sabato 15 novembre 2008

Non solo Roma e Milano ...

La mobilitazione è ovunque e ovunque se ne parla in maniera costruttiva ... qui, ad esempio, siamo ad Alghero!

«Il problema fondamentale che la mobilitazione è riuscita a chiarire è quello dell’equità sociale – ha precisato il Preside della Facoltà di Architettura Giovanni Maciocco - Se nel medioevo si aveva paura e vergogna di non diventare come i genitori, se nel rinascimento regnava il timore di non riuscire nel proprio intento o progetto, oggi la paura fondamentale è quella di venire esclusi. Per questo io oggi sono affascinato dal poter contribuire al miglioramento non solo dell’Università ma dell’intero sistema educativo – ha aggiunto Maciocco - grazie a questa sperimentazione che stiamo facendo ad Alghero, unica in Italia, forse al mondo».

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“Una scuola pubblica, dall’asilo nido all’università adeguatamente finanziata, moderna e consapevole del passato; una scuola pubblica senza privilegi; una scuola “aperta a tutti” come dice la Costituzione Italiana”. Questo era il manifesto che introduceva l’assemblea di ieri pomeriggio dal titolo “Cronaca di una morte annunciata”. Nella grande sala conferenze della chiesa di San Francesco non c’era un posto a sedere, anzi la gente era numerosa anche in piedi. A chi accusa gli studenti di voler solo “marinare” le ore di didattica, la risposta è di una partecipazione costante a tutti gli eventi organizzati, una consapevolezza matura di chi sa che si sta giocando il proprio futuro.

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Continuiamo a scrivere ... facciamoci sentire!

13 novembre 2008
Ci siamo riconosciuti in tanti nella lettera di Cinzia Micoli che riassume il pensiero di tante mamme milanesi: anche noi crediamo nella necessità di un investimento sul futuro dei bambini e mettere in crisi il tempo pieno ci sembra un grosso errore. Se qualcosa si può ancora fare oggi dipende dai genitori, dalla passione e dalla sensibilità di chi crede in un modello educativo che funziona e va difeso. Noi continueremo a raccogliere le mail, sul Corriere e nel forum di Vivimilano online.
Giangiacomo Schiavi

SULLA SUA RUBRICA G. SCHIAVI RACCOGLIE L'APPELLO DI CHI NON E' FAVOLREVOLE ALLA LEGGE GELMINI, INVITO QUINDI TUTTI A CONTINUARE SCRIVERE PER COMUNICARE IL NOSTRO DISSENSO!
gschiavi@rcs.it

la lombardia in parte si accorda ... e le altre regioni?

In Lombardia non verra' chiusa nessuna scuola e il tempo pieno continuera' ad essere assicurato a tutti quelli che lo richiedono. Sono i risultati dell'accordo raggiunto con il Governo, dopo il lavoro di queste settimane, resi noti oggi dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. "Abbiamo condiviso con il ministro Gelmini -ha detto Formigoni- la necessita' di un intervento razionalizzatore, che comunque potra' riguardare la Lombardia solo in misura molto esigua, e che e' stato a buon conto rinviato all'anno prossimo".

Secondo Formigoni sono infatti percentualmente pochissime, poco piu' dell'1% le situazioni di strutture sottodimensionate, quindi difformi dai nuovi parametri, su cui intervenire: 25 "autonomie" (le ex direzioni-didattiche) su 1305, cioe' il 1,3% e 76 "plessi", cioe' scuole, su 5000 (1,5%). I parametri nazionali prevedono che possa esserci una dirigenza (quindi un'autonomia) con almeno 500 studenti (o 300 nelle zone di montagna).

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Festa dei diritti dei bambini al Trotter

20 novembre 1989 L’ONU APPROVA LA
CONVENZIONE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA
Ratificata dall’Italia con legge 176 del 1991

Articolo 28. Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo all'educazione… rendono l'insegnamento primario obbligatorio e gratuito per tutti;

Sabato 22 e Domenica 23 Novembre

PARCO TROTTER A MILANO

CRESCERE DIRITTI
GRANDE FESTA DEI DIRITTI DI TUTTI I BAMBINI


Scarica il programma
(account name e password ambedue vivalascuola)

La marcia dei bambini


Domenica 23 Novembre 2008


9° MARCIA PER I DIRITTI DEI BAMBINI
E DEI RAGAZZI


Milano - Giardini di Porta Venezia
(Area Planetario - MM1 Porta Venezia)

Attività dalle ore 10,30.
Ritrovo ore 14,30 partenza ore 16,15


Arrivata alla nona edizione, la Marcia richiama centinaia di bambini, bambine, ragazzi e ragazze che, accompagnati da genitori, parenti, educatori e amici sfilano per le vie del centro con un percorso allegro, pieno di suoni e colori. La Marcia, aperta da una parata di clown, giocolieri e trampolieri, è la festa per celebrare la Convenzione Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, giunta al suo diciannovesimo anniversario. Ritrovo e partenza nei Giardini Pubblici di Porta Venezia (Area dietro il Planetario- MM1 Porta Venezia), si snoderà nelle vie del centro cittadino, per concludersi in Piazza San Babila.

Programma


La piazza dei bambini

In occasione della celebrazione della
19a Giornata internazionale per i diritti dei bambini e dei ragazzi

ARCIRAGAZZI e UNICEF organizzano

LA PIAZZA DEI BAMBINI
LA SETTIMANA SOTTO IL TENDONE


Da lunedì 17 al 23 Novembre

Giardini Pubblici di Porta Venezia
Area dietro il Planetario (MM1 Porta Venezia)


Nella Settimana dal 17 al 23 Novembre a Milano, verranno organizzati all’interno di un tendone attrezzato e riscaldato, laboratori, incontri e giochi, al fine di riflettere insieme sull’importanza dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e sulla loro applicazione. Attività aperte e gratuite, mattino riservato alle Scuole dell’obbligo su iscrizione.

Programma


La parola ai bambini

“Con 3 almeno un maestro buono lo beccavi” (Ulisse 1000).
“È meglio avere più consigli, più punti di vista, più aiuti” (Luca).
“È troppo faticoso per un unico maestro insegnare tutte le materie” (Bolla96).
“Arrivi all’ultima ora che non ce la fai più a vedere sempre la stessa faccia” (Julieta).
“È bello farsi sgridare in modi diversi” (Matteo)
“Vuoi mettere la soddisfazione nel sentirti dire “ottimo” al posto di un freddo 10?” (Pan).
“I voti danno più soddisfazione” (Vale).
“Chi inizia con 3, poi prende 5 e alla fine 8, è molto diverso da chi prende 8, 5 e 3. La media è la stessa ma va premiato l’impegno” (Simone).
“Anche se è intelligente, non è giusto promuovere un maleducato” (Ale 97).
“A scuola va insegnato anche il comportamento, come le altre materie” (Dickpiercing).
“Se uno ha dei problemi va aiutato non solo punito” (Mary).
“Il voto in condotta può andar bene, ma bisogna guardare più in profondità. Se viene imposta una regola per i ragazzi diventa una sfida non rispettarla. È inutile dire “vietato dipingere sui muri”. Bisogna invece dipingerli ma tutti insieme: se senti che i muri sono anche tuoi non li rovini” (Adele)…

In occasione della Marcia per i diritti dei bambini, il 23 novembre a Milano, il mensile Focus Junior organizza un talk show per i più piccoli sulle novità della legge Gelmini

Quando: Domenica 23 novembre, h. 11.30
Dove: Giardini pubblici di via Palestro (MM1 Palestro)
Per informazioni: Focus Junior 02 76210412 - Arciragazzi, tel. 02 54178240


... segue>>>

sulla cresta dell'ONDA

venerdì 14 novembre 2008

L'onda inarrestabile

Roma

Milano

Sassari

Madrid

Obiettivi raggiunti. Un corteo massiccio e pacifico, una protesta convinta e colorata, l'assedio di Montecitorio, del Senato, niente provocazioni né frizioni. "L'onda non si arresta, il potere non si acquista" hanno scandito ancora una volta le migliaia di universitari che hanno manifestato a Roma contro la riforma. Duecentomila, forse di più per gli organizzatori, trentamila secondo la Questura. Ma Berlusconi, da Washington, commenta: "Una manifestazione certamente molto inferiore alle aspettative". Confermando che quei ragazzi sono un nervo scoperto per il governo che probabilmente non si aspettava una reazione così compatta e matura ai suoi provvedimenti.

Leggi la cronaca della giornata di protesta a Roma

A Milano e nelle altre città

scriviamo al Corriere!

Questa la risposta ad una lettera arrivata alla rubrica di Giangiacomo Schiavi su Corriere.it

Cara Cinzia, contano ancora gli appelli? Al suo aggiungo il mio, al ministro Gelmini: riconsideri la questione del tempo pieno dove funziona, non cancelli una realtà apprezzata dal 90 per cento dei genitori di Milano e della provincia. Passare al doposcuola (gestito dai Comuni) è un ritorno al passato, un passo indietro educativo. Purtroppo chi difende il tempo pieno in Italia è una minoranza: ma la battaglia è giusta. E per una buona ragione chi vuole sottoscrivere l’appello lo faccia anche da questa rubrica: i bambini sono il futuro.



INVITO TUTTI A SCRIVERE PER COMUNICARE IL NOSTRO DISSENSO
gschiavi@rcs.it

qui l'articolo sulle nostre lettere





Teodosio in metropolitana?


Guardate questo fantastico video!!!



Se le piccole Obama vanno alla scuola pubblica ...

Cosa vuol dire? Vuol dire che nella strategia di Obama ci sono una serie di segnali che vengono dati attraverso comportamenti molto semplici, e molto efficaci. Non si tratta di demagogia, per quanto nessun uomo politico sia immune da meccanismi demagogici. Si tratta di punti fermi, dell’idea che le regole valgono per tutti, del fatto che non puoi fare l’elogio della scuola pubblica e poi mandare i tuoi figli in una scuola privata. Si tratta di capire che nel momento in cui sei al potere la tua casa ha muri di vetro, e tutto è visibile. Lo sappiamo, fa parte di un modo di pensare, e un modo di esistere americano. E siamo ancora convinti che da noi in Europa, ma soprattutto in Italia, tutto questo non conti. Ma non è vero. Molte cose sono cambiate. Il rapporto con il potere, in Italia, non ha più, per fortuna, quel compiacimento, per cui i potenti possono tutto: perché se un giorno diventerò potente avrò anche io certi privilegi.
Ormai i cittadini e gli elettori giudicano e vogliono sapere. E mentre il nostro paese cambia, il potere non cambia affatto.

Leggi tutto l'articolo di Roberto Controneo sul sito Unità.it

Quello che le maestre uniche non realizzavano ...

• Uscite sul territorio • Gite o visite d’istruzione • Spettacoli teatrali • Visite a mostre • Programmazione collegiale delle attività • Confronto con le colleghe sulle problematiche della classe o dei singoli alunni • Individuazione di strategie per trovare soluzione alle problematiche evidenziate • Riunioni d’Interclasse soli docenti e con i rappresentanti dei genitori • Assemblee di classe • Collegio docenti • Colloqui con i genitori • Colloqui per la consegna delle schede di valutazione • Corsi d’aggiornamento • Laboratori • Esperimenti di scienze • Informatica • Inglese • Progetti di classe • Progetti continuità con altre scuole • Progetto accoglienza per alunni classi prime • Attività di recupero e di arricchimento • Musica • Ginnastica • Educazione all’affettività • Educazione emotiva relazionale • Educazione ambientale • Lavoro di gruppo • Lavoro collettivo condotto dall’insegnante • Conversazione • Stesura collegiale del piano di lavoro annuale • Individuazione dei criteri di valutazione • Tutta la parte relativa la didattica della singole discipline • Acquisizione di abilità e competenze relative il metodo di studio, la soluzione dei problemi, la conoscenza del numero e l’apprendimento delle quattro operazioni, l’elaborazione di testi e la procedura per la stesura di riassunti, l’uso del vocabolario, prendere e rielaborare appunti. • L’utilizzo di materiale come i regoli, i blocchi logici e il multibase che facilitano, attraverso la manipolazione, l’apprendimento dei concetti di matematica. • La progettazione di strategie e percorsi per introdurre concetti e argomenti legati alle singole disciplin • L’utilizzo di videocassette per arricchire le conoscenze legate alle materie di studio • Presenza in classe di esperti.


Scarica il pdf (account name e password ambedue vivalascuola) preparato da alcune maestre della scuola primaria di Verbania che dicono: “E’ da tanti anni che sentiamo dire: “ La maestra unica sì che faceva…” , in questi giorni il coro è aumentato e ci è venuta voglia di scrivere…”


VIVA LA SCUOLA
CONDIVIDE LE RAGIONI
DELLO

SCIOPERO DEL 14 NOVEMBRE
DI UNIVERSITA', RICERCA E AFAM

info

Le ragioni dello sciopero che Gelmini non capisce

Per chi non potesse andare a Roma
DOMANI A MILANO RADUNO ALLE 08.30
DAVANTI ALLA STATALE IN FESTA DEL PERDONO
OPPURE ALLE 08.30 IN PIAZZA LEONARDO
PER GLI STUDENTI DI CITTA' STUDI

lettera dall'Onda

Siamo figli e genitori, insegnanti e studenti, lavoratori strutturati e precari.
Siamo il presente e siamo il futuro. Siamo quelli delle lezioni in piazza e delle occupazioni di questi giorni; quelli delle lettere, dei comunicati, delle e-mail; siamo quelli dei cortei spontanei e non autorizzati. Siamo quelli che discutono con i rettori e quelli che li contestano.
Siamo un movimento multiforme e colorato; pacifico e determinato; radicale e dialogante.
Siamo quelli che dalle materne all’Università dicono: NO GELMINI!
Noi siamo tutte queste cose insieme.

Non ci sentiamo rappresentati da alcuna forza politica del nostro Paese, ma quello che facciamo riguarda tutti.

Se ci rivolgiamo direttamente a te è perché siamo convinti che giornali e televisioni non rappresentino realmente le ragioni della nostra protesta.

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Onda su onda?

di Mariavittoria Orsolato

Nonostante gli snervanti tentennamenti del governo e il continuo sobillare del “grande ex” Cossiga, l’onda del movimento studentesco continua a crescere e a rafforzasi di giorno in giorno. Si moltiplicano come funghi le iniziative di autoformazione e di didattica non convenzionale, gli atenei e i licei occupati resistono in ogni parte d’Italia, i cortei spontanei continuano a dispetto delle cariche - l’ultima lo scorso 7 novembre a Roma - e in ogni aula si lavora alacremente alle iniziative che prenderanno vita venerdì prossimo in occasione dello sciopero generale indetto assieme al sindacato in difesa dell’università. Il movimento che ha preso corpo alla Sapienza e che si è costituito in un’assemblea nazionale, ha rivolto nei giorni scorsi un appello ai confederati e ai sindacati di base per costruire assieme una grande manifestazione capace di paralizzare il paese da nord a sud, cercando così di imporre un’agenda politica diversa in merito alle politiche sociali. Nelle assemblee universitarie è infatti ricorrente la proposta di allargare la protesta a tutte quelle categorie di lavoratori colpite dai provvedimenti del Berlusconi IV: dai dipendenti Alitalia, agli statali e - perché no? - anche a quel 13% di italiani che vive sotto la soglia della povertà.

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giovedì 13 novembre 2008

Riforma della scuola e autonomia di ricerca


Su tutor e tempo scuola, ad esempio...

di Giancarlo Cerini

Quando si parla di riforma della scuola è buona norma declinare questo termine nel suo plurale di “riforme”, per sottolineare che i processi di innovazione destinati ad un successo duraturo sono solo quelli frutto di un’indispensabile condivisione tra le parti sociali. Le “buone” riforme debbono rispondere a criteri di qualità e di partecipazione, per essere sentite come impresa comune di un intero paese. Questo principio implica, innanzi tutto, tempi adeguati per la gestazione e la realizzazione delle riforme, una condizione che cozza contro la frettolosità imposta dalla tabella di marcia per l’applicazione della legge 53/2003 (oltre che con il metodo unilaterale e sotterraneo scelto per la elaborazione della proposta culturale: Darwin insegna).

Meglio, allora, richiamarsi ai tempi lunghi delle politiche educative europee, quelli che ci suggerisce il memorandum di Lisbona (2000), quando propone il grande obiettivo di ridurre la dispersione scolastica nei paesi europei, dal 30 % al 10 %, entro il 2010. Per un obiettivo di questo genere vale la pena impegnarsi in molti, per molti anni, con diversità di approcci: ecco la necessità delle riforme “al plurale”. Meglio ancora se il nuovo Parlamento europeo potesse dedicare almeno una volta all’anno un’intera sessione ad una politica europea per la scuola, ad esempio impegnandosi per uno statuto europeo degli insegnanti, per una quota europea (non locale) del curricolo, per un'idea di cittadinanza europea, da favorire attraverso scambi diretti tra i ragazzi e le scuole d’Europa.

Un respiro europeo ci può aiutare a superare le strettoie di un dibattito italiano, troppo appiattito sulle convenienze politiche e parlamentari, di breve respiro, viziate dalle nuove logiche del sistema maggioritario, che tendono ad enfatizzare oltre misura gli schieramenti e il conflitto.

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Tiziana

Al ministro Gelmini

Nessuno crederebbe mai che a un abito basti dare una sforbiciata (o meglio una falciata) all’orlo, al collo, alle maniche, perché ne venga fuori un capolavoro di sartoria. Eppure dobbiamo credere a una favola simile su una questione che così da vicino ci tocca e ci riguarda: l’istruzione.
Forse una riforma è necessaria, cambiare perché le cose cambiano, ma prima di sfregiare il vestito vecchio, non sarebbe il caso non dico di chiamare Armani, ma almeno di sentire un bravo sarto?
Mi perdoni se uso questa provocazione per iniziare, ma essendo un’insegnante, la questione del tempo mi sembra cruciale.
L’Italia in cui si attuava una scuola di 24 ore, offriva tutta una serie di alternative educative. Famiglie allargate, comunità di adulti e anziani che si prendevano insieme la responsabilità di allevare i figli propri e altrui, e soprattutto la strada e lì imparavi lotte, amicizie o il rispetto, la lealtà, l’astuzia…
Quell’Italia non c’è più. Ora ci sono famiglie nucleari in cui si lavora entrambi per sbarcare il lunario, genitori lasciati soli e dunque fragili, figli rinchiusi in casa per timore a farli uscire in città poco sicure o sentite come tali e - per chi se lo può permettere - il corso di nuoto, di tennis o la tivù, se i soldi non bastano.
La società è più variegata e frammentaria: bambini che arrivano da lontano, famiglie che devono ricominciare da capo, campi rom, affidi, questioni delegate al tribunale dei minori…
A tutte queste vicende (e talvolta terribili ingiustizie) la scuola a tempo pieno fornisce alcune risposte, forse imperfette, ma importanti per i bambini: stare insieme, avere altre figure di riferimento oltre ai genitori, da cui essere seguiti (e, mi creda, anche amati) accedere a esperienze (i laboratori, lo sport, il teatro, le visite didattiche…) senza grossa spesa e senza distinzione tra ricchi e poveri.
Di disagio, estraneità, isolamento, debolezze sociali la scuola si è presa cura, magari male o non abbastanza, ma qual è l’alternativa? In Italia a parte qualche gruppo di matrice cattolica, chi altro andrà a riempire quel ‘tempo’ che il Governo vuole sottrarre alla scuola? Il bidello? La neolaureata assunta dalle cooperative, così viene pagata meno?
Questo tempo lungo ha dato modo a noi insegnanti e ai bambini di conoscerci, stabilire vicinanza, trasmettere saperi… Tempo prezioso che il lavoro già dimezza alla famiglia, giacché ritmi veloci aumenteranno pure la produzione, ma di certo non favoriscono pensiero, amicizia, creatività…
Questo tempo che evidentemente è ritenuto perso, superfluo o troppo caro - e non lo è - questo tempo non si dovrebbe tagliare.
Nella scuola dove insegno ci siamo occupati di quei problemi a cui accennavo sopra, avendo alunni da un Istituto, dal campo nomadi, da centri d’accoglienza…
Forse non abbiamo fatto abbastanza, eppure senza quelle dighe (fragili? forti?) con cui abbiamo tentato di arginare le emergenze, esse sarebbero ora più gravi.
E credo, avendolo sperimentato, che senza il modello di 40 ore, sarà difficile gestire tanti problemi, poiché anche i servizi sociali dei Comuni e i servizi socio-sanitari delle Asl sono ampiamente sottodimensionati in tutto il paese e non solo a Sud.
Certo i tagli porteranno velocemente entrate allo Stato, ma quanto costerà poi rimediare a questioni abbandonate a sé stesse e che non si sistemeranno da sole? Non paghiamo già provvedimenti precedentemente presi per mettere subito una toppa e lasciare ai posteri di curarsi della falla? La società va in pezzi, e la presa in carico di questa rovina continueremo a rinviarla come un’eredità molesta di cui nessuno vuole assumersi il peso?
Nel 1799 durante il tentativo di instaurazione di una Repubblica partenopea in cui nobili e intellettuali tentarono a Napoli una riforma radicale ai problemi educativi, il motto era “Ei venturi non immemor” ;‘Non dimentico chi verrà’. Il tentativo fallì, eppure non è proprio questa memoria rivolta al futuro che su tante questioni (non ultima quella ambientale) è mancata al nostro paese?
E parlando di Sud, sento sempre con dispiacere come, nella vulgata italiana, gli insegnanti meridionali rinviino immediatamente alle categorie di: assenteismo, scarsa serietà, salari immeritati…
Non sento mai parlare però (eppure ne ho conosciuti tanti) di tutta quella parte, nemmeno così sparuta, che esercita questo mestiere per passione, facendosi molte ore gratis et amore dei,occupandosi di quartieri degradati, togliendo i ragazzi dalla strada, contrastando la malavita, mostrando un’alternativa e battendosi tutta la vita proprio contro le cose di cui poi, e ingiustamente, viene accusata. E credo che di questa coraggiosa parte non si parli, perché è più facile denigrare quelle classi a cui vengono applicate misure ‘punitive’: riconoscerne i meriti renderebbe impervia la falciatura indiscriminata che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, e sui giusti di solito fa piovere di più… (sarebbe anche bello capire una volta le ragioni di questa stranezza meteorologica!).
Quanto il Governo vuole tagliare andrebbe invece potenziato: contrastare proprio nella scuola la semplificazione, il pensiero unico, quell’anestesia colorata che sono i programmi televisivi, mostrare una postura alternativa a quella supina, passiva che dopo forma il gregge, il branco, far fiorire la curiosità che è libertà, vastità di pensiero. Forse noi insegnanti non l’abbiamo fatto abbastanza, ma chi altro in Italia l’ha fatto?

Tiziana Verde
Ins. presso il IX Circolo di Modena

Scarica il documento da diffondere
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e vai con i licei ...

Lettera aperta alla Gelmini-collegio docenti liceo Volta Milano

Milano, 11 novembre 2008


Lettera aperta al Ministro della Pubblica Istruzione,
Onorevole Mariastella Gelmini, e all’opinione pubblica italiana

Onorevole Ministro Gelmini,
Le scriviamo a nome del Collegio Docenti del Liceo Scientifico Statale “A. Volta” di Milano per proporLe alcune riflessioni che nascono dalla nostra esperienza di insegnanti.


• Ogni riforma necessita di adeguati tempi di riflessione

Siamo stupiti dal fatto che, a soli sei mesi dall’insediamento del Governo di cui Lei è esponente, già si siano prodotti decreti e progetti sulla scuola di tale rilevanza. Ci pare irrealistico che in un tempo così breve si sia potuta conoscere e comprendere a fondo una realtà complessa come quella della scuola.
Vorremmo chiarire subito un punto: non intendiamo opporci in modo pregiudiziale a qualunque cambiamento poiché condividiamo l’idea che la scuola italiana necessiti di riforme e di miglioramenti. Ci delude però il fatto che questi progetti siano stati formulati senza ascoltare chi nella scuola lavora ogni giorno.
Una riforma frettolosa rischia di essere inadeguata, soprattutto se viene imposta senza il consenso di chi la dovrà concretamente realizzare.

Segue>>>

Leggi anche:
"Riforma Gelmini alle superiori" e "La riforma delle superiori è alle porte"

22, 24, 27, 30 o 40 ... ma diamo i numeri?

di Susanna Filoni

A seguito della L. 169, l'orario settimanale delle lezioni delle future classi prime sarà di 24 ore.
Nella scuola modello-ipermercato, già prefigurata dalla riforma Moratti e riproposta dal comma 1 dell'art. 4 della L.169 di recente approvata, l'utenza potrà richiedere “una più ampia articolazione del tempo scuola”.
La richiesta delle famiglie di un ampliamento dell'orario settimanale sarà la condizione necessaria, ma non sufficiente: occorrerà tenere conto anche della “dotazione organica assegnata alle scuole” (Schema di Piano Programmatico).
Siamo tutti in attesa di vedere come i nostri governanti “essenzializzeranno” le discipline, per capire qualcosa di più di questa scuola delle 24 ore che ci riporta al secolo XIX. Nel frattempo, non sappiamo trattenerci dal riflettere su ciò che, per ora, ci è stato dato conoscere, in verità non molto e parecchio confuso.
L'ipotesi che la maggioranza dell'utenza richieda un orario superiore alle 24 ore settimanali previste dalla L. 169/08 ci pare quasi scontata, altrimenti non si spiegherebbero le vivaci proteste delle famiglie.
Meno scontata negli anni a venire, molto meno scontata, invece, la disponibilità delle risorse in organico.
In base al richiamato Decreto Legislativo 59/2004 firmato Moratti, ammessa la coesistenza delle due condizioni – domanda dell'utenza e disponibilità di risorse - le future classi prime potrebbero funzionare con orari di:
- 27 ore settimanali, cioè 891 ore nude e crude distribuite in 33 settimane;
- 30 ore settimanali; cioè 891 ore + ulteriori 99 ore annue (pari a 3 ore settimanali in + per 33 settimane) riservate ad attività e insegnamenti facoltativi e gratuiti per gli alunni;
- 40 ore settimanali (990 ore + ulteriori 330 ore annue per l'assistenza durante la mensa e per il dopo mensa, cioè 30 ore + 10).

SEGUE>>>

Lezioni aperte ... a tutti

facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali

15 novembre 2008
via Saldini 50

Matematica Aperta: un sabato di lavoro
dalle ore 8: dai 3 ai 90 anni:
matematica, divulgazione, mostra
ore 15.00
Assemblea aperta - leggi e prospettive per scuola e universita'

Programma completo

Che ne sa il leghista Roberto Cota ...

Lettera sui bambini stranieri

Che ne sa il leghista Roberto Cota dell’inserimento dei bambini stranieri nelle classi delle nostre scuole?
Ha mai visto una classe all’opera?
Ha mai visto come le bambine e i bambini stranieri e italiani interagiscono tra di loro?
Ha mai visto i bambini e le bambine italiani applaudire i loro compagni cinesi o marocchini, albanesi o ghanesi in quei momenti magici in cui iniziano ad impossessarsi della nostra lingua e dicono in italiano le prime parole e leggono sul libro di lettura comune e scrivono testi che si fanno capire?
Ha mai visto il bambino cinese che alla lavagna scrive i misteriosi segni della sua lingua e tutti i bambini gli corrono attorno e vogliono che gli scriva il loro nome o solo ciao in quell’affascinante alfabeto?

.... SEGUE>>>

mercoledì 12 novembre 2008

Non fatevi ricacciare nella solitudine dei numeri primi

Quando don Milani disse, attraverso i suoi ragazzi, che la scuola non può essere un ospedale che accoglie i sani e respinge gli ammalati e con la sua lettera datata 1967 tirò le orecchie alla “famosa professoressa”, eravamo alla vigilia del movimento studentesco che con la sua critica sociopolitica fu aiutato proprio da don Milani a focalizzare il problema della valutazione sommativa, rituale tradizionale della scuola. Sotto la lente di ingrandimento, partendo dalla scuola media, fu allora messo tutto il sistema scolastico, compresa l’Università. Sotto accusa furono messe le prassi metodologiche troppo formali ed astratte, il tempo troppo ridotto per dare la possibilità a tutti di integrare le conoscenze, ma soprattutto la prassi valutativa, che rendeva evidenti come esiti terminali la selezione e l’emarginazione delle classi più disagiate culturalmente ed economicamente.

A quel tempo eravamo molto sensibili ai principi costituzionali che avevano ispirato la nostra Carta e credevamo al suo valore sostanziale non solo formale!

leggi il seguito dell'articolo di Cinzia Mion

Sì, siamo in Europa!

Scuola, l'onda arriva in Europa

Era arrivata già alla ribalta delle cronache il 7 novembre con l’irruzione nel Consolato italiano a Londra. Ora, in occasione della manifestazione degli studenti universitari contro la 133 del 14 novembre a Roma, la «European Anomalous Wave», l’Onda anomala europea, si organizza e si unisce in un unica protesta per manifestare davanti ai consolati italiani delle maggiori città europee. È la rete Erasmus del “No alla 133” che da Parigi, Lione, Madrid, Valencia, Granada, Londra, Bruxelles, Monaco, Amburgo, Copenaghen e Leida, si riunisce in rete per manifestare il dissenso contro i tagli di Tremonti e la “riforma” della Gelmini.

A Valencia, già lunedì gli studenti italiani si sono riuniti in assemblea e hanno prodotto il testo che consegneranno al console italiano perché lo faccia avere al Ministro italiano. «Ci siamo anche noi», dice il testo del video che hanno postato anche su Youtube, che nessuno pensi che gli studenti Erasmus si sentano esclusi. Oltre al documento, per l’occasione gli Erasmus valenciani hanno stabilito un’Assemblea permanente. “Da Valencia contro la 133”, infatti, scrivono nel documento gli studenti, è un «contenitore e di idee e strumento di coordinamento della mobilitazione nata spontaneamente dall’incontro di numerosi erasmus italiani» tutti «uniti, indipendentemente dalle diverse provenienze geografiche e eterogeneità ideologica dal comune senso di disagio nei confronti di una legge che mina le basi, già traballanti dell’Università Italiana».

Insomma, l’Onda dilaga e si fa sentire anche fuori dai confini italiani, si raduna su Facebook, crea siti internet e blog per l’occasione e venerdì molte città europee l’avranno sotto gli occhi.
......
Leggi il seguito dell'articolo di Alessia Grossi sul sito de L'Unità

Tempo pieno di opportunità

di Alessandra Casarico
e Paola Profeta


In questi giorni d'intenso dibattito e confronto sul futuro della scuola pubblica italiana in seguito alle riforme e ai tagli proposti dal Governo, si riaccende l'attenzione sul legame tra l'organizzazione del sistema scolastico, soprattutto della scuola primaria, e l'occupazione femminile.
Il cosiddetto "tempo pieno" per tutti nelle scuole pubbliche primarie ha rappresentato un servizio educativo importante e un aiuto prezioso per le famiglie del Nord, in particolare quelle in cui la donna lavora, mentre è ancora un miraggio per quelle del Sud. Nonostante arrivino rassicurazioni dal Governo, la recente riforma potrebbe avere come conseguenza la riduzione del tempo pieno nelle scuole primarie, almeno nelle modalità in cui esso è attualmente fornito, e cioè come attività scolastica di qualità e non come "dopo-scuola".
Le scuole infatti dovranno utilizzare risorse proprie per continuare a offrire l'orario pomeridiano e, come stanno già spiegando alle famiglie nel corso di riunioni e assemblee, la maggior parte di esse non disporrà di questi fondi o non lo sa.
Ci auguriamo che questa ambiguità venga risolta, perché gli effetti di una riduzione dell'offerta (del tempo pieno n.d.r.) non riguardano solamente il mondo della scuola e le famiglie con figli in età scolare ma, attraverso il legame con l'occupazione femminile, invadono l'intera società ed economia italiana. L'Italia è spaccata in due: al Nord tassi d'occupazione femminile non lontani dalla media europea (circa il 58%) si associano alla diffusione capillare del tempo pieno nelle scuole primarie.
Al Sud tassi d'occupazione femminile molto bassi (il 31%) si accompagnano a un utilizzo limitato del tempo pieno.

SEGUE>>>

e le donne?

Preoccupazione fra le imprenditrici
per i tagli al tempo pieno alla scuola primaria


Franca Compostella di Confartigianato: "E' un problema di ordine sociale, occupazionale e lavorativo, non è solo una questione pedagogica”. Se le donne dovranno fare le mamme al pomeriggio l'impresa femminile è a rischio.

Le imprenditrici forlivesi sono preoccupate. Ma non solo per la crisi, anche per la scuola. “Non vogliamo, come organizzazione di categoria, avventurarci nel burrascoso dibattito sulla presunta riforma della scuola, come donne imprenditrici e lavoratrici autonome siamo, però, preoccupate dal rischio che, per ridurre la spesa, si tenda a intervenire con tagli al tempo pieno della scuola primaria”, spiega in una nota Franca Compostella, presidente di 'Donne Impresa' di Confartigianato Forlì. Rivedere il tempo pieno, aggiunge, “non può essere letto solamente come aspetto didattico-pedagogico, ma anche come problema di ordine sociale, occupazionale e lavorativo”.
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Contro le maestre, contro le madri, contro le bambine e i bambini.

Una riforma contro l’opera femminile

Di Laura Forlin

La furia devastatrice della politica della maggioranza ha avuto il suo epilogo in una giornata di pioggia. Il decreto “contro la scuola” è passato al Senato.
Io che sono maestra di scuola dell’infanzia e madre di una bimba di nove anni e di un ragazzino di tredici, in merito ho molto da dire. La scuola infatti fa parte della mia vita.
Ci ho investito tempo, energie, desideri, relazioni. E sono vent’anni che lo faccio.
Il decreto e il piano programmatico l’ho letto molto attentamente, ho letto le parole che vi sono scritte, una dopo l’altra. Non sono disinformata. Non ho frainteso. So leggere e so capire.
E non ci sto. E’ troppo.
La scuola, materna ed elementare, non è né di destra né di sinistra: nei fatti è tenuta in piedi con straordinaria signoria dalle donne.
Alla scuola dell’infanzia ci lavorano il 98% di donne. Alla scuola elementare una percentuale lievemente più bassa. Ci vanno i figli e le figlie che le donne hanno messo al mondo.
Le madri e i padri, ma soprattutto le madri, ci hanno investito tempo, impegno, interesse.
Un’opera ammirata in tutto il mondo. Un’opera tutta femminile.
Capace fino ad oggi, se pur con molti dolori, di reggere tutte le disposizioni, di ministri, di tecnici, di burocrati, calate dall’altro. Disposizioni che hanno sempre ignorano cosa in realtà significa fare scuola. Abbiamo comunque retto.
Oggi le nostre spalle non possono più portare niente, sono spiattellate per terra.
Un ministro, non ci siamo accorti che è donna, pertanto possiamo continuare a chiamarla ministro, sostenuta da altri politici eletti secondo la politica della rappresentanza, ignari della politica delle relazioni, hanno creduto di essere legittimati a fare tutto ciò che credevano giusto.
E no cari miei! C’è un’altra politica, quella delle donne che ha il suo centro attorno alle relazioni, al desiderio di metterci del proprio affinché il luogo dove lavoriamo, dove mandiamo i figli a crescere, possa essere un luogo intelligente, sapiente, accogliente, di incontro, di messa in circolo di nuove esperienze e di nuovi saperi.
Ci siamo riuscite. Tutto il mondo ce lo riconosce, eccetto Voi !
Oggi abbiamo classi di 25/28 bambini, arriveremo a 30. Quante ore di scuola? Si sottolinea l’orario antimeridiano. Dunque 25 ore. In questa organizzazione saremmo una maestra, da sola, per ogni sezione.
E nelle sezioni ci saranno anche i bambini e le bambine di due anni.
Se suddividessimo le 25 ore settimanali per trenta bambini, immaginando di quantificare quanto tempo potrò dedicare individualmente a ciascun bambino, scopriremmo che il risultato è di circa 50 minuti per bambino. Alla settimana, non al giorno.
La finanziaria taglia anche i bidelli, già ampliamenti tagliati negli anni precedenti.
I bambini piccoli hanno il pannolino e il controllo sfinterico ancora incerto. Pipì e cacca quotidiana. Con trenta, con sempre meno bidelle, li terremo bagnati fino all’ora di andare a casa? Li cambieranno i genitori a casa?
Il pomeriggio nel piano programmatico viene contemplato ma solo a richiesta. A pagamento? Chi pagherà?
Chi saranno le maestre del mattino e quelle del pomeriggio? Ci sarà una turnazione, o come un tempo quando c’era la maestra che faceva scuola alla mattina ci sarà quella, di serie B, che farà assistenza al pomeriggio? Se il pomeriggio sarà a richiesta, ci sarà una decurtazione del personale? Chi si fermerà al pomeriggio? Quelli che hanno i genitori che lavorano? Quelli che hanno genitori che comprendono che alla scuola materna si impara, si cresce e si sta bene?
Oggi alla scuola materna accogliamo bambini, dai tre ai sei anni, le sezioni possono arrivare fino a 28. Siamo due insegnanti per classe. Ci turniamo per coprire mattino e pomeriggio. Tra le due maestre c’è una compresenza oraria di 10 ore. La scuola è aperta per quaranta ore settimanali. E’ previsto il prolungamento orario per i genitori che lavorano.
Abbiamo creato l’accoglienza, le attività di routine (c’è la merenda, il tempo per andare in bagno, e con le pioccole creature per queste cose di tempo ce ne vuole!, il ritrovarsi insieme e iniziare una nuova giornata, c’è il pranzo, il commiato), ci sono i progetti di sezione che variano a seconda delle scuole, c’è chi come me pratica la didattica laboratoriale, c’è l’attività motoria, la biblioteca, i progetti di intersezione mirati per fasce d’età omogenea, c’è il tempo del riposo pomeridiano per i più piccoli. C’è il tempo del grande gruppo, del piccolo gruppo, del rapporto individuale. Ci sono le uscite didattiche. C’è il tempo del gioco all’aperto quando il tempo lo consente. Dell’imparare dal più grande, del confronto, della soluzione dei conflitti, dell’aiutare l’amico in difficoltà. Il tempo di attesa che qualcosa accada. C’è il tempo mio, tuo, che poi diventa nostro. Il tempo della nostre soggettività, della ricerca e della scoperta e il tempo dell’errore. E anche quello di potere guardarsi con generosità.
. Siamo in due per sezione, ma alla scuola materna abbiamo costruito una scuola senza porte chiuse. Ci confrontiamo, ci sosteniamo nelle emergenze per esempio quando una bambino si fa male. Magari anche niente di grave, una botta, una ferita. C’è bisogno di curare, di disinfettare, di mettere del ghiaccio, di avvertire i genitori. Siamo in due, c’è ancora la bidella, c’è la collega dell’altra classe.
Anche così è difficile. Nel frattempo magari le tempere sono state versate tutte per terra, il bagno è stato allagato, due bambini si sono azzuffati. A volte ringrazio il cielo che alla fine, per fortuna, sono cose che si possono rimediare. E domani?
Forse si pensa che i bambini abbianobisogno di poco. Non è così. I bambini chiedono tantissimo. Noi maestre cerchiamo di rispondere, di esserci con tutta la nostra passione. Torno a casa che le gambe non me le sento più.
Il lavoro di maestra è un lavoro che ci vede sempre esposte. Spesso mi porto a casa i bambini nei pensieri. A casa leggo, studio, mi preparo le proposte, chiamo la mia collega per parlarle del bambino che non tocca cibo, della bambina che dopo due mesi di scuola non ci ha ancora fatto sentire la sua voce, del nuovo inserimento in corso d’anno, della difficile situazione famigliare della bimba dagli occhi marroni. Ci parliamo, ci confrontiamo, cerchiamo delle strade da intraprendere. Condividiamo la fatica. A scuola ci sono le riunioni, ma il tempo per parlarci non è mai abbastanza. A scuola stiamo, con consapevolezza, in presenza dei bambini. Non ci assentiamo, a volte neanche per andare in bagno.
C’è l’aiuto delle mamme, per aggiustare il libri della biblioteca, per raccogliere i fondi per la macchina fotografica, per il registratore rotto. Ci portano la carta, fanno a spese loro le fotocopie, cuciono le tende per le finestre. Alle feste ci sono le loro torte. Si aiutano tra loro, si parlano, si raccontano, si passano i vestiti dei loro figli.
Nella scuola materna, e anche nella scuola elementare, si muove a tutto tondo un mondo di gesti e di parole che appartengono a un modo di essere e di agire delle donne.
Qui le donne hanno fatto mondo. Purtroppo poche sono le maestre che scrivono. Purtroppo poco lo spazio che le buone pratiche della scuola hanno trovato sui giornali, tolti quelli di settore. Fa più notizia il bullismo.
Eppure chi lavora in una scuola materna o elementare, sa che le cose le sappiamo far funzionare, lo sappiamo noi maestre, lo sanno le madri e anche i padri, lo sanno i bambini e le bambine. Non è che non ci siano problemi, anzi, è difficile lavorare con la “carne” viva delle creature. Si arriva a giugno sfinite.
Chi sta nella scuola o vicino alla scuola lo sa. Conosce le gioie e le fatiche.
Chi non lo sa è prima di tutto questo ministro e poi tutti gli altri della maggioranza. Forse non tutti. Molti, diciamo così, non sanno guardare alla politica che fa chi è nelle istituzioni come la scuola, quella cioè delle donne, migliaia di donne, che agiscono tutti i giorni con dedizione e impegno verso l’infanzia; quella politica che è fatta dei gesti della cura, dei gesti dell’educare, che permette di integrare le diversità, di conoscersi mano a mano tra gli altri e con gli altri, che è capace di produrre dei cambiamenti importanti per tutti, soprattutto per le bambine e i bambini, esseri che stanno crescendo, che stanno scoprendo sé stessi e il mondo. Per concludere non ho parole più vere di quelle di Luisa Muraro quando scrive: “C’è tanto da indagare ancora, da inventare e da innovare in questo mondo, ma oggi finalmente abbiamo capito che niente sarà veramente guadagnato e tutto potrebbe perfino voltarsi in peggio di prima, se non avremo imparato a riconoscere, rispettare e custodire quello che di buono già esiste, già si offre a noi come un regalo quotidiano del cielo o della terra”.

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Festa dei diritti dei bambini

20 novembre 1989
L’ONU APPROVA LA
CONVENZIONE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA
Ratificata dall’Italia con legge 176 del 1991


Articolo 28. Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo all'educazione… rendono l'insegnamento primario obbligatorio e gratuito per tutti;

sabato 22 e domenica 23 novembre

PARCO TROTTER A MILANO

GRANDE FESTA
DEI DIRITTI DI TUTTI I BAMBINI


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Incontro a Usmate

L’ Associazione Genitori di Usmate Velate
invita tutti i cittadini e le cittadine alla
serata di informazione e confronto su come cambia la scuola.

Venerdì 21 Novembre 2008
alle ore 21.00
Villa Borgia - Via Roma, 9 - Usmate

Saremo aiutati nel dibattito da:
Marta Gatti
(Insegnante della Scuola Primaria di Concorezzo)
Laura Viganò
(Psicopedagogista del Comune di Usmate Velate)


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Piazza Maggiore Bologna, la ricerca calpestata

La ricerca calpestata

dal sito www.laricercacalpestata.it

Siamo donne e uomini, siamo giovani e meno giovani, precari, strutturati, ricercatori, tecnici, amministrativi, siamo dipendenti, tempi determinati, borsisti, dottorandi, assegnisti, contrattisti, collaboratori, siamo tutti quelli che in tutti i modi vivono e fanno vivere la ricerca pubblica italiana.

Una piazza completamente ricoperta dalle nostre facce, e con le nostre facce, dalle nostre storie, dalle nostre passioni e difficoltà, ma anche da tutto quello che potremo raccontare, attraverso materiali divulgativi, banchetti e tutto quello che ci potrà venire in mente del nostro lavoro, del suo fascino e della sua importanza.

Il teatro sarà PIAZZA MAGGIORE, a Bologna, indicativamente tra il 22 ed il 29 novembre 2008 (sarà nostra cura comunicare la data finale sul sito non appena possibile).

Per coprire la piazza servono 1800 facce in formato A0, per questo vi chiediamo di caricare le vostre foto sul sito alla pagina "facce"

INFO

martedì 11 novembre 2008

Lezioni all'aria aperta a Milano

mercoledi, 12 novembre 2008

"BINARIO della FORMAZIONE"
L'Università Bicocca terrà un ciclo di lezioni
nell'atrio della stazione Garibaldi

9.30-10.30 Prof. DUCCIO DEMETRIO,
“L'educazione non è finita“

10.30-11.30 Prof. PAOLO MOTTANA,
“Insegnare la meraviglia“

11.30-12.30 Prof. PAOLO FERRI,
“La conoscenza come bene comune“

12.30-14.30 Prof. RAFFAELE MANTEGAZZA,
“Ponti verso il nulla? Le classi ponte e la (dis-) integrazione scolastica“

14.30-16.30 Prof. SERGIO TRAMMA,
“I luoghi e i tempi dell'educazione nella contemporaneità"

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in piazza dell'Ateneo Nuovo - Milano BICOCCA

Notte Bianca dell'universitario precario

18:30
Sfilata della precarietà + aperitivo culturale

21:00 Live Bands della Bicocca

23:00 Sound System: dj Alis + Skero MC's
Davide Facchini da Radio Popolare

Appello alle scuole

In occasione dello sciopero di Università, Ricerca ed AFAM

venerdì, 14 novembre 2008

per dimostrare la solidarità del mondo della Scuola al mondo della Ricerca, chiediamo alle scuole consenzienti di appendere fuori dagli istituti striscioni con scritto:

“LA SCUOLA (nome…) E’ SOLIDALE COL MONDO DELLA RICERCA”

comitato di Donato e Baccarini, Roma
http://scuoleinpiazza.wordpress.com/

prossimi appuntamenti a Milano

Giovedì, 13 Novembre 2008

ore 16,45
proiezione del film:
"L'amore che non scordo"
presso la scuola elementare di viale Mugello

Quattro storie di maestre e un maestro, quattro classi, quattro realtà scolastiche riprese tra
il 2005 e il 2007 a Milano, Roma e Bologna. Il film documentario mette in risalto quella
parte invisibile nei programmi didattici, quello scambio umano così particolare e vivo nella
quotidianità, che fanno l'effettiva qualità di una scuola, quella elementare italiana.

organizzato da Comitato genitori-insegnanti Cipro-Mugello-Mezzofanti-XXII marzo

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ore 21:00

MUSEO DI STORIA NATURALE
GIARDINI PUBBLICI - MM 1 PALESTRO


*IO NON HO PAURA*
Il valore dell'incontro e del dialogo tra le culture,
contro l'ideologia delle classi ghetto

Con: Vincenzo Cerami, Gad Lerner e Moni Ovadia

Intervengono inoltre: Daniela Benelli, Emilia De Biasi, Pierfrancesco
Majorino, Patrizia Quartieri, insegnati, educatori, rappresentanti di
associazioni e comunità.
Hanno garantito la loro partecipazione : Marilena Adamo, Francesca Zajczyk,
David Gentili

La parola alle maestre IV

La scuola delle tre I:
Ih-oh ih-oh *
Ingiusta
Ipocrita


L’abito non fa il monaco e il grembiule non annulla le disuguaglianze, le copre soltanto, come una mano di biacca.
Quando facevo le elementari le femmine indossavano un grembiule bianco, spezzato da un fiocco rosa tenue, di raso scivoloso; i maschi uno nero, ravvivato da un intenso fiocco blu. Nonostante questa paritaria “cineseria” ricordo che il grembiule della MI., mia compagna di classe, era più bianco del mio. Forse sua madre lo lavava con il detersivo che “più bianco non si può” e la mia solo con una sottomarca, forse la sua stoffa era di buona qualità e la mia solo di puro nylon … fatto sta, che il grembiule della MI. era di un bianco abbagliante. Sarà stato per via della diafana pelle, dei calzini abbacinanti, degli immacolati quaderni senza macchie d’inchiostro, orecchie e sbavature, non so che dire… ma la MI… emanava biancore in tutta la sua persona, come fosse di neve. Anche il suo fiocco riluceva e troneggiava perfetto, al centro del colletto, mentre il mio si afflosciava sfatto e sgualcito.
Io ne venivo dal sud e la mia pelle era ambrata. Il mio grembiule, nonostante le cure materne, era d’un bianco minore. I miei quaderni erano rossi campi di battaglia per via delle doppie e nessun grembiule al mondo mi avrebbe fatto sentire uguale perché uguale non ero. Nessun grembiule al mondo avrebbe potuto cancellare l’ingiustizia di quel viaggio, dal mio profumato paese di papaveri e fichi a questa grande città. L’emigrazione cambiò la mia vita e quella della mia famiglia, solo ci consolò la familiarità con l’aria salmastra
e il vento.
Al di là della mia alterata percezione nei confronti del grembiule della MI. ne ricordo altri, nessuno era uguale, si sfoggiavano colletti di vaporoso San Gallo oppure di arabescato cotone, fatti all’uncinetto dalle zie, dalle nonne, dalle vicine di casa…perché il vezzo di distinguersi è umano e spesso pure la stronzaggine.
Oggi di sicuro i bambini indosserebbero grembiuli firmati come già accade per le cartelle, i diari e gli astucci, anzi, in molti casi, più sei povero più ti consolano con gli oggetti,così quando diventi grande, se proprio non te li puoi permettere, li puoi sempre rubare, ci pensa la tv a bombardarci tutti.
E’ molto utile il grembiule per proteggere i vestiti, ma l’uguaglianza è un’altra cosa, il resto è superficiale cecità, più spesso ipocrisia bella e buona.
Ma non perdiamoci in sottigliezze , questo ritorno al passato rassicura i cittadini, anzi che dico? Volevo dire i clienti, come li chiama Brunetta. Io, ad esempio, già mi sento meglio: adoro le risapute e care e belle cose d’un tempo e vi prego già che ci siete, dopo il maestro unico, dividete i bambini in buoni e cattivi e ripristinate le classi differenziali: tutti questi disabili sbatteteli fuori! E gli stranieri? Per favore, bloccateli alla frontiera! è l’ora di mettere un po’ d’ordine in tutta questa confusione! Riflettere poi stanca e spaventa, meglio una strada consolidata anche se un po’ ammuffita, ottocentesca, vecchiotta, ma che c’entra? almeno siamo tutti più tranquilli, siamo tutti più uguali…
Occultare e nascondere è un ottimo programma politico e funziona! Già mi sento meglio e intorno a me, vedo tutti più rilassati e non solo per le novità sulla scuola, anche per quelle sulle città e sulle strade, perché si sa: “Occhio non vede e cuore non duole!” e inoltre “Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che perde ma non sa quello che trova”.


*(con tutto il rispetto per gli asini, ma ricordando il passato e i bambini confinati negli ultimi banchi o peggio ancora, nelle classi differenziali. Pensando al futuro e alla distruzione annunciata).

Francesca Kolao “calabrese saudita”


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La Gelmini a scuola da Obama

Nella settimana in cui in America veniva eletto un Presidente democratico grazie al voto storico del 72% dei giovani votanti, del 55% delle donne e della maggioranza schiacciante delle minoranze etniche, in Italia il Ministro Gelmini e la sua ‘riforma’ riuscivano nell’altrettanto storico evento di mantenere uniti in un’onda - da oggi in poi ricordata appropriatamente come anomala - sia giovani - dagli studenti della scuola alle matricole e ai dottorandi universitari- sia adulti – variamente raccolti tra maestri, insegnanti, professori, ma anche tra tanti genitori e, tra loro, soprattutto molte madri.

Nella stessa settimana in cui l’outsider di partito rivoluzionava il sistema americano a tal punto da vincere per la prima volta nella storia americana anche grazie a donazioni finanziarie private, organizzate a livello popolare tra privati cittadini, gruppi virtuali nati su Internet, associazioni di studenti e università private prestigiose, la ‘riforma’ dell’istruzione e dell’università di un governo come quello italiano, stimato al 60% del consenso popolare, continuava ad essere boicottata da una mobilitazione popolare che continua a crescere mediante un tam tam locale e nazionale.

SEGUE>>>
Editoriale di Giusi Saladino

Cos’è e come si fa una riforma della scuola

Che la cosiddetta “riforma Gelmini” in realtà non sia una riforma è stato riconosciuto da più parti, di diverso orientamento. Non solo dalla Cgil e dall’opposizione politica ma persino da Emma Marcegaglia che – come ha scritto su Repubblica Eugenio Scalfari – di certo bolscevica non è, fino a Famiglia Cristiana o al Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (Azione cattolica). Tutti quanti a sottolineare il fatto che si tratta di un puro e semplice taglio di spesa.
Ma, al di là del contenuto, quello che colpisce – e che indispone – è il metodo seguito per arrivare all’approvazione del decreto 137 ed alla sua conversione in legge. Anche qui, come è stato da più parti rilevato, non c’è stato nessun confronto con il mondo della scuola, con le associazioni professionali, con i pedagogisti. E nessun serio dibattito parlamentare. Questa è forse la cosa più grave, in una democrazia degna di questo nome.

Segue>>>
dal sito di ScuolaOggi

Dalla parte delle maestre

"... La ricostruzione della storia di come avvengono le modifiche profonde nel costume e nell’organizzazione delle scuole pubbliche sarebbe un compito di ricerca e una vera esigenza di riflessione politica – in senso nobile – per chiunque debba vagliare l’efficacia delle politiche pubbliche, che sia cittadina/o che abbia o meno i figli a scuola o operatore/trice del settore, intrinsicamente esperto in quanto quello è il suo impegno quotidiano o decisore politico o studioso del come e dove si apprende. La valutazione e validazione dei risultati entro contesti… un’arte necessaria e assai poco italiana. E un’urgenza che meriterebbe un momento di vera pausa riflessiva da parte di tutti coloro che hanno a cuore la scuola. Una cosa che dovrebbe essere proposta dallo stesso ministro..."



Marco Rossi-Doria (Napoli, 1954) è maestro elementare dal 1975. Ha insegnato in Italia e all’estero ed è da venti anni formatore di docenti sulle didattiche laboratoriali e le metodologie di contrasto della dispersione scolastica, del disagio e dell’esclusione precoce. Fondatore del progetto Chance, dal 1994 al 2006 è stato maestro di strada nei Quartieri Spagnoli di Napoli. Dal 2007 è comandato, con lo stipendio di insegnante, presso la segreteria tecnica del Vice-Ministro della Pubblica Istruzione. E’ stato di recente membro della commissione per le nuove indicazioni nazionali della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola media e ha lavorato ai contenuti e alle linee guida del nuovo obbligo di istruzione per tutti, fino a 16 anni. Dal settembre 2007 è membro della Commissione nazionale di indagine sull’esclusione sociale. Collabora a numerosi giornali e riviste.

lunedì 10 novembre 2008

Dalla Val di Susa ... con amore

Lettera aperta agli studenti, ai precari, agli insegnanti, ai genitori impegnati nella difesa di un bene comune: la scuola e l'università

Vi abbiamo visto nelle strade e nelle piazze delle nostre città. Abbiamo incrociato i vostri sguardi e abbiamo ritrovato la nostra determinazione: quella di chi non cerca un privilegio ma con il proprio impegno difende l'oggi di se stesso e il domani di tanti altri.

Siamo donne e uomini di Vicenza, della Val di Susa e di tante altre realtà riunite nel Patto di Mutuo Soccorso mobilitate in maniera permanente per difendere la nostra terra e la nostra acqua, le nostre città, le nostre valli e il nostro futuro: che si tratti di nuove basi militari, di nuove linee ad alta velocità, di nuove discariche e nuovi inceneritori, di sorgenti svendute al miglior offerente o di quant’altro poco cambia: beni comuni sottratti alla collettività, spazi di democrazia cancellati.

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Una scuola che non va

la cura rischia di essere peggiore del male

Coordinamento Nazionale Comitati e Genitori della Scuola

Come genitori siamo sostenitori del cambiamento e lo siamo nella misura in cui questo coincide con il miglioramento della scuola frequentata dai nostri figli.
Il buon senso vorrebbe che prima ci si preoccupasse di individuare i punti deboli, poi di elaborare un modello didattico/organizzativo in grado di far fronte alle diverse esigenze della nostra società e quindi di allocare le necessarie risorse economiche, con la dovuta priorità che spetta ad un settore chiave come l’istruzione.
Quanto abbiamo registrato in questi mesi va in una direzione diametralmente opposta. A ridisegnare il sistema scolastico dall’infanzia all’università non è infatti una riforma organica ma un decreto legge finalizzato al contenimento della spesa.
Come genitori non abbiamo interessi corporativi da difendere, né pregiudiziali di stampo ideologico. Rifiutiamo tuttavia un approccio di stampo puramente economicista, per di più con tagli di risorse applicati in modo indiscriminato là dove sarebbero invece necessari interventi mirati e selettivi.
Per questo chiediamo che il governo segua lo stesso percorso seguito in tutte le maggiori democrazie occidentali quando si è trattato di riformare il sistema scolastico, sospendendo gli effetti attuativi del DL 137 e facendosi promotore di un ampio dibattito nel paese in grado di coinvolgere docenti, studenti, genitori, associazioni, esperti, cittadini.
In questo senso Genitori e Scuola ha elaborato una serie di proposte che possono rappresentare una base di discussione, per esprimere un’idea di scuola partendo non da interessi e visioni da parte ma guardando solo alle necessità dei nostri studenti.


Leggi tutto

Proposte per una scuola pubblica di qualità per tutti

Un'analisi della situazione scolastica ... la scuola secondari


errori, elusioni e omissioni all'origine delle difficoltà della scuola

(Analisi di Enrico Maranzana)

L'ambito di riferimento è la scuola secondaria. La tesi che ho cercato di sviluppare riguarda l'insensibilità e l'incapacità delle scuole di dare applicazione alle disposizioni di legge. L'attività formativa/educativa è del tutto simile a quella di una squadra di operai che lavora su un identico progetto: il coordinamento e la condivisione/puntualizzazione degli obiettivi sono essenziali. La mancata risposta alle norme ha caratterizzato la vita scolastica degli ultimi trent'anni. Per quanto riguarda l'attuale maggioranza di governo è sufficiente riflettere sul ritorno al voto: si è privilegiato l'aspetto quantitativo per valutare l'apprendimento dei giovani. La decisione deriva anche dal fatto che gli insegnanti non sono stati in grado di formulare giudizi per illustrare i progressi qualitativi degli studenti e, conseguentemente, l'articolazione della loro professionalità.

Il mondo corre e la scuola sta a guardare, ferma agli inizi del ‘900, quando la sua funzione era integrare gli studenti in un contesto socio-economico-culturale immutabile. Oggi che tutto cambia e si ristruttura velocemente, la questione relativa “al cosa insegnare” si complica a dismisura, senza trovare risposte convincenti. Il percorso di riforma della scuola media superiore, cominciato nel 1968, era partito dalla consapevolezza che nella società contemporanea, dinamica e complessa, la scuola tradizionale, fondata sulla trasmissione delle conoscenze, non fosse più in grado di garantire un’adeguata e coerente formazione. Il legislatore ha conseguentemente finalizzato il sistema scolastico verso nuovi traguardi e ha decentrato le responsabilità del relativo conseguimento. Nell'ordinaria prassi scolastica, però, nulla è avvenuto per l'incapacità e l'insensibilità degli organismi periferici ad affrontare i nuovi compiti.

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Non dimentichiamoci dei precari!!!

Non sono una precaria per caso!
Sono una precaria della scuola, ma non per caso! Ho partecipato e superato due concorsi pubblici e ho frequentato la SSIS, ottenendo in totale quattro abilitazioni. Da otto anni insegno e quando ho iniziato ho accettato di trasferirmi dalla mia terra e dai miei affetti. In questi anni ho acquisito competenze, ho fatto esperienze, aggiornamento continuo, spesso con corsi autofinanziati. Ho partecipato a progetti, ho proposto progetti alla scuola, ho stabilito contatti e rapporti professionali e adesso qualcuno mi dice che dal prossimo anno dovrò fare altro, non si sa bene cosa. Il decreto Gelmini è un taglio anticostituzionale.

... leggi tutta la testimonianza di Viviana Vuoso

il "day after" della scuola media

La scuola media, così amiamo ancora nostalgicamente chiamarla, si sta preparando in questo periodo alle giornate di scuola aperta o open days, per la presentazione dell’Offerta Formativa 2009-10 al territorio, in particolare ai genitori dei futuri “primini”.
Quali modelli didattici proporre? E ancor prima, quale progetto culturale, didattico e formativo è stato progettato?
Sino a ieri l’autonomia organizzativa e didattica delle Istituzioni Scolastiche Autonome ha consentito una certa originalità creativa nel trovare soluzioni adatte alle esigenze dell’utenza e del territorio, a rimediare situazioni compromesse dall’attuazione di riforme realizzate parzialmente e scarsamente condivise. La scuola media ha resistito all’abolizione del tempo prolungato, conseguente all’entrata in vigore della riforma Moratti; miracolosamente ne ha mantenuto in vita un suo surrogato, il modello 33 ore, pacchetto integrato di attività opzionali facoltative ideato per strutturare organicamente l’introduzione di un tempo scuola di 29 ore obbligatorie+4 opzionali.
.... segue>>>>
sul sito di ScuolaOggi

La parola alle maestre II


Perchè protestiamo


Sono insegnante di scuola primaria da 27 anni e mamma di due bambine in età scolare.
Da almeno 20 anni mi ritrovo periodicamente a dover lottare per difendere il tempo pieno, un modello di scuola che nelle grandi città ha rappresentato una buona esperienza di crescita educativa e culturale per i bambini e nello stesso tempo una risposta ai cambiamenti dei ritmi di vita e di lavoro della società e delle famiglie.
La nostra lotta non è stata e non è una lotta per conservare posti di lavoro “in più”: quelle risorse umane ci servono tutte per conservare, e semmai migliorare, la qualità del servizio offerto.

La campagna denigratoria contro la scuola e contro gli insegnanti “fannulloni” e “superflui” colpisce al cuore la scuola dell’infanzia e la scuola primaria che occupano, per i risultati raggiunti, i primi posti nelle classifiche internazionali.
La nostra scuola primaria è efficiente, funziona e ciò lo si deve soprattutto alla dedizione, alla passione che le maestre mettono nel loro mestiere. Si inventano di tutto pur di mettere in moto la voglia di fare e di imparare, i desideri, le curiosità e le competenze dei bambini.
Il nostro lavoro parte dalla capacità di stare in una buona relazione con i bambini e di lavorare in gruppo, in un rapporto di collaborazione e confronto con le colleghe e ciò si rivela oltremodo proficuo in tutti i momenti del processo educativo (programmazione, intervento, valutazione).

La maestra unica invece sarà sola di fronte a classi sovraffollate (si arriverà a 33 alunni) con meno tempo a disposizione (solo 4 ore al mattino) e meno risorse per affrontare il lavoro didattico e le problematiche dei bambini.
Non riuscirà ad individualizzare l’insegnamento in ragione dei ritmi e dei bisogni dei singoli bambini. Non potrà più organizzare attività a piccoli gruppi o utilizzare metodologie attive come nei laboratori. La scuola tornerà ad essere selettiva: avrà successo e continuerà gli studi chi si presenterà avvantaggiato già all’inizio del percorso…
La scuola sarà ridotta a un servizio minimo in cui le attività didattiche aggiuntive qualificate saranno a pagamento.
Le scuole diventeranno Fondazioni e funzioneranno come delle aziende private con un Consiglio di Amministrazione che ne deciderà programmi e organizzazione.
Ecco perché lottiamo: per rimettere al centro della società la cultura, per riaffermare l’importanza di una buona scuola per tutti, per offrire a tutti reali opportunità, al di là delle differenze economiche e sociali, come afferma la nostra Costituzione.

Giovanna Pisano
Milano, 17 ottobre 2008



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Sempre meglio l’interattività della rete piuttosto che la passività della tv

La rete, se non ci fosse bisognerebbe inventarla!

Solo in questi ultimi giorni la mobilitazione della scuola comincia a superare il “blocco” dei media, proprio quando Berlusconi dice, plurale maiestatis per rango istituzionale e incontinenza del suo super Ego, “siamo preoccupati di questo divorzio di molti mezzi di comunicazione dalla realtà". Ovviamente spetta a Lui decidere cosa è la realtà e gli altri devono consentire. Di volta in volta che Egli decide cosa è la realtà e cosa no, i media devono raccontare Fedelmente (cioè alla Emilio Fede, o Fido che dir si voglia) cosa e come a Lui piace. Se non lo fanno, sono…. COMUNISTI!!!

Fino a ottobre inoltrato, compreso il 17, sciopero dei COBAS, tutto era accuratamente filtrato. Sulla stampa e in televisione passavano solo la Gelmini e il codazzo di pennivendoli schierati e genuflessi, anche quando erano comodamente seduti nei vari salotti televisivi di Vespa ecc. a straparlare di cose come la scuola, la pedagogia, la didattica, delle quali non hanno conoscenza e competenza alcuna. A questi venivano contrapposti, per dare una parvenza di par condicio, parlamentari di avversa parte politica, ma di pari ignoranza (nell’accezione tecnica del termine) e incompetenza. Ma si guardavano bene dal dare la parola ai veri conoscitori dei problemi della scuola, che sono gli esperti (pedagogisti, tecnici della formazione, psicologi, educatori, insegnanti, dirigenti scolastici, ispettori ecc.) e a coloro che giornalmente abitano questo pianeta, lo frequentano, lo vivono, lo “soffrono”, come genitori, alunni, insegnanti, collaboratori scolastici ecc.

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Non è un essere umano

Ecco la fedele trascrizione delle parole pronunciate da Andrea Camilleri durante l’assemblea degli studenti del Liceo Classico Mamiani, a Roma giovedì 6 novembre.

«La ministra Maria Stella Gelmini non è un essere umano, bisognerebbe farla esaminare da un qualche specialista di chimica od altro, per capirne la composizione. Non è un essere umano perché è una replicante di Silvio Berlusconi, come tanti altri ministri di questo governo, che è il primo governo marziano della storia d'Italia. Vengono da un altro mondo. Con loro non si può dialogare».

«Silvio Berlusconi si è creato un suo vocabolario personale, nel quale le parole sono intercambiabili e assumono significati diversi, a seconda delle circostanze. Non è il nostro. Gianfranco Fini , faccio solo un esempio, adopera il nostro stesso vocabolario, anche se ci va a cercare parole diverse che io non cerco. Ultimamente ci è andato a cercare la parola Resistenza che non aveva trovato nel vocabolario berlusconiano, e questo è un gran bene».

Ofelé fa el to meste

di Biassoni Giuseppe
(da Retescuole)


Ofelè fa el tò meste
Ovvero non banalizziamo la morale.

Al solo scopo d’onestà intellettuale mi sento chiamato in causa nel doverle rispondere in merito all’articolo del supplemento Il Venerdì di Repubblica del 7/11/08 “Lo strano dibattito sulle classi per stranieri”

Sono l’insegnante accusato d’essere un cattivo maestro dal quotidiano Libero del 18 ottobre 2008 per aver parlato ai miei studenti dell’aspetto razziale e discriminatorio delle classi ponte.

L’incipit della presente, cita una frase milanese che denuncia l’insipienza di chi parla, senza nozione di causa, di cose che ignora; proverò a colmare questa falla informativa.

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Roberto Vecchioni a Pavia

Intervento di Roberto Vecchioni all'università di Pavia
(in 3 parti)





Una scuola autoritaria ...

Il governo Berlusconi riduce pesantemente gli organici scolastici e le ore di lezione, taglia le retribuzioni, taglia gli stanziamenti, immagina classi di 30 alunni e classi separate per immigrati, privatizza l’università (cosa che esaspererà le logiche baronali), taglia la ricerca creando precari a vita e rendendo dipendente la didattica dai capitali privati, instaura la logica classista dei centri di eccellenza ovvero le università per i ricchi: il tutto nell’interesse dei più privilegiati e a scapito della democrazia, che si basa sull’istruzione, ovvero sulla cultura e sulla critica. L'istruzione alimenta il dubbio e la curiosità: dev’essere di tutti, come vuole la Costituzione, in modo che dalla scuola escano cittadini, non sudditi.

Una scuola autoritaria prepara a una società autoritaria.

Daniele Luttazzi

La parola alle maestre


"Viva la scuola" ha deciso di seguire "La parola alle Maestre", un'iniziativa proposta da un gruppo di insegnanti della scuola primaria pubblicando il loro materiale e invitando tutte le maestre che vogliano prendere parte all'iniziativa ad inviarne di proprio all'indirizzo e-mail indicato.


Siamo un gruppo di maestre e abbiamo costituito una redazione che ha invitato a scrivere le insegnanti di scuola primaria e dell’infanzia a partire da sé e dalla propria esperienza professionale e umana, costruita negli anni lavorando insieme.
Abbiamo ricevuto tanti articoli e lettere da tutta Italia e siamo molto contente, perché tutte abbiamo fatto uno sforzo di parola per dire e testimoniare il nostro impegno civile, umano e culturale per la scuola di tutti e per tutti.
Non siamo abituate a prendere parola nelle grandi assemblee. Per lo più siamo donne timide e riservate e molte di noi non hanno nemmeno completa consapevolezza di quanto di straordinario fanno ogni giorno.
Ma le politiche di questo governo, la nostra consuetudine alla collaborazione e al dialogo con chi abbiamo vicino, ci hanno spinto ad agire in prima persona.
C’è un nuovo nostro sentire che sta emergendo: siamo fiere e orgogliose di quello che abbiamo realizzato in anni e anni vissuti nella scuola e siamo determinate a non lasciarcelo strappare.

Sosteniamoci a vicenda: la miglior linfa per il lavoro fertile che produce mutamento e trasformazione è spendersi in prima persona, senza più delegare, con orgoglio e con la consapevolezza che possiamo farcela.

Chi volesse inviarci i suoi scritti o darci suggerimenti si faccia viva, si metta in contatto con noi.

Giovanna Pisano, (scuola via S. Erlembardo, Milano) takeban@libero.it


Maria Carla

Sono un’insegnante, madre di tre figli ormai grandi, che lavora da 32 anni nella scuola elementare statale e su questa voglio mettere la mia attenzione.
Ho lavorato e lavoro ancora con passione. E la passione credo sia nata quando ho scoperto, e non l’avevo imparato a scuola, che il mio lavoro si gioca tutto nella relazione. Questo termine è carico di significati perché è fatto da due elementi complessi: da una parte la persona adulta - l’educatrice, l’educatore, portatore della propria visione del mondo, della propria affettività e del proprio modo di rapportarsi con gli altri - e dall’altra la persona bambina o bambino - con la varietà più ampia di sfumature e di delicatezze che l’infanzia può contenere, in contesti sereni o segnati da fatiche famigliari; ma si potrebbe anche intendere così: c’è la persona adulta e ci sono le tante persone bambine e bambini insieme nel gruppo classe, e questo è un altro mondo relazionale ancora che si crea nelle aule, e che crea scenari, a volte dirompenti, a volte piene di sorprese, altre anche di fatiche. La possibilità di interagire con il mondo delle bambine e dei bambini in una relazione positiva è l’esperienza più grande che è dato vivere a un’educatrice/educatore.
Attraverso la relazione passa anche l’insegnamento/apprendimento e ci passa bene se assieme a quello c’è anche la vita di chi si mette in gioco (l’insegnante), la vita tutta intera, con le tensioni ideali e lo sforzo quotidiano alla coerenza, con la sofferenza e la consapevolezza sincera e onesta della propria fallibilità, ma con l’energia del saper ricominciare e la gioia dello stare insieme.
La relazione però ha bisogno del tempo, vive e diventa sostanziosa se le si permette di crescere. E ci vuole tempo se si vuol ascoltare l’infanzia, senza la fretta che caratterizza le nostre azioni: tempo per capire, tempo per scambiarsi le opinioni e imparare ad ascoltarsi.
Ora, come è possibile che si possano costruire relazioni significative in tempi più ridotti, compressi - le 24 ore settimanali di cui parla il decreto Gelmini - in cui si vuole far stare dentro tutto (le materie) e tutti (con un aumento fino a 30 alunni nella classe) ?
Un altro aspetto che rende unica la scuola elementare e quella dell’infanzia è lo scambio relazionale che si attua tra insegnati nella preparazione in comune del lavoro, nella discussione sui singoli casi, nella sperimentazione di strategie nuove nate dallo scambio creativo. Attraverso questa relazione cresce la qualità del sapere e la capacità dell’atto formativo, perché è in questo scambio dialogante che si migliorano e si potenziano le peculiarità di ciascuno, anche degli insegnanti.
La protesta, anche la mia protesta, non è protesta di una parte politica, ma è di chi vuole lavorare bene, di chi ha cuore il proprio mestiere e l’infanzia.
Miglioriamo la scuola, mettiamoci insieme a vedere cosa possiamo cambiare e dove e come possiamo attuare razionalizzazioni, ma non cambiamo la struttura di base che ci permette di dare a ciascun bambino e bambina quello di cui ha bisogno, a partire dalle proprie possibilità, siano esse più alte o più modeste.

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lezioni aperte ... l'università incontra gli studenti

non dimenticatevi

lunedì 10 novembre
la facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali
"scienziati in piazza"
info

e dall’11 al 13 novembre
il Dipartimento di Matematica Federigo Enriques
"la matematica si apre alla città"
Info

L'informazione che disinforma ...

domenica 9 novembre 2008

La scuola che vorremmo è ...

di gruppi di educazione allo sviluppo della rete ong italiane

Le Organizzazioni Non Governative di solidarietà internazionale hanno da anni costruito partenariati con centinaia di scuole in Italia e nel sud del mondo per una educazione alla cittadinanza mondiale, alla pace, allo sviluppo sostenibile.

L’impegno nell’educazione e nella scuola in Italia è uno dei modi con cui si esprime la tensione propositiva e progettuale per un miglioramento delle condizioni di vita di tutte le donne e tutti gli uomini del mondo, ed è un pilastro irrinunciabile nella prospettiva di un’umanità solidale e capace di futuro verso cui le Organizzazioni Non Governative lavorano.

Ci preoccupano i tagli previsti dal Governo, che andranno a incidere sul fondamentale diritto all’educazione.

In tutto il mondo la nostra scuola – in particolare la scuola di base – è guardata e studiata come modello di scuola inclusiva verso cui tendere, un patrimonio che ha prodotto ottimi risultati in termini di metodologia, successo scolastico e prevenzione dell’abbandono. Tutti i paesi civili si muovono in questa direzione, l'Italia non può tornare indietro.

... segue>>>