mercoledì 31 dicembre 2008

Dal discorso di fine anno di Napolitano

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"Ho, nel corso di quest'anno, levato più volte la mia voce per sollecitare attenzione verso le esigenze del sistema formativo, del mondo della ricerca, e delle Università che ne rappresentano un presidio fondamentale. E' indispensabile, per il nostro futuro, un forte impegno in questa direzione, operando le scelte di razionalizzazione e di riforma che s'impongono sia per ottenere risultati di qualità sia per impiegare in modo produttivo le risorse pubbliche. A ciò deve tendere un confronto aperto e costruttivo, al quale può venire un valido apporto anche dalle rappresentanze studentesche, come ho avuto modo di constatare in diverse città universitarie, da Roma a Milano a Padova. Facciamo della crisi un'occasione perché l'Italia cresca come società basata sulla conoscenza, sulla piena valorizzazione del nostro patrimonio culturale e del nostro capitale umano".
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testo integrale

lunedì 22 dicembre 2008

lettera aperta al Ministro Gelmini

Gentile ministro

Presa visione della legge 169/08, vorremmo evidenziarLe la profonda preoccupazione del nostro Circolo per le conseguenze derivanti dai provvedimenti adottati in materia di riforma scolastica.

Nelle scuole che compongono il nostro Circolo (due scuole dell’Infanzia e due scuole primarie) la popolazione scolastica è aumentata considerevolmente nell’arco di pochi anni.

Abbiamo quindi toccato con mano tutti i disagi derivanti dalla necessità di coniugare risorse insufficienti, domanda di tempo scuola delle famiglie, qualità della didattica.

Ci preoccupa, in particolare, l’idea che un’istituzione strategica per il futuro del paese com’è la Scuola Pubblica, possa essere rimodellata in poche settimane partendo esclusivamente da ragioni di tipo finanziario, senza alcun dibattito pubblico né approfondimento con il mondo della scuola (in Francia, ad esempio, il dibattito sulla riforma scolastica ha coinvolto due milioni di persone).

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sabato 20 dicembre 2008

Il "backstage" della Gelmini

il primato dei bimbi italiani figli delle 'vecchie' elementari

La scuola elementare italiana consolida il suo primato internazionale. La conferma arriva dal rapporto Timss 2007 (Trend in international Mathematics and Science study): l'indagine che misura le competenze in Matematica e Scienze degli alunni al quarto e all'ottavo anno di scolarità. L'edizione 2007 del Timss riporta i dati relativi agli alunni di 59 paesi distribuiti nei 5 continenti e, per l'Italia, fa il paio con i confortanti risultati di un'altra indagine internazionale: il Pirls 2006 (Progress in international reading literacy study), che indaga sulla comprensione della Lettura dei bambini al quarto anno di scolarità.

I dati sono stati diffusi pochi giorni fa e assumono una particolare importanza nel nostro Paese in vista della soppressione del cosiddetto "modulo" (tre insegnanti su due classi) alla scuola primaria varato dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. Infatti, gli importanti risultati conseguiti dalla scuola primaria italiana sembrano proprio essere figli proprio del Modulo che introdotto nel 1990 dal prossimo anno cesserà di esistere lasciando spazio ad un maestro "prevalente" che insegnerà nella stessa classe per 22 ore settimanali lasciando ad un secondo insegnante il completamento dell'orario a 24, 27, 30 o 40 ore settimanali.

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Maestro unico, la Gelmini ha barato.

Il maestro unico, cacciato dalla porta, rientra dalla finestra. Lo confermano i decreti attuativi varati dall'ultimo Consiglio dei ministri. La Gelmini è chiara: ci sarà un unico maestro di riferimento alle elementari, perché viene abolito il modulo a più maestri e viene introdotto l'unico maestro di riferimento. Addio alla compresenza in classe.
Restano interdetti i sindacati che, dopo l'ultimo incontro, avevano accreditato l'idea di un ripensamento del ministro della Pubblica istruzione. Secco il primo commento di Mariangela Bastico, ministro ombra del Partito democratico: "Se le cose stanno così, andiamo al referendum".
L’ex viceministro dell’Istruzione non ci sta con lultima versione della Gelmini (che somiglia, peraltro, terribilmente a quella messa in campo fin dalla prima ora), e non per pura posizione ideologica: “Hanno dato alle famiglie l’illusione di poter scegliere, ma togliendo la compresenza dei due insegnanti per classe la qualità non sarà più la stessa”. E aggiunge ritrovando l’ironia: “Il ministro presenta oggi la “prima riforma organica dopo Gentile”. Delirio d’onnipotenza? Più che una riforma, questa è una conseguenza dei tagli di Tremonti…”.

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Riforma Gelmini, buona la terza?

L’onda è ormai in riflusso. Sebbene le iniziative di autogestione continuino nelle università e nei licei e ci siano stati recenti cortei di solidarietà con i colleghi greci, la mobilitazione vera e propria è finita con la manifestazione romana dei 200.000 lo scorso 14 novembre e con la conseguente proposta di autoriforma. Da allora i toni sulla scuola si sono abbassati per poi essere travolti dai mille altri problemi della politica nostrana. Ne ha approfittato Maria Stella Gelmini che, dopo aver annunciato più d’un ripensamento sulla riforma che porta il suo nome, ha deciso di sfruttare il vicinissimo break natalizio per presentare i 4 decreti che vanno a correggere la già approvata legge 169/2008 e lanciano definitivamente la riforma per l’anno scolastico 2009/2010.

Due i decreti già approvati ieri dal Consiglio dei Ministri che riguardano il riassetto di elementari e medie, mentre sono ancora al vaglio del Cdm i regolamenti per il riordino della superiori; a palazzo della Minerva però si ostenta ottimismo ed è la stessa ministra ad imbrodarsi affermando orgogliosa di essere la firmataria della “prima riforma organica di tutti cicli scolastici dopo quella di Giovanni Gentile nel 1923”. Noi non ce ne vanteremmo, ma si sa, de gustibus…

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Retromarcia contromano

Leggete bene i regolamenti. Hanno rimesso tutto a posto. Dopo essere stato prevalente e opzionale il maestro è tornato unico di riferimento. Non si è salvato un solo posto. Il modulo liquidato. Il tempo pieno svuotato. E cominciamo anche a dire: la riforma della scuola superiore è semplicemente rinviata. C'è qualcuno ancora in giro che pensa: rinviata uguale a scongiurata.

Peggio. Quello che è successo in questi giorni, subito dopo l'incontro tra il fantoccio e i sindacati, dimostra una cosa. Che c'è un popolo di persone, non tutti in cattiva fede come Veltroni, che si accontenta anche di un contentino. Che è pronto a scattare in piedi perché gli alunni per classe non saranno più di 30. Che dice va bene che perderanno il posto 87 000 precari (e un numero uguale di arruolati sarà spostato) ma intanto c'è stata una gigantesca retromarcia (andando contromano) e la lotta paga (questo sempre, in tutti i paesi democratici, salvo poche eccezioni). E se tanto mi dà tanto, devono avere pensato a via venti settembre, ci teniamo anche il contentino.
C'è un piano che è stato pensato prima che Berlusconi tornasse al potere. È ispirato all'idea di non ripetere gli errori della moratti. Prima i tagli e poi la riforma. Tutto e subito. I risparmi sono stati progettati voce per voce. Nessun saggio al lavoro, nessun documento, ogni risparmio un commentino di cinque righe tipo nell'età evolutiva si avverte il bisogno della maestra-mamma che faccia da pendant con la famiglia. La legge 133 è stata votata ad agosto. A settembre era già pronto il decreto gelmini. I pareri delle commissioni sono stati una commedia. Hanno confuso le idee a chi non ce le aveva chiare. Hanno un po' annacquato la figura di mariastellagelmini. Nel frattempo c'è stata una protesta che ha coinvolto un milione di persone. Per l'appunto.

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venerdì 19 dicembre 2008

Scompare il modulo. Resta il tempo pieno (ma quale?)

Di G. Gandola e F. Niccoli

Il Consiglio dei ministri ha approvato la bozza di schema di regolamento “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione ai sensi dell’art.64 del Dl n.112/2008”, già presentata alle Regioni.
Questa volta occorre riconoscere che – per quanto riguarda la scuola primaria - molte nebbie si sono diradate e che le recenti dichiarazioni del ministro Gelmini hanno avuto un seguito. Ma vediamo di sottolineare, in sintesi, alcuni passaggi significativi.

1. Innanzi tutto è chiaro, in via definitiva, che “il tempo scuola della primaria è svolto secondo il modello dell’insegnante unico o prevalente che supera il precedente assetto del modulo e delle compresenze” (art.4, comma 3). Senza ombra di dubbio questo è il modello pedagogico di riferimento della scuola elementare. Si decreta pertanto la fine dell’organizzazione modulare, vale a dire del modello introdotto dalla legge di riforma n.148/1990, fondato sul gruppo docente e sulla suddivisione degli ambiti disciplinari.

2. C’è da rilevare, rispetto alle bozze precedenti, che questo vale non solo per le classi prime a.s. 2009/2010, ma anche per le altre classi. Le classi successive alla prima - dice il 4° comma dell’art.4 - funzionano secondo i seguenti modelli orari: a) 27 ore, secondo quanto previsto dal decreto lgs.n.59/2004 (Moratti), senza compresenze; b) 30 ore, comprensive delle attività opzionali-facoltative (decreto Moratti), senza compresenze e nei limiti dell’organico assegnato per l’a.s. 2008/2009. Questo vuol dire che in tutti i modelli orari, siano essi a 24, a 27 o a 30 ore, non essendo più previste le compresenze dei docenti, l’insegnante è unico e/o prevalente.
Di fatto il tempo scuola dei moduli (27-30 ore di scuola) resta ma cambia la sostanza, l’assetto organizzativo: non c’è più la pluralità docente, non c’è più il “modulo” (che attualmente riguarda il 75% delle classi di scuola elementare sul territorio nazionale). Questo è dunque il dato saliente, l’aspetto principale delle modifiche dell’assetto ordinamentale introdotte dal regolamento.

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unico maestro di riferimento ...

"La scuola cambia". E' lo slogan del ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, che a margine del Consiglio dei ministri di questa mattina ha presentato i quattro decreti che lanciano la riforma scolastica. Tantissime le novità previste per l'anno prossimo rispetto all'assetto attuale. Salta il "modulo" (tre insegnanti su due classi) nella scuola primaria, stop alla giungla di indirizzi al superiore e potenziamento dell'Inglese.

"Per la prima volta in Italia dopo la riforma Gentile del 1923 - dice Gelmini - si mette mano alla scuola con una riforma organica di tutti i cicli (elementari, medie, superiori). Elementari e medie cambiano dal primo settembre 2009, le superiori dal primo settembre 2010". "Più chiarezza e opportunità per le famiglie, più efficienza, semplificazione e snellimento dell'organizzazione e delle procedure, valorizzazione del ruolo dei docenti", i principi che ispirano la riforma.

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giovedì 18 dicembre 2008

Rispondi in video alla Gelmini

Rete studenti ha aperto un canale su YouTube per le video-risposte e le video-proposte a MariaStellaGelmini.

Le offese viste su qualche commento ai video o al suo canale non servono a molto...
Ha detto di non capire come mai tanta gente è scesa in piazza a protestare. Cerchiamo quindi di proporre dei video e dei commenti costruttivi: si, sarà faticoso, ma qualcuno dovrà pur mettersi lì e spiegarle tutte quelle questioni...

mercoledì 17 dicembre 2008

Iscrizioni anno scolastico 2009/10


CAMPAGNA ISCRIZIONI PER IL PROSSIMO ANNO SCOLASTICO

QUI

potete trovare tutto il materiale della campagna iscrizioni per l'anno scolastico 2009/2010


Intervento prof. Baldacci sul "pacchetto" gelmini

Il 2 dicembre il prof. Massimo Baldacci, preside della Facoltà di Scienze della Formazione di Urbino, è stato invitato a parlare al cinema Masetti dal Comitato genitori insegnanti per la difesa della scuola pubblica su decreto gelmini e maestro unico












martedì 16 dicembre 2008

L'Onda nero-porpora

di Marco Travaglio

E’ vero, ogni giorno inghiottiamo una tal quantità di bocconi amari che ormai digeriamo anche i sassi. Ma quel che è accaduto una settimana fa, prontamente sparito dalle pagine dei giornali (in tv non ci è nemmeno arrivato) e dunque dal dibattito politico, meriterebbe una riflessione. Almeno nel centrosinistra, visto che nel centrodestra non si riflette: si obbedisce al padrone unico, o prevalente, comunque non facoltativo. Il governo Manidiforbice, sempre a caccia di soldi, aveva tagliato di un terzo (133 milioni su 540) i contributi alle scuole private “paritarie”, quasi tutte cattoliche. Poi i vescovi han protestato, minacciando di “scendere in piazza” con un’Onda nero-porpora. E in cinque minuti l’inflessibile Tremonti s’è piegato, restituendo quasi tutto il malloppo (120 milioni su 133).

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CERCASI URGENTEMENTE Classe IV superiore per progetto cinema


Progetto, vincitore di un concorso, finanziato dalla provincia ideato dal regista Andrea Caccia e prodotto da Roadmovie cerca urgentemente una classe IV superiore nel milanese.


VEDO.ZERO

Il progetto, ideato a partire da un decennio di esperienze maturate in ambito scolastico e cinematografico, nasce con il preciso intento di realizzare un film documentario sul mondo della scuola e dei suoi indiscutibili protagonisti: gli adolescenti.

E’ vero, si tratta di un tentativo già fatto molte volte; ma è altrettanto vero che troppo spesso i risultati sono stati deludenti. Storie prevedibili, personaggi senza sfumature, strutture narrative troppo rigide, hanno generato film nei quali il percorso di crescita dei ragazzi ne è uscito quasi sempre banalizzato, plastificato, depotenziato di quella carica emotiva che rende l‘adolescenza, un vero e proprio big bang esistenziale. E quasi sempre la ragione di questi fallimenti è da ricercarsi nei presupposti. Nell’idea che noi adulti abbiamo dei ragazzi e del loro universo. Ribaltare questa prospettiva, intrisa di supponenza, moralismo e a volte anche di semplice opportunismo, è la scommessa di VEDO.ZERO. Fornire agli studenti la possibilità di raccontarsi senza filtri e pregiudizi, con lo scopo di formare sguardi consapevoli, capaci di osservare il mondo con nitidezza e discernimento.

Recuperare il senso etimologico di un’azione, il guardare - che significa anche vigilare, aver cura, conservare, custodire, considerare, riflettere - oggi divenuta semplice automatismo.

Un percorso formativo e produttivo da compiere all’interno della scuola - da gennaio a maggio - capace di mettere in relazione pubblico e privato, di coinvolgere realtà diverse, di costruire dialogo e in grado di proiettarsi verso l’esterno. Un progetto che sia espressione di libertà. Culturale, creativa, mentale.



VEDO.ZERO nasce da qui, dalla convergenza di queste riflessioni con le possibilità oggi offerte da una tecnologia davvero alla portata di tutti. Una tecnologia che ha trasformato telefoni in contenitori di memoria, desktop in spazi di condivisione e la cultura in un sistema di ramificazioni inestricabili, ma che troppo spesso finisce per essere utilizzata senza consapevolezza, e/o come strumento di sopraffazione e violenza.

Pensare nuovi percorsi educativi, per abbattere il dominio imperante della superficialità, per ridefinire linguaggi, è la vera innovazione di cui noi tutti oggi abbiamo bisogno. Per ricominciare a vedere. Da zero.

Scarica documento del progetto

Leggi articolo su Corriere.it



e-mail: andrea.caccia@alice.it


lunedì 15 dicembre 2008

Difendiamo la scuola pubblica!!!


L'Assemblea delle scuole superiori che ha partecipato al movimento contro i tagli di Gelmini/Tremonti
si dà un nuovo appuntamento prima delle vacanze natalizie:


Venerdì, 19 dicembre 2008
lezioni in piazza, musica e vin brule'

in piazza S. Carlo a Milano
si organizzano iniziative

dalle 15.30 alle 19.00


per dire ancora una volta no ai tagli alla scuola pubblica che in tre anni prevedono la sparizione di 132 mila posti di lavoro, la sparizione del tempo pieno e del tempo prolungato, l'aumento del numero degli allievi per classe, tagli ai posti di sostegno e azzeramento delle sperimentazioni.
i passi indietro annunciati dal governo sono solo apparenti, dimostrano certamente che l'esecutivo e' in difficolta', ma non hanno abrogato la legge 133 e la legge 169 che sono alla base della distruzione e della precarizzazione dell'istruzione pubblica.
se il movimento non dara' continuita' alle lotte il governo considerera' questa solo una pausa per poi completare il suo disegno che culmina con la proposta di legge aprea che mira alla privatizzazione della gestione della scuola pubblica.

invitiamo tutti a partecipare!


Assemblea delle scuole superiori

a più miti consigli ...

La mobilitazione delle scuole di questi mesi, il forte impegno dei sindacati, le prese di posizione delle conferenza stato-regioni hanno indotto il governo a più miti consigli.
Posso dire che nel testo dell’accordo proposto dal governo si riconosce una mano abile, d’altri tempi, lontana dal decisionismo brutale cui abbiamo assistito in questi mesi? “Sopire, quietare”… Anche se già oggi i toni gelminiani cambiano. Ma vediamo nel merito. Nel testo dell’accordo stilato ieri a Palazzo Chigi il governo prende tempo sulla secondaria. Slitta di un anno l’avvio della cosiddetta riforma e si accetta su questi temi il confronto. Ma solo sull’applicazione dei regolamenti, come si legge in una nota del ministero. Sarà nei prossimi mesi un terreno di impegno fortissimo per il movimento, per i sindacati, per l’associazionismo professionale, per tante scuole che sui temi della riforma della secondaria hanno, e già da tempo, elaborazione e proposte. I no in realtà, in questi mesi, li ha detti solo il governo quando ha pensato, legiferando di conseguenza, che si potesse cambiare un pezzo così importante del sistema d’istruzione (il quinquennio della secondaria superiore) solo riducendo gli orari e aumentando gli alunni per classe. E buttando nel cestino sperimentazioni, lavoro e riflessione delle scuole secondo la logica del “punto e a capo” di morattiana memoria. Senza la volontà di conoscere e di ascoltare.
E comunque restano i tagli per il personale e per il personale Ata, previsti dalla legge 133.

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Il mio maestro unico

il racconto di Donato Salzarulo Il mio maestro, informazioni e valutazioni sull’incontro Governo-sindacati dell’11 dicembre, segnalazioni, appelli

[...]

Il mio maestro
di Donato Salzarulo

(Il mio maestro nasce sull’onda del movimento di protesta anti-Gelmini. Tra le pagine circola affetto nei confronti di una persona che si è preso cura di un allievo, ma l’esperienza educativa, svoltasi in un tempo e in un luogo e con precise modalità, mostra tutti i suoi limiti psico-pedagogici, didattici e culturali. I momenti più felici e più significativi, si sostiene, sono quelli in cui la relazione educativa è altro: assistenza in Biblioteca, timbratura di libri al Patronato, passeggiata, ecc.
Pur con tutta la nostalgia per la propria infanzia e per le persone incontrate, se ne deve concludere che il “maestro unico” era soluzione educativa ed organizzativa inadeguata già negli anni Cinquanta-Sessanta, in un paese prevalentemente agricolo e culturalmente autoritario. Figurarsi oggi, nella “società della conoscenza”!)

Ho avuto un maestro unico. Ho avuto uno dei maestri migliori del mio paese. Forse il migliore in assoluto. E l’ho avuto – che culo! – per cinque anni, dalla prima alla quinta, dal primo ottobre 1955 al trentuno maggio 1960.
Aveva tra l’altro un cognome su misura: Lapenna. Antonio Lapenna. Esattamente come l’omonimo ancora vivo, il grande latinista che insegna all’Università di Firenze. Anche lui del mio paese. Bisaccia, modestia a parte, è fucina di cervelli!
Quindi, ho avuto un maestro unico. Un maestro rimasto celibe per tutta la vita, un maestro che abitava nella casa della sorella Resuccia (diminutivo credo di Teresa). Anzi “zia Resuccia” perché, come ho scritto in altre pagine, al mio paese tutti i fanciulli chiamavano zii gli adulti. Il maestro ovviamente era il Signor Maestro.

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domenica 14 dicembre 2008

Un sospiro di sollievo per la questione mensa ...

di Mario Piemontese

Il 12 dicembre la Giunta del Comune di Milano ha deliberato “l'adeguamento dei contributi delle famiglie per la refezione scolastica”.

Dopo un lungo tira e molla durato più di 2 settimane, la Giunta, grazie a 9 milioni di euro provenienti dal Ministero della Giustizia, è riuscita a contenere l'aumento previsto per le quote delle mense scolastiche. Proprio così: il ministro Alfano ha salvato la mensa di Milano!

Comunque dal prossimo anno scolastico i genitori dei bambini delle scuole di Milano verseranno nelle casse del Comune almeno 3 milioni di euro in più rispetto a quest'anno.

La spesa per il servizio mensa è 63 milioni di euro, di questi 28 sono oggi pagati direttamente dai genitori (44,52% circa), dal prossimo anno scolastico saranno almeno 31 (49,35% circa).

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E ora, che fare?

L'altro giorno due mie alunne americane, in Italia per uno scambio culturale, di fronte alla circolare del dirigente scolastico riguardante lo sciopero del 12 dicembre mi hanno chiesto, in un italiano stentato: “ma in Italia gli insegnanti sono sempre in sciopero?”.
Non è stato facile rispondergli che, storicamente, il corpo docente è al contrario uno dei meno attivi su questo fronte, come dimostrano i salari, lo status giuridico e il prestigio di cui gode nella società italiana. Ma quest'anno è diverso – ho comunque voluto aggiungere in un inglese approssimativo e con un pizzico di orgoglio: "in ballo c'è la vita dell'istruzione pubblica".
E così il 12 dicembre in classe non c'era nessuno: né io, che ho scioperato, né gli alunni e le alunne italiane, che un po' sono rimasti a casa un po' sono andati in manifestazione, né, per solidarietà, quelle americane. E ora?
Il 12 dicembre rappresenta il culmine di una mobilitazione iniziata questa estate, quando l'opinione pubblica, complice un sistema mass mediatico completamente asservito al potere, si spellava le mani di fronte agli slogan governativi sul “grembiulino e cinque in condotta”. Allora nessuno avrebbe potuto immaginare che solo pochi mesi più tardi le piazze si sarebbero riempite di docenti, studenti, universitari e genitori, costringendo i sindacati a intraprendere forme di lotta più efficaci e i media ad entrare più nel merito della questione. E quanti, di fronte ai primi scioperi e all'estendersi delle lotte, potevano sperare in qualche, seppur parziale, dietrofront del Ministero dell'Istruzione (anche se non è nel Dna di questo governo ammettere i propri errori né le proprie debolezze o divisioni interne)? In pochi mesi il movimento è stato in grado di sfidare l'aperta ostilità di gran parte dei media e di un governo incapace di comprendere che – come scrive lo studioso americano Jerome Seymour Bruner – “nessuna riforma dell'educazione può decollare senza la partecipazione attiva e onesta degli insegnanti, disponibili e pronti ad aiutare e a condividere, a offrire conforto e supporto [...] perché sono loro, in ultima analisi, gli artefici del cambiamento” (Jerome Saymour Bruner, “La cultura dell'educazione”, Campioni del Sapere / Feltrinelli, 1996)
Ma ora?
Lo sciopero è arma sicuramente efficace, ma non è la sola.

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«Bene il dietrofront, masulmaestrounicononcedo»

È soddisfatto Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, della giornata di ieri. Ha partecipato alla manifestazione di Messina che «è andata molto bene, nonostante la pioggia che ha isolato alcuni comuni siciliani impedendo in molti casi la partecipazione». E più in generale, malgrado non siano stati raggiunti i livelli di adesione del 30 ottobre scorso - «impossibili, dopo mesi di mobilitazioni» - «in tutte le manifestazioni d'Italia abbiamo registrato una buona presenza di Rsu, insegnanti e personale tecnico scolastico».

Dopo la retromarcia della ministra Gelmini - che lei nega accusando invece la sinistra di aver messo su una grande opera ingegneristica di mistificazione - era forse meno scottante la necessità di scendere in piazza?
No, anzi. Perché va assolutamente chiarito che quello di giovedì non era un verbale sottoscritto dai sindacati, non era un'intesa, ma solo il punto di vista che il governo ci ha presentato. I ministri Gelmini, Brunetta e Sacconi ci hanno ascoltato dopo averci illustrato le linee guida del piano programmatico della legge 133. Per noi è un punto di partenza, e va registrato che finalmente si è avviato un confronto col governo che su questo ha dovuto fare retromarcia: fino a qualche tempo fa dicevano che con il sindacato non si discuteva, che eravamo conservatori perché ci opponevano alle riforme del governo. È una svolta, frutto delle grandi mobilitazioni dei mesi scorsi.

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Maestra unica e la classe ponte

Sciopero 12 dicembre 2008 - Immagini del corteo a Milano









sabato 13 dicembre 2008

Mariastella superstar

Il modulo è morto e sepolto

Commento all'intervista su La stampa della Gelmini

Così ha sentenziato Mariastella Gelmini in una intervista a La Stampa (“Quante bugie! Nessun dietrofront sul maestro unico”, 12.12.2008). “Voglio essere chiara subito: il maestro unico resta. Chiaro? Anzi: resta “solo” il maestro unico. Il modulo dei tre docenti su due classi è morto e sepolto per sempre”.
Ora, è evidente il tentativo da parte del fronte governativo di nascondere lo stato di difficoltà in cui si è venuto a trovare dopo le ingenti manifestazioni di dissenso e di protesta di genitori, insegnanti e studenti. Alcuni parziali passi indietro sono stati fatti. Congelata la situazione sulle superiori. Ammessa, almeno a parole, l’assegnazione di due insegnanti per ogni classe di tempo pieno. Confermato il tempo di 40 ore nella scuola dell’infanzia. E via dicendo. Ma a queste parziali e non ancora ben definite aperture il ministro Gelmini ha voluto far seguire alcune precisazioni, ribadendo alcuni punti fermi.

Innanzi tutto si riafferma la fine del modulo nella scuola primaria. “Il “modulo” come è stato concepito fino ad oggi non c’è più” ha ribadito il ministro.
Questo conferma da un lato il fatto che - sul piano politico-ideologico - l’obiettivo di fondo è “tornare a prima del ‘68” (Tremonti), “smantellando gli ultimi quarant’anni” (Gelmini). In questo senso si colpisce al cuore l’idea forte della riforma del 1990, il “gruppo docente”, il team, il principio del lavoro cooperativo in équipe. Dall’altro si conferma – sul piano economico - che il grosso del risparmio, nella scuola primaria, dovrà derivare dall’abolizione dei moduli (il 75% delle classi sul piano nazionale) e dalla loro sostituzione con l’insegnante unico, con conseguente riduzione di organico.
Una cosa comunque è certa: la fine dell’organizzazione modulare nella scuola elementare. Su questo la Gelmini ha ragione.

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venerdì 12 dicembre 2008

Via le compresenze e il modulo ... nessuna retromarcia


NESSUN DIETROFRONT SUL MAESTRO UNICO


intervista al Ministro Gelmini da La Stampa.it

La Gelmini ha incassato il colpo dell’Onda e ora deve fare marcia indietro. Così dicono di lei, signora ministro. Cosa replica?
«Siamo di fronte ad una ingegneria della mistificazione. Voglio essere chiara subito: il maestro unico resta. Chiaro? Anzi: resta “solo” il maestro unico. Il modulo dei due maestri su tre classi è morto e sepolto per sempre».

E chi è invece che mistifica?
«La sinistra. E’ veramente pazzesco: mi hanno fatto una guerra su questo, l’hanno persa e ora si inventano che io, pressata dai loro scioperi e dalle loro proteste, sono tornata sui miei passi con la coda tra le gambe. Ma scherziamo?».

Ministro, ma qualche cosa è cambiato o no? Adesso si parla di maestro unico come «opzione». Non è stato sempre così.
«Vede? Siete caduti anche voi nella rete della disinformazione. E’ stato sempre così, invece. Tale e quale da sei mesi, da quando queste cose le ho scritte nel piano programmatico. Andatelo a rileggere».

Allora facciamo come ai quiz televisivi: una domanda per volta. Le famiglie e le scuole possono o no fare delle opzioni sul maestro unico?
«No. Il maestro è sempre unico».

Allora su cosa possono farle?
«Sull’orario scolastico».

Si spieghi, prego.
«Un docente ha un orario di lavoro di 22 ore. Se si sceglie di adottare l’orario di 24 ore settimanali, quella classe avrà un maestro unico, più due ore fatte da quelli di materie specialistiche, come religione o inglese, per esempio. Idem se si opta per le 27 ore».

«Se poi però si sale alle 30 ore o addirittura al tempo pieno di 40 ore, è detto esplicitamente che i maestri sono due.
«Già, ma sono due nel senso che uno fa un certo numero di ore e quando ha finito arriva l’altro. Non c’è compresenza, non c’è modulo. Prima lavora uno poi lavora l’altro».

Senta, ministro, ma perché potendo scegliere una scuola a tempio pieno, o con un orario più generoso, una famiglia dovrebbe decidere di tenersi il «modello base» da 24 ore?
«Queste sono scelte educative che ogni famiglia fa autonomamente. La scuola deve solo offrire la possibilità di aderire a più modelli».

Ma se in una classe si alternano due docenti, il maestro unico salta?
«Uno sarà il maestro prevalente. Ma il “modulo” come è stato concepito fino ad oggi non c’è più».

Non c’era stato un parere della commissione Istruzione della Camera perché alle famiglie venisse data la possibilità di scegliere tra maestro unico e modulo?
«No. Mai. La commissione aveva suggerito di fornire alle famiglie la possibilità di poter optare tra diverse formule di orario, e questo suggerimento noi l’abbiamo recepito. Ma che c’entra tutto questo con il passo indietro sul maestro unico?».

E’ una mistificazione anche il fatto che ha stoppato la riforma delle superiori di un altro anno?
«Non ho fermato nessuna riforma. Tant’è che procederò nelle prossime settimane a varare i provvedimenti relativi anche a questo segmento dell’istruzione».

E che cosa ha fatto, allora, dato che ne ha rimandato l’attuazione al 2010?
«Ho deciso di dedicare più tempo ad una campagna di informazione presso le scuole e le famiglie, sul carattere e sulle novità di questa riforma varata dai miei due diretti predecessori, Moratti e Fioroni. Una campagna in questo senso partirà all’inizio dell’anno nuovo. Poi ci sono ancora alcuni pareri da acquisire, alcune decisioni da tradurre in provvedimenti normativi. Una cosa è fare le cose nei tempi giusti, altro è dare uno stop. Giusto?».

giovedì 11 dicembre 2008

la riforma slitta al 2010 ...

... ma solo quella delle superiori
Maestro unico su richiesta ...

"confermato il tempo pieno di 40 ore nelle elementari, dal governo marcia indietro, aveva ragione chi protestava"

Rinviata di un anno la riforma delle scuole superiori. E' il primo risultato del braccio tra mondo della scuola e governo condotto negli ultimi due mesi. Ma dall'incontro con i sindacati a Palazzo Chigi emergono altre importanti novità. Salta, in pratica, il maestro unico alla scuola elementare e viene confermato il tempo pieno di 40 ore alla scuola elementare. Le importanti novità, che rappresentano un'autentica marcia indietro dell'esecutivo, sono scaturite da un mini vertice svoltosi ieri tra il premier, Silvio Berlusconi, il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, il collega dell'Economia, Giulio Tremonti e il presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea.

La novità senz'altro più importante è lo slittamento di un anno (al 2010/2011) della riforma delle scuole superiori: licei, istituti tecnici. Per l'istruzione professionale è tutto ancora in alto mare. I regolamenti verranno presentati al Consiglio dei ministri del prossimo 18 dicembre ma la riforma partirà dal primo settembre 2010. "Per dare modo alle scuole e alle famiglie - si legge in una nota del ministero - di essere correttamente informate sui rilevanti cambiamenti e sulle innovazioni degli indirizzi". Sul secondo ciclo "si aprirà un confronto con tutti i soggetti della scuola sull'applicazione metodologico-didattica dei nuovi regolamenti".

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SLITTAMENTO ... VERITA' O TRAPPOLA?

Prima circolare del Ministero sull'attuazione della 169/2008
(scarica file)

Più che le agenzie di stampa o gli articoli dei giornali on line o le dichiarazioni a ruota libera cui Beata Mariastella Ignoranza e Fra-Inteso Berlusconi ci hanno quotidianamente abituato, contano gli Atti Ufficiali.
Ora, non vorrei smorzare gli entusiasmi e spero che corrispondano al vero le dichiarazioni sullo slittamento di un anno dell'attuazione della legge per quanto riguarda le scuole superiori, però per la Scuola Primaria e la Secondaria di Primo grado (medie) il Ministero ha prodotto la prima circolare (100/2008). La riporto di seguito, vi invito alla lettura e a trarne le debite conseguenze.

Leggi l'articolo
di Alberto Ciullini
sul sito di retescuole>>>

I dirigenti scolastici sullo spostamento delle iscrizioni

Le associazioni professionali dei dirigenti scolastici esprimono forti perplessità sul rinvio delle iscrizioni degli studenti al 28 febbraio.
Questo creerà gravi ostacoli al regolare svolgimento di tutte le operazioni (organici, mobilità, conferimento supplenze) indispensabili per il regolare avvio dell'anno scolastico. Inoltre non tiene in nessun conto tutto il lavoro di orientamento, ormai terminato, per alunni e famiglie, preannunciando una ampia modifica degli indirizzi delle scuole superiori.
La scuola non ha bisogno di corse affannose e improvvisate. Una seria riforma del secondo grado di istruzione non può essere avviata in modo così affrettato e precario, trascurando poi l'istruzione professionale. E' triste constatare che i cambiamenti vengano determinati da congiunture economiche e sempre meno da reali necessità formative.
In questo modo si sfugge ad ogni confronto con la scuola reale, vera ricchezza del nostro Paese.
I dirigenti scolastici, diretti responsabili verso l'utenza di tutta l'attività organizzativa e formativa collegata alle iscrizioni ed agli organici, vengono oscurati anche da quest'ultima circolare ed elevano una vibrata protesta, auspicando che finalmente si avvii un serio dialogo sul rinnovamento della scuola.
I presidenti di
Andis - Gregorio Iannaccone
DiSal - Roberto Pellegatta

Da tecnica della scuola

governo battuto alla Camera su 'fuga dei cervelli'

Il ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini accompagnata dail sottosegretario Gianni Letta dovrebbero incontrare i sindacati della scuola giovedì a ora di pranzo a Palazzo Chigi. La convocazione dell’incontro – informale, si precisa – è arrivata solo mercoledì sera. All’incontr sarebbe stata invitata anche la Cgil, proprio il giorno prima dello sciopero generale.

All’ordine del giorno del faccia a faccia: i regolamenti attuativi della legge 137 del 2008 e del relativo piano programmatico per la scuola che i tecnici del ministero starebbero preparando proprio in queste ore. Su quattro direttrici: razionalizzazione della rete scolastica, scuola primaria, licei, istituti professionali. Da ciò che trapela sembra che la proposta del governo ai sindacati sarebbe quella di passare dal “maestro unico” della prima stesura al “maestro prevalente” il quale, si spiega ora, dovrebbe essere sempre accompagnato da un docenti di inglese e uno di religione. E ciò darebbe seguito alle assunzioni in massa di insegnanti di religione già concordate con il Vaticano.

segue su l'Unità.it

Slitta la riforma?

Potrebbe essere rinviata all'anno prossimo la riforma della scuola contenuta nel decreto Gelmini. E' una delle ipotesi di cui stanno discutendo il Governo e i sindacati della scuola (sono stati invitati anche i confederali) nell'incontro in corso a Palazzo Chigi, alla presenza del sottosegretario Gianni Letta.

L'esecutivo - secondo quanto si è appreso da fonte sindacale - avrebbe presentato una bozza di documento che in parte recepisce le richieste arrivate dal mondo della scuola.

La scuola dell'infanzia, infatti, rimarrebbe sostanzialmente come è, alle elementari verrebbe garantito il tempo pieno con due insegnanti per classe (accogliendo in sostanza quanto contenuto nel cosiddetto 'Parere Aprea'), alle scuole medie l' orario sarebbe di 30 ore settimanali e non più 29 come ipotizzato e verrebbe garantito il tempo prolungato con la possibilità di arrivare a 40 ore. Inoltre, non verrebbe più innalzato il numero massimo di alunni per classe.

Il Governo, sempre secondo le stesse fonti, sarebbe, infine, disponibile ad aprire un tavolo sul precariato e in ballo ci sarebbe la possibilità di estendere ai dipendenti della scuola gli sgravi fiscali sulla retribuzione accessoria.

Da Repubblica.it

mercoledì 10 dicembre 2008

Prestiti d'onore per studenti meritevoli

Roma, 9 dic. (Apcom) - Il ministro della Pubblica istruzione e dell'università Maria Stella Gelmini promette i "prestiti d'onore" per gli studenti meritevoli. "Ho inserito i prestiti d'onore nelle linee guida. E ho già avuto alcuni incontri con importanti istituti di credito che si sono detti disponibili a finanziare questa tipologia di aiuto agli studenti", afferma Gelmini in un'intervista a 'Libero'.

"Se vogliamo immettere dosi di concorrenza nel mondo dell'università e se si vuole elevare la qualità media dell'istruzione terziaria, si arriverà all'abolizione del valore legale", afferma Gelmini.

Riforma troppo dura per i disabili

Assistenza a rischio per gli alunni disabili per la riduzione delle compresenze. L'allarme è stato lanciato dalla VII commissione del senato, che ha emanato il parere di sua competenza sul piano programmatico del ministero dell'istruzione, previsto dall'articolo 64 del decreto legge 112 il 3 dicembre scorso.La commissione ha raccomandato al dicastero di viale Tratevere di tener conto, nei nuovi parametri per la formazione delle classi, dell'esigenza di deroghe con riguardo alla presenza di alunni gravemente disabili. Tanto più che non si prevedono né compresenze né educatori esterni. E per garantirne l'assistenza la commissione ha anche suggerito di ridefinire la responsabilità in vigilando del personale non docente. Dal prossimo, anno, peraltro, è prevista una ulteriore riduzione del numero degli insegnanti di sostegno per cui vi sarà un docente di sostegno ogni due alunni disabili. E ciò comporterà forti difficoltà nel disporre il cosiddetto rapporto 1:1. Vale a dire, l'assegnazione di un insegnante full time per un solo disabile grave. Perché questo tipo di articolazione comorta, per compensazione l'assegnazione di un rapporto 1:4 (un docente per 4 alunni disabili) con tutte le limitazioni nella fruizione del diritto allo studio che ne derivano.Insomma, il problema c'è e va risolto.

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Legambiente scrive alla scuola pubblica

Cara scuola pubblica, scusaci se ti scriviamo come uno di un migliaio di circoli d’Italia. Nella nostra realtà locale abbiamo proposto un consiglio comunale monotematico, ma, purtroppo, la nostra richiesta non è stata ascoltata.

Oggi, nel campo dell’istruzione e dell’educazione si vive una campagna di denigrazione e di screditamento a livello nazionale, mentre a livello locale un silenzio assordante con cui, si intende “investire” sugli insegnanti, sulla storia e sulla cultura del nostro Paese. Il paradosso delle uscite ripetute di alcuni politicanti: dagli insegnanti fannulloni, alla “scoperta antropologica” degli insegnanti meridionali, dai cronici assenteisti agli incompetenti corresponsabili di una scuola additata come fabbrica di ignoranti con piccoli/ grandi “reati”, e per ultimo alle scarse perfomances da parte degli alunni e studenti, ha finito per oscurare il necessario dibattito intorno a questioni più complessive quali l’intero modello scolastico ed educativo o al riaggiornamento dei saperi e delle competenze.

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martedì 9 dicembre 2008

RETESCUOLE ADERISCE ALLO SCIOPERO DEL 12 DICEMBRE


Il 12 dicembre ci sarà uno sciopero generale indetto da una serie di organizzazioni sindacali su vari punti che riguardano tutte le categorie dei lavoratori, e tra questi punti c'è anche il no alle leggi Gelmini-Tremonti destinate a colpire mortalmente la scuola pubblica. Come sempre aderiamo a qualsiasi manifestazione, indipendentemente da chi l'abbia convocata, che abbia tra le sue rivendicazioni la difesa della scuola pubblica.


Siamo particolarmente interessati a questo appuntamento dato che, più di altre, sono le famiglie dei lavoratori ad avere interesse ad una scuola pubblica di qualità, perché è la sola che può garantire pari opportunità ai bambini e agli adolescenti di ogni gruppo sociale. Per questo vediamo con molta simpatia il 12, come occasione di incontro con meccanici, chimici, autisti, postini, impiegati, edili...

Purtroppo dobbiamo registrare che in quella stessa giornata a Milano ci saranno due diversi cortei. La maggioranza dei lavoratori e una minoranza di studenti partiranno da Porta Venezia, una minoranza di lavoratori e una maggioranza di studenti partiranno da Largo Cairoli.
In questi due mesi il popolo della scuola è riuscito a superare nei fatti e nelle piazze le divisioni dovute alle diverse appartenenze sindacali e/o politiche. E' l'unità dal basso la chiave del successo delle manifestazioni del 17, del 30 ottobre e del 29 novembre. Per questo nella gran parte delle scuole la divisione viene percepita come qualcosa di imposto "da fuori" e crea imbarazzo e disagio.

Come ReteScuole, rete di attivisti che da anni difende la scuola pubblica lavorando al servizio dell'autorganizzazione del popolo della scuola, siamo sempre stati favorevoli a muoverci "come scuole", e pensiamo che solo mantenendo ed estendendo questa unità sociale (non una unità di sigle, ma l'unità dei soggetti sociali che la scuola la fanno vivere: studenti, docenti, ata, genitori) possiamo sperare di resistere al feroce attacco che ci è stato mosso. Per questo ci rifiutiamo di scegliere tra campi la cui divisione non corrisponde al volere e al sentire del popolo della scuola. Sfidiamo chiunque a dimostrare che un corteo unico non sarebbe quel che la gran parte di studenti e lavoratori della scuola avrebbe auspicato.

Di fatto, il filtro rappresentato dalle diverse identità politiche e/ o sindacali impedisce a due soggetti sociali potenti, quello dei lavoratori e quello della scuola, di "incontrarsi" e mescolarsi. Se questo fosse accaduto, pensiamo, sarebbe stato un bel botto. Ed anche un bello spavento per la nostra comune controparte. Il fatto ad esempio che giovani metalmeccanici marcino da un lato e giovani universitari da un altro senza incontrarsi pur avendo gli stessi obiettivi, ci sembra, francamente, incomprensibile.

Non intendiamo drammatizzare questa divisione. E' già importante che sigle sindacali di così diverso orientamento abbiano scelto una giornata comune di sciopero. Quindi lavoreremo perché nella scuola questo sciopero, che è anche, lo ripetiamo, contro le leggi Gelmini- Tremonti, sia un successo. Ci sottraiamo però alla richiesta di dover scegliere a quale corteo partecipare. Non ci sarà in nessun corteo uno "spezzone ReteScuole". Ma noi tutti saremo in tutte le piazze che il 12 si animeranno dei colori del mondo del lavoro e della scuola.

Non vogliamo però perdere l'occasione di far incontrare i due soggetti sociali che ci piacerebbe fossero alleati. Per questo facciamo appello a tutti i comitati e a tutti i coordinamenti per costituire delle "batterie", come avevamo fatto anni fa in occasione di uno sciopero generale che aveva tra i suoi bersagli la Moratti e raccoglievamo firme contro la sua riforma. Una "batteria antigelmini" pensiamo possa essere costituita da 3-4 persone, dove una suona un tamburo o batte dei piatti, e un paio volantinano ed offrono i nostri gadgets, e un'altra regge la nostra bandiera gialla con una lunga asta e tutti sono bardati con cartelloni esplicativi. Se formeremo molte di queste visibili batterie per percorrere in lungo e in largo i due cortei mescolandoci ai diversi soggetti sociali daremo la possibilità alla massa di lavoratori di conoscerci, di chiacchierare, di valutare la possibilità di integrare i nostri comitati, di prendere coscienza del pericolo che grava sulla scuola pubblica e sui loro figli. Uniremo, col giallo unitario del popolo della scuola, i due cortei divisi.

Lo sappiamo che apparirà una proposta un po' stramba e difficilmente comprensibile per chi è abituato a porre sulle spalle dei soggetti sociali il peso strabordante della propria volontà d'affermazione identitaria. Noi, però, siamo certi che dai nostri fratelli lavoratori e dalle nostre sorelle lavoratrici saremo accolti con simpatia, perché tanti di loro li incontriamo già tutti i giorni fuori dai cancelli delle scuole col "vestito" di genitore, e ognuno di loro ha attraversato la scuola, chi con gioia chi con dolore, ma sempre riconoscendola come luogo "libero", sino ad ora, dalle logiche dei padroni del mondo.

quelle e quelli di ReteScuole

CHI VOLESSE PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE
COME "POPOLO DELLA SCUOLA"
IN UNA DELLE NOSTRE BATTERIE GIALLE
SCRIVA A VIVA LA SCUOLA

Dalla parte di voi ragazzi

di Tania Pascucci

Lunedì primo dicembre, ore 8.00. Arrivo, come di consueto, all’ingresso della succursale del Liceo Scientifico “F. Enriques” di Livorno, Via Calafati; il vento, lì sul mare, imperversa, e quando scendo dalla macchina per raggiungere i cancelli della scuola ho i brividi. Gli studenti si stanno organizzando per la loro manifestazione, non sono molti, per la verità, dentro di me penso che è probabile che il loro corteo si riveli un “flop” e mi scappa detto: “ma dove andate con questo tempo?”, non attendendo una loro risposta. Ma dentro di me il dialogo con loro continua e gli dico: “ma dove volete stare meglio oggi, con questa bufera, se non in una scuola calda e accogliente (si fa per dire)? Lasciate per un po’ la piazza e venite a istruirvi, perbacco! Rischiate di ammalarvi e basta.”
Entro nell’edificio e scopro che il secondo piano è completamente allagato; la mia classe è vuota, eppure ai cancelli ho intravisto solo tre mie studentesse intenzionate a manifestare. Mah! L’egocentrismo tipico dei docenti che, come me, credono di svolgere un’utilissima funzione per la società, mi assale e comincio a valutare quest’assenza collettiva come una sorta di attacco personale, un affronto al mio lavoro (“che palle, mamma” direbbe mia figlia di dodici anni). In realtà valuto anche la possibilità di una riuscita della loro mobilitazione, poi in fondo sono anni che non li vedevo così convinti e impegnati, direi dai tempi del social forum a Firenze.

Segue sul sito di Retescuole>>>


lunedì 8 dicembre 2008

Un mondo di fannulloni e di ... "pecoroni"

Un'altra uscita destinata a scatenare un putiferio di reazioni. Durante una lectio tenuta oggi all'Università Luiss, il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, ha detto «Non mi piace lo slogan "questa crisi non la paghiamo" e non mi piacciono le generalizzazioni: non esistono i giovani come categoria. I giovani sono a volte anche molto pecoroni».

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le classi ponte


Immagini dell'intervento di Tullio De Mauro alla Sapienza:
"Le classi ponte portano alla ghettizzazione" (del 4-12-2008)

Clicca qui

Tremonti dà i numeri; la scuola, giudizi

Correva l’anno 1993 quando le molte sperimentazioni (già in corso dalla fine degli Anni Settanta, a partire dalla Legge 517/77, per sostituire la “pagella con voti” con uno strumento capace non solo e non tanto di “quantificare” i risultati finali quanto di descrivere processi e risultati nella loro evoluzione) trovarono una ufficializzazione e codificazione nella cosiddetta “scheda di valutazione” impiegata dal 1993-94 in tutte le scuole elementari e medie.

La scheda adottata da quell’anno era costituita di quattro parti o Quadri: Q1 per la definizione della situazione di partenza; Q2 per la descrizione di percorsi individualizzati; Q3 per la valutazione degli apprendimenti nelle varie discipline o ambiti disciplinari; Q4 per il giudizio cosiddetto “globale”.

Al suo apparire la scheda suscitò inizialmente dubbi e perplessità: era indubbiamente abbastanza complessa, certamente più “lunga” da compilare rispetto alla tradizionale pagella, talvolta risultava di difficile comprensione per studenti e genitori (e infatti non doveva essere considerata un documento da “mandare a casa e far firmare”, ma uno strumento da illustrare con chiarezza e trasparenza tanto agli allievi quanto ai genitori). Con tutti i suoi limiti, l’adozione della scheda di valutazione, negli anni, ha comunque avuto una serie di ricadute positive sulle diverse componenti della scuola.

Continua sul blog "La poesia e lo spirito"

La Prima della Scuola ... 7 dicembre 2008




(youreporter.it)







RASSEGNA STAMPA

Servizio su TG3 lombardia

Articolo e Foto da Corriere.it

Foto da Repubblica.it

Foto di Retescuole

News Repubblica.it

sabato 6 dicembre 2008

Uno spot per la ricerca

postato come risposta a quello della Gelmini sul suo canale YouTube



P.S. posso testimoniare che alcuni commenti, ora che la moderazione è stata tolta, vengono cancellati in seguito ... io ne avevo lasciati due, spariti!
Viva la scuola

Da Bologna il punto della situazione


l'
Assemblea Scuole Bologna

FACCIAMO IL PUNTO (N. 1 – dicembre 2008)
L’Assemblea genitori ed insegnanti delle scuole di Bologna e provincia ha predisposto questo documento, per cercare di riflettere ed informare su quanto la nostra lotta abbia fino ad ora ottenuto, su come pensiamo debba proseguire, di quali strumenti si possa dotare.

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Ecco i dati definitivi dello sciopero

Il 30 ottobre 2008 la Scuola si è fermata, ma il ministro non lo sa

Hanno scioperato i due terzi dei lavoratori. Il Ministero, su nostra richiesta, ci comunica i dati definitivi ma non li pubblica sul suo sito.

In un Paese normale un ministro non direbbe che il mondo della scuola è con lei se contro i suoi provvedimenti scioperano quasi 670.000 lavoratori della scuola.
In un paese normale il ministero avrebbe comunicato i dati definitivi dello sciopero, anziché fermarsi ai dati provvisori che riguardavano meno della metà del personale.
In un Paese normale, quando scioperano i 2/3 dei docenti un ministro potrebbe anche dimettersi.

Sul sito del Ministero, nell'ultimo mese, c'è un resoconto dettagliato e ossequioso degli incontri della Ministra Gelmini con docenti, associazioni e studenti. Ricorrono con insistenza due parole che suonano beffarde, "confronto" e "incontro", purtroppo non troviamo quelle che contano, che testimoniano il dissenso del mondo della scuola sul merito e sul metodo dei provvedimenti adottati: "adesione" e "sciopero".

Eppure, il 30 ottobre, si è trattato di un evento, di una giornata storica, la pacifica invasione della capitale con il corollario delle tante manifestazioni che hanno percorso l'Italia. Tutto questo, unito alla più alta adesione ad uno sciopero della scuola che il Paese ricordi, avrebbero dovuto consigliare al Ministro ed al governo tutto un ripensamento.

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Il web per il movimento come i tazebao per il maggio francese

Come si fa a disgiungere l'Onda, e più in generale i movimenti sociali degli anni 2000, dall'uso del web? Sarebbe come pensare al maggio francese senza i manifesti serigrafati o le scritte sui muri. Da Indymedia ai blog degli studenti in mobilitazione, siamo ormai abituati a leggere e produrre notizie e punti di vista, e a discutere con gli altri su Internet. Nel corso degli ultimi anni articoli, libri, ricerche sul ruolo della rete nei nuovi movimenti si sono sprecati. Ma sono i media a determinare i movimenti? Che ruolo hanno quindi i blog, Facebook, YouTube e gli altri media collaborativi, cioè quelli che chiunque può produrre gratuitamente dal computer di casa? Lo abbiamo chiesto ad Adam Arvidsson, un sociologo che da Copenhagen è arrivato da poco alla Statale di Milano. Arvidsson si occupa di media digitali e comunicazione ma anche del ruolo dei brand nella cultura dei consumi.

La protesta corre sulla rete?
I media che troviamo sul web non sono altro che i media che sono entrati nella pratica quotidiana della nostra generazione, quindi usare Facebook non è diverso che usare il telefono: il tempo del feticismo della rete è passato. Non penso che l'uso di Internet cambi le dinamiche della protesta. Ovviamente è utile per mobilitare e diffondere informazioni in modo più efficiente del classico volantinaggio, ma non causa cambiamenti radicali.

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Costituzione dimenticata

di Miriama Maffai

Giulio Tremonti era noto fino ad oggi come il più rigoroso, persino spietato ministro dell'Economia, tanto da essere soprannominato "signor no". Qualcuno, non solo dell'opposizione ma anche della maggioranza, gli chiedeva di allargare i cordoni della borsa a vantaggio dei pensionati, o dei licenziati, o dei precari? No, non si possono purtroppo sforare le cifre del bilancio, rispondeva il nostro ministro. La riposta fino a ieri era sempre la stessa: no. "Tagliare, tagliare le spese" era il suo mantra. Crolla il soffitto di una scuola a Rivoli e si scopre che molte altre scuole sono a rischio?
Occorrono fondi per mettere le nostre scuole a norma? No, la risposta è sempre no. Il bilancio dello Stato non lo consente.
[...] Naturalmente nessuno contesta il diritto "inalienabile" delle famiglie di educare i figli secondo le proprie convinzioni etiche e religiose. E non ci risulta che nella nostra scuola pubblica si faccia professione di ateismo. E l'insegnamento della religione non è affidato a docenti scelti dai rispettivi Vescovi? Cosa si vuole dunque di più?
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La crisi non è uguale per tutti e nemmeno i tagli alla scuola.

di Luciano Muhlbauer

È questo l'inequivocabile messaggio che oggi viene ribadito con forza e sfacciataggine dal governo con la decisione di ripristinare i fondi per la sola scuola privata.
E' stato infatti sufficiente che il responsabile per la scuola della Cei, il massimo organismo dei vescovi italiani, cioè monsignor Stenco, minacciasse la mobilitazione degli istituti cattolici per ottenere, quasi in tempo reale, un emendamento governativo alla Finanziaria che ripristina i fondi alle private. Niente tagli dunque alla formazione privata.

E quella pubblica? Ebbene, tutto come prima: confermati gli 8 miliardi di tagli. Mesi di cortei, scioperi, lezioni all'aperto, occupazioni da parte di centinaia di migliaia di studenti, insegnanti e genitori della scuola pubblica non sono stati sufficienti per far cambiare idea all'esecutivo di centrodestra.

Due pesi e due misure. Non è che ci stupiamo, anche se fa un po' specie quando te lo sbattono in faccia come se fosse la cosa più normale del mondo.

bozza dei regolamenti di attuazione della legge 169


Il settimanale Tempi ha letto la bozza dei regolamenti di attuazione della legge 169 che il ministro Mariastella Gelmini si appresta a firmare di cui si fa notare:

N.B: le classi a tempo pieno saranno attivate “nel limite dell’organico assegnato. A livello nazionale rimane confermato il numero dei posti attivati complessivamente per l’anno scolastico 2008/2009. Ulteriori incrementi di posti per le stesse finalità possono essere attivati, in sede di definizione degli organici, sulla base di economie realizzate ad altro titolo”. Il che significa che per l’a.s. 2009/10 il numero di classi a tempo pieno rimane l’attuale; per i successivi i risparmi eventualmente realizzati saranno utilizzati per incrementarlo. Inoltre la bozza specifica che “Per la determinazione dell’organico di dette classi è confermata l’assegnazione di due docenti per classe. Ai fini di una maggiore diffusione del tempo pieno si procede alla riduzione delle compresenze e all’impiego delle disponibilità orarie così realizzate”. Il che significa che l’attuale divisione dell’orario cattedra nelle classi a tempo pieno viene mantenuta (e anzi consacrata, dato che fino a ora i due docenti per classi erano una consuetudine, non sancita da alcuna norma); solo vengono eliminate le due ore settimanali - due - in cui entrambi i docenti erano in classe insieme.

La Gelmini su YouTube accusata di censura

La ministra Gelmini in posa “brava ragazza”, maglioncino color ciclamino, tristissime tendine bianche e ficus benjamin da ufficio: è questa l’immagine che si sta replicando su internet. Replicando. Perché l’annunciata apparizione su you-tube del ministro dell’Istruzione, che è avvenuta nottetempo (alla mezzanotte di mercoledì) per parlare al mondo dello stato della scuola italiana, è andata via moltiplicandosi durante la giornata, ripresa e ripubblicata dagli youtuber che denunciano la censura ai commenti nel sito ufficiale del ministro. Perché la notizia, alla fine, è diventata proprio questa: diecimila visite alle 18 di giovedì sul sito “ufficiale” del ministro, e una lunga litania di proteste nei commenti dei siti “replicanti”. Un giallo di semplice soluzione, a quanto pare: il video ministeriale sarebbe moderato, via le parolacce, via gli insulti, ma anche una robusta sforbiciata ai commenti. E chi vuole trova altri luoghi per discutere.
Alle 18 di giovedì i video sono ormai diventati sette. Per discutere liberamente, scrivono, “senza parolacce e insulti”, come avvertono gli youtuber. Ma non tutti “resistono”: “michelozzo 09”, che ha coperto con un bavaglio nero il volto della ministra, per scriverci sopra “rispettate le regole di internet, niente censura nei commenti”, resta in rete una mezz’ora appena. Ben presto non si può più aprire il sito, e nel banner appare la scritta: “questo video è stato rimosso dall’utente”. Qualcuno gli ha gentilmente chiesto di farlo? Probabilmente sì, perché Michelozzo svelto ne riapre un altro… Che ha fatto di male? Certo non sarà quel cespuglio di capelli alla Carapezza che ha aggiunto a Maria Stella a far gridare allo scandalo…

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venerdì 5 dicembre 2008

la Chiesa attacca Il governo annulla subito i tagli

Non sono servite manifestazioni, sit-in, o lezioni all'aperto. E' bastata la minaccia della mobilitazione delle scuole cattoliche per far cambiare idea al governo nel giro di qualche ora. I fondi per le scuole paritarie "vengono ripristinati", ha assicurato il sottosegretario all'Economia Giuseppe Vegas a margine dei lavori della commissione Bilancio del Senato sulla finanziaria. "C'è un emendamento del relatore che ripristina - dice Vegas - il livello originario, vale a dire 120 milioni di euro. Possono stare tranquilli, dormire su quattro cuscini". Nonostante le rassicurazioni, anche il Papa ha fatto sentire la propria voce: "Gli aiuti per l'educazione religiosa dei figli - ha detto Benedetto XVI - sono un diritto inalienabile".

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Cavallo di Troia

La nostra Ministra, insieme a quelli che lei rappresenta, fa fatica a digerire il fatto che "l'onda" che la contesta è un movimento partito da basso, politico perché di politica si parla, ma assolutamente non partitico. E' chiaro dall'ossessività con cui viene pronunciata la parola "sinistra" in ogni minimo intervento venga fatto sul tema scuola, incuranti del fatto che la scuola pubblica non ha un'appartenenza politica. Incuranti del colore della nostra bandiera che non è rossa e non è nera, ma gialla. Una bandiera che rappresenta studenti, insegnanti e genitori, cittadini di diverse parti politiche, riuniti insieme con l'unica missione di salvare la scuola pubblica di "tutti". Non credo che tutti gli elettori di centro destra, una volta dequalificata la scuola pubblica si possano permettere di mandare i figli in istituti privati. Quindi la gente di buon senso riflette attentamente sulle conseguenze di questa manovra. E si informa. Altra cosa difficile da accettare per chi ha il monopolio dell'informazione, la ricerca di approfondimenti sull'argomento, oltrepassando la rapida notizia televisiva.

Con questo canale su YouTube la Ministra, e chi la manovra, cerca di penetrare appunto in "basso" nel luogo della protesta più viva, manipolando l'informazione (la moderazione ai commenti dimostra proprio questo) laddove non è possibile però passare inosservato: la rete.
Un "cavallo di Troia" tardivo e un po' scontato che dimostra l'assenza assoluta di pudore di una classe politica potenzialmente pericolosa.

Donatella
Viva la scuola

giovedì 4 dicembre 2008

Dovremmo essere grati alla Gelmini

Di Alberto Alberti

Dobbiamo essere grati alla Gelmini che, con i suoi tagli alla scuola pubblica, ha reso evidente “di che lacrime grondi e di che sangue” la finanziaria di Tremonti. Del resto, l’abbattimento di quello che la Moratti bollava come “il monopolio statale” è stato sempre il vero obiettivo del blocco sociale che ci governa. I colpi di machete con cui viene ridotto drasticamente l’orario e vengono tagliati 130 mila posti e quasi 8 miliardi di euro in tre anni, non sono misure accidentali e contingenti, dettate dalla necessità di far cassa o dalla tristezza dei tempi. Si tratta propriamente di interventi ben mirati, che fanno parte integrante di un disegno politico istituzionale complessivo, alla cui base c’è la condanna - “senza se e senza ma” - della scuola pubblica, in quanto fornitrice di uguali opportunità per tutti i cittadini.

[…] Sto dicendo cose note, che la protesta di studenti, insegnanti, genitori ha reso chiare a tutti. Invece non mi pare che si stia facendo sufficiente chiarezza sulla macchina mediatica che accompagna l’azione del governo con effetti che alla lunga possono essere più devastanti e profondi degli stessi “tagli” di Tremonti e Gelmini.
Perché non riguarda le singole misure adottate. Nel gran parlare di scuola, in TV o sui grandi organi di stampa, non sentirete mai un’analisi delle ragioni pedagogiche che consigliano il grembiule o il voto numerico.

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Compresenza: battaglia arretrata o conquista da mantenere (per migliorare)?

di Marco Pistoi

Leggendo l’intervento di Reginaldo Palermo non riesco a comprendere per quali motivi la richiesta di salvaguardare le ore di compresenza si possa definire una “battaglia arretrata” che “sottende ad una visione angusta e semplicistica”… tanto più scorrendo le ragioni espresse nell’articolo.
In particolare, concordo sul fatto che la questione della compresenza sia più complessa di una “semplice questione aritmetica”, ma proprio per questo ritengo importante mantenere e “difendere” le compresenze.

Viene giustamente ricordato che in alcune classi, in cui l’insegnamento della lingua inglese è affidato agli specialisti, la compresenza dei docenti può superare le 4 ore.
In questi casi, come descritto, tali “ore in più” sono utilizzate per attività di sostegno ad alunni stranieri o con diagnosi di difficoltà specifiche di apprendimento. Perché rinunciare a questa opportunità? È difficile considerarle solo in termini di costi…

Naturalmente tali attività devono essere “produttive” e progettate con serietà, non improvvisate o distribuite con “leggerezza”. Sono (dovrebbero essere …) ore di insegnamento a tutti gli effetti.
Allo stesso modo la compresenza “classica” dei docenti (4 ore) deve essere “qualificata, sul piano pedagogico e organizzativo” (concordo ancora una volta…) Ma questo discorso vale per ogni ora (e minuto) che un insegnante passa a scuola, sia esso impegnato in lezione frontale, attività di laboratorio o uscita didattica… Ai dirigenti scolastici l’arduo compito di vigilare!
La possibilità che in talune circostanze la compresenza non sia utilizzata e sfruttata al meglio esiste, lo riconosco, ma non deve diventare un alibi per proporne l’abolizione. È un altro problema. Che va risolto. Ma è un altro problema.
Non penso, infine, che “ per dispiegare appieno la propria funzione, la compresenza, necessiti di attrezzature e spazi adeguati” o particolari (anche se l’aspetto evidenziato non è da sottovalutare). Molto si può fare anche in una sola aula (penso per esempio alla gestione di gruppi cooperativi), o sfruttando il laboratorio di informatica o il locale biblioteca…(di necessità virtù…). La differenza la fanno ancora una volta gli insegnanti, la qualità della loro azione educativa e …il tempo che hanno a disposizione!

Chi come me vede con preoccupazione il futuro del tempo pieno, chiede la salvaguardia delle ore di compresenza proprio perché non si accontenta di un “prolungamento orario” più o meno garantito e guarda alle possibilità dell’autonomia didattica e dell’innovazione senza cancellare con un colpo di spugna quanto di buono la scuola (nonostante tutto!) ha saputo offrire e può ancora proporre, attingendo anche da quel “vecchio armamentario” che si dice andrebbe superato.

C’è ancora molto da fare, lo so. Salvaguardare il tempo pieno non basta.


Propaganda vs istruzione

La propaganda è parte integrante della politica moderna, anzi ne costituisce da tempo il fondamento. Politici e pubblicitari non sono poi così lontani. Entrambi hanno un solo obiettivo: vendere i propri prodotti. E per farlo debbono necessariamente esaltarne gli aspetti positivi, mascherando naturalmente quelli negativi. È difficile pensare a qualcosa di più lontano dal concetto di istruzione. Come scriveva il pedagogista russo Sergej Hessen nel secolo appena tramontato, la differenza tra la propaganda e l'istruzione è che quest'ultima impone all'uomo ciò che deve pensare, mentre la prima insegna all'uomo come dovrebbe pensare. Il termine “istruzione” rimanda al latino “in-struere”, che significa “comporre”, “costruire”, “fabbricare”. Dunque, si tratta di un processo, graduale, di formazione dell'individuo. Propaganda, invece, rimanda al latino “pagare”, che significa piantare, fissare, consolidare. “Pro-pagandare” significa letteralmente “moltiplicare per via di riproduzione” o anche “spandere”, “estendere”, “diffondere”. Ecco perché – sostiene Hessen – la propaganda è calcolata per una produzione di serie e l'uomo è per essa una particella della folla, non una personalità che possiede un valore insostituibile. l'individuo è semplice mezzo, un numero tra i tanti, un elemento puramente quantitativo.

Propaganda e istruzione, dunque, esprimono concetti contrari: si tratta di veri e propri ossimori. Di conseguenza, un politico (che fa propaganda) ed un insegnante (al quale spetta il compito di istruire) non potranno che parlare lingue diverse: tutto interessato a propagandare il proprio prodotto il primo, intento invece a difendere il valore insostituibile dell'individuo, sia egli un docente o un discente, il secondo. Non è un caso che negli ultimi anni si sia parlato di istruzione ricorrendo spesso a veri e propri spot pubblicitari, semplici e a loro modo molto efficaci: “qualità”, “efficienza”, “internet, inglese e impresa”, “emergenza educativa” e, chissà, un domani forse anche “simpatia”, “convenienza” e “cortesia”. Annegate in una marea di immagini e informazioni di ogni genere, con il piede ben piantato sull'acceleratore così da consumare tutto e nel minor tempo possibile, le società moderne non possono che recepire la propaganda come verità, dotate per altro anche di un certo appeal, e considerare l'istruzione un retaggio del passato, un inutile, noioso e costosissimo peso di cui liberarsi al più presto. Un lungo processo (istruzione) non può che soccombere di fronte ad un eterno presente (propaganda).

Hessen invita alla resistenza: “l'istruzione deve conservare i suoi propri diritti di fronte alla vita”. Insomma, i valori non si barattano! Ma – continua – affinché tale resistenza possa avere una qualche chance di vittoria occorre che la scuola si trasformi radicalmente, “da un astratto istituto d'insegnamento in un concreto istituto d'istruzione”.

da pavonerisorse.it

Il video debutto della Gelmini

Mariastella Gelmini, Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, apre il proprio canale su Youtube.



Dice la Ministra: «Una cosa però non farò mai è difendere lo status quo o arrendermi ai privilegi o agli sprechi. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare e lo dobbiamo fare insieme».

Su YouTube c'è la possibilità di commentare il video ... ovviamente, come c'era da aspettarsi è attivata la moderazione, ma qualche critica ben argomentata magari abbiamo la fortuna di farla passare.
E' anche istruttivo leggerli i commenti, secondo me.
Probabilmente la Ministra pensa di avere scoperto il "cavallo di Troia" ...
Viva la scuola

Notizie dal Ministero

Oggetto: Riordino degli ordinamenti scolastici e conseguente fissazione al 28 febbraio 2009 del termine per le iscrizioni relative all’anno scolastico 2009/2010, ai fini di un’adeguata azione di orientamento per gli studenti e le famiglie.

LEGGI QUI

Debolezze del ministro e forza del movimento

di Mario Piemontese

Il 2 dicembre, in occasione della discussione del Piano programmatico in VII Commissione Cultura del Senato, il ministro Gelmini ha messo in scena la solita farsa.
L’esordio del suo discorso è stato a dir poco raccapricciante: “la razionalizzazione delle spese rappresenta una necessità, indispensabile e propedeutica per la riforma, anche alla luce delle più recenti tragedie”.
In poche parole il ministro sostiene che la tragedia di Rivoli sia stata causata dall’eccessiva quantità di personale scolastico: secondo la Gelmini con 132.000 dipendenti in meno gli edifici scolastici saranno più sicuri!
[...] La Gelmini ha capito che genitori, insegnanti e studenti non sono dalla sua e vuole quindi bloccare tutto fino a quando non potrà imporre per legge la sua riforma. In questo modo però non si è accorta di aver mostrato tutte le sue debolezze.
leggi il seguito>>>

Anche al Senato parere favorevole condizionato


Anche la commissione istruzione del Senato si spacca.
La maggioranza esprime parere favorevole con alcune condizioni;
l'opposizione parere contrario
Leggi il parere di approvazione e proposta di parere contrario sul
sito di ReteScuole

mercoledì 3 dicembre 2008

Slitta al 28 febbraio il termine per le iscrizioni

(ANSA) - ROMA, 2 DIC - Slitteranno di un mese le iscrizioni del prossimo anno scolastico. Lo ha deciso il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini.Le famiglie avranno piu' tempo per orientarsi nelle scelte. Il ministero, infatti, sta procedendo alla riforma degli ordinamenti scolastici e ci sono tempi tecnici (il piano dovrà essere presentato, tra l'altro, anche ai sindacati) che rendono opportuno rinviare la scadenza per le iscrizioni, di solito stabilita al 30 gennaio.

martedì 2 dicembre 2008

Da Palermo a Milano l'Onda è di nuovo in movimento

Milano, Pisa, Palermo: l’Onda è di nuovo in movimento. Dal nord al sud d’Italia sta cominciando a riemergere in vista della marea del 12 dicembre, la giornata di sciopero generalizzato indetto dalla Cgil a cui parteciperanno anche gli universitari per riempire strade e piazze, e manifestare, ancora e ancora, contro la cosiddetta «riforma» dell’istruzione, e in particolare contro il decreto legge 180 già approvato al Senato. Per il governo, un provvedimento recante «disposizioni urgenti per il diritto allo studio e la qualità del sistema universitario e della ricerca». Per l’Unione degli universitari (Udu), incubo del ministro Mariastella Gelmini, solo «l’ennesimo provvedimento approvato senza un dialogo con il mondo accademico e nemmeno con l’opposizione», che rischia di aggravare il blocco del turn-over per le università che spendono troppo in stipendi al personale, «condizione in cui entreranno a breve una buona parte degli atenei visti i tagli considerevoli al Fondo di Finanziamento Ordinario».
Segue>>>

APPELLO: Per una valutazione degli apprendimenti

di Daniela Bertocchi

Un gruppo di docenti e formatori nel campo dell'educazione linguistica ha redatto il documento sulla valutazione che incollo qui sotto.
Ci auguriamo possa arginare la deriva verso il "ritorno al voto", voluta dal Decreto Gelmini, cancellando di colpo anni di esperienza e di buone pratiche nelle scuole, aiutare chi sostiene una battaglia per una valutazione funzionale all'apprendimento e contribuire a promuovere nelle scuole e nel paese una crescita culturale e professionale su questi temi.
Se si è d’accordo sui contenuti del documento, si prega di sottoscrivere e diffondere, in particolare nei Collegi Docenti.
Per sottoscrivere, seguire le indicazioni in calce al documento e inviare a questo indirizzo:valutazionedoc@gmail.com

Per i primi firmatari del documento,
Daniela Bertocchi
Prima diffusione a cura delle riviste “insegnare”, del CIDI e “lend”, Lingua e nuova didattica

LEGGI SUL SITO DI RETESCUOLE

Scuola e immigrazione

Scuola e immigrazione: per Gelmini “occorre un supporto aggiuntivo ai ragazzi immigrati”.
Il ministro della Pubblica istruzione si dice “favorevole alle classi ponte”.


“Sono favorevole alle classi ponte ma ci saranno anche corsi pomeridiani di italiano per stranieri” è quanto ha dichiarato il ministro della Pubblica istruzione Maristella Gelmini in un’intervista al quotidiano “La Stampa”.
Il ministro, che per la prima volta si è espressa sulla proposta della Lega Nord, ha poi detto di non sapere ancora come saranno organizzate: “si formerà una classe, è un problema didattico, organizzativo, non certo di razzismo”. La Gelmini ha poi ribadito che corsi aggiuntivi per studenti stranieri sono comunque necessari, al di là della forma prescelta.

Dal sito Immigrazione oggi

Il precariato non è un’emergenza, è un’idea di scuola e di società

Sin dai tempi della specializzazione all’insegnamento non mi aveva mai spaventato l’idea che dovessi farmi quei quattro o cinque anni di gavetta, di apprendistato, di anticamera. In fondo, dai racconti dei miei genitori e dei loro amici, un po’ tutti gli insegnanti, da sempre, si erano trovati nella medesima condizione. Sino a qualche tempo fa all’interno del mondo della scuola non si parlava affatto di precariato, di contratti a tempo determinato - per quanto invece ce ne fossero regolarmente - o di assunzioni a rischio: l’attesa per una cattedra, specie per le discipline canoniche, era prassi consueta, formativa, disciplinante, finanche utile perché il futuro docente di ruolo avesse dalla sua un insieme di abilità pressoché consolidate.

Insegno da quattro anni nei licei, soprattutto allo scientifico, ho sgomitato a destra e a sinistra, nonostante il mio punteggio da sissino fosse già alto, per due anni consecutivi ho preso un aereo e me ne sono andato a Barcellona ad insegnare al liceo scientifico italiano. Una possibilità da non perdere secondo alcuni, un colpo di fortuna per molti altri. Eppure la realtà più amara di questo nostro nuovo precariato non risiede tanto nelle destinazioni: quanti, infatti, delle passate generazioni, si sono fatti le ossa nelle scuole del Nord Italia, nelle province di montagna, pur di accumulare punteggio?

Il problema per noi oggi non sta tanto nell’incapacità di totalizzare punti. Tra una supplenzina ed un’altra, tra un master on line ed un corso di specializzazione, entrambi a profumato pagamento, i punti si trovano e si ammucchiano certosinamente per la tanto sospirata entrata in ruolo. La condizione più umiliante per i supplenti nella scuola di oggi sta nella precarietà degli stipendi, nella loro saltuarietà, per quella beffa che s’aggiunge al danno dell’incertezza del lavoro.

Segue>>> sul sito la poesia e lo spirito