40 ore”. Come qualcuno ha fatto notare, unico caso in tutta Europa di una scuola primaria – scuola dell’obbligo, quindi - con una varietà di orari scolastici così differenziati e articolati. Il tutto, naturalmente, nella logica secondo cui si rimanderebbe alle famiglie la scelta sugli orari ritenuti più opportuni, quasi fossimo in un supermercato ove ciascuno sceglie il prodotto che più gli aggrada fra i tanti possibili.

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noi ci mettiamo la faccia uniti si vince!


Comitato genitori e insegnanti della zona 3 di Milano per una scuola di qualità.


Video di protesta contro la negazione dei diritti dello studente a causa del decreto Gelmini.