venerdì 6 febbraio 2009

Il Provveditore ritira la circolare sulle iscrizioni. Dirigenti scolastici incerti e confusi.


di G. Gandola e F. Niccoli

A Milano il Direttore dell’Ufficio scolastico provinciale ha ritirato la Circolare sulle iscrizioni alla scuola primaria del 2 febbraio scorso con la quale si chiedeva ai dirigenti scolastici di formulare, in via previsionale e come prima ricognizione, proposte di quadri orari e quindi di organici. A noi una simile iniziativa - in un contesto ancora caratterizzato da un quadro normativo indefinito e discutibile, quando non è ancora chiaro sulla base di quali parametri il MIUR intende assegnare gli organici e, soprattutto, ad iscrizioni ancora in corso nelle scuole, quando ancora i genitori devono esprimersi - era sembrata francamente improvvida e iperrealista.

Nel corso della Conferenza di servizio con i dirigenti scolastici di giovedì 5 febbr. il dott. Lupacchino ha affermato che questa circolare – che doveva avere appunto lo scopo di una prima ricognizione delle possibili richieste delle scuole in modo da avere un’idea della consistenza organica necessaria- era stata suggerita da un gruppo di lavoro ristretto di dirigenti scolastici costituito dall’USP ma che di fatto aveva finito per creare più problemi interpretativi e confusione che altro. Di qui la decisione di ritirarla, esentando i dirigenti scolastici e le scuole dalla compilazione. Questo spiega perché già nei giorni scorsi la circolare in oggetto non era più reperibile nel sito dell’USP.
Il direttore ha ribadito più volte la sua intenzione di difendere il più possibile la dotazione organica esistente, consolidata nel corso degli anni nella provincia di Milano, assicurando che il tempo pieno nella primaria avrà il doppio organico e che verrà fatto il possibile per garantire il tempo mensa anche nelle situazioni di 27 e 30 ore con rientri pomeridiani. Più o meno stesso ragionamento per la scuola secondaria di primo grado.

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giovedì 5 febbraio 2009

Caos Tempo Pieno


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A fine mese scadono i termini per le iscrizioni del prossimo anno. Ma ci sarà la scuola pomeridiana?
In studio a Roma Marco Olivieri, preside scuola elementare Cesare Battisti di Roma, Mario Giacomo Dutto, dir. ordinamenti scolastici ministero Istruzione. In studio a Milano Alberto Ciullini, genitore Rete Scuole. Conducono Paolo Garimberti e Edoardo Buffoni

I ragazzi dell'Onda nascosta

di Marco Rossi Doria
L'Unità - 5.2.2009 - pag. 13



Nel mezzo dell'autunno italiano, mentre un'onda di ragazzi riempiva le strade a difesa di istruzione e formazione pubblica, altre migliaia di ragazzi continuavano a lavorare nei bar e nelle officine; servivano a tavola, fabbricavano pantaloni, camicie e borse in piccole manifatture nascoste nei vicoli o in periferia. Per sei o settecento euro al mese. O decidevano di prendere il treno come avevano fatto i loro nonni per entrare in una fabbrica lontana, tornando ogni sera in un appartamento diviso con gli amici del quartiere con cui si erano dati reciproco coraggio per partire. Diciassette, diciannove, ventuno anni. Pochi parlano di questa onda silenziosa, fatta da ragazzi e ragazze di un'altra Italia.

Nel mezzo dello stesso autunno, una sera veniva fatto fuoco su quattro ragazzini davanti a una sala giochi, a cinque chilometri dal centro della terza città italiana, probabilmente da parte di altri ragazzi, legati alla malavita organizzata. E qualcuno per un giorno si è chiesto come mai. Ma né i giornali né le tv si sono interrogati più di tanto sulle persone dell'età dei ragazzi dell'onda o più piccoli che sono parte di tribù adolescenziali e giovanili senza rete e fuori controllo e troppe volte già in balia dei miti e dei comportamenti ispirati al crimine organizzato. Fatti di modelli e riti che tanto più attraggono quanto più forniscono una sponda identitaria, un'appartenenza.

C'è un mare fatto da centinaia di migliaia di ragazzi italiani che hanno lasciato presto la scuola o l'hanno fatta male o comunque sono andati presto a lavorare. Spesso in regime di precarietà, di bassi salari, con mansioni a basso contenuto di sapere e di apprendimento e con quasi nessuna prospettiva di futura formazione. Al Nord come al Sud, questi nostri giovani concittadini producono ricchezza. Senza avere in cambio alcuna reale prospettiva di «sviluppo umano» che ogni paese civile dovrebbe dare ai suoi figli nati meno fortunati. Ve ne sono, inoltre, alcune migliaia che ogni giorno vivono nella immediata vicinanza di mercati illeciti o criminali, in prossimità di armi da fuoco e di alcool. E di sostanze che generano comportamenti incontrollabili e danni duraturi, ottenibili a costi irrisori.

Di chi sono figli questi nostri giovani concittadini con poca scuola? Sono quasi tutti figli di famiglie che vivono sotto la soglia di povertà. E non sono pochi. Secondo l'Istat i minori poveri in Italia sono 1 milione e 809 mila, il 17% del totale; ma di questi, 1 milione e 245 mila risiede nel Mezzogiorno. E' il 70 percento del totale dei bambini e ragazzi poveri italiani, uno su tre dei minori meridionali, concentrati nelle grandi aree urbane.

La nostra scuola o non li conquista o comunque non riesce a favorire la loro emancipazione dall'esclusione precoce. Proprio no. E' fatta per gli altri. Nonostante i molti sforzi di tanti di noi. E la scuola pubblica, per essere tale, non può essere più difesa così com'è. Deve cambiare. Sono i fatti ad esigerlo. Il «Social situation report 2007» della Unione Europea ce lo conferma: la nostra scuola rimane di classe. Più che altrove. I figli di chi ha fatto l'università e ha un lavoro sicuro hanno sempre più possibilità di completare bene l'intero corso degli studi. Tale possibilità va moltiplicata per 2,1 per la Germania, per 2,4 per il Regno Unito, per 2,8 per l'Olanda, per 3,3 per Spagna e Francia, per 3,6 per la media dei 25 paesi dell'Unione Europea. Ma in Italia la possibilità del figlio di chi ha studiato e ha un buon lavoro di finire bene scuola e università è di ben 7,7 volte quella del figlio di chi ha in tasca la terza media! E l'istruzione ancora serve a vivere meglio. E' il primo fattore a determinare buon lavoro e guadagno. E' il primo antidoto alle dipendenze, alle malattie mal curate, alla violenza recata e subita, alle povertà.

L’Italia subito dopo la vittoria della Repubblica, mostrò di esistere anche perché la sua parte migliore, di ogni colore politico, del Nord e del Sud, riconobbe nel libro di Carlo Levi - «Cristo si è fermato ad Eboli» - che vi era una parte d'Italia chiusa nella miseria, esclusa dalle possibilità, che doveva ricevere risposte. Oggi le risposte le si devono ai bambini e ai ragazzi figli di poveri. E del Mezzogiorno in particolare. Ci vuole una grande politica. Che metta insieme le esperienze migliori di scuola, volontariato, banche, imprese. Che ripristini, certo, la forza della legge. Che deve tornare a difendere i diritti e a presidiare i limiti e a essere visibile ai ragazzi di tanti quartieri pieni di rischi. Ma che offra anche scuola innovata, vera formazione. E lavoro dove si produce, si guadagna e si impara anche.

Dov'è questa politica?

mercoledì 4 febbraio 2009

Il Ricorso al TAR contro il Piano Programmatico

Il Coordinamento Genitori Democratici (CGD) il Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti, (C.I.D.I.), il 126° Circolo didattico di Roma, assistiti dall’avv. Riccardo Marone hanno presentato nei giorni scorsi un ricorso al TAR del Lazio per richiedere l’annullamento del Piano Programmatico per la razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane e strumentali del sistema scolastico, di cui all’art. 64, comma 3, D.L. n. 112/08 (convertito con modificazioni in legge 6.8.2008 n. 133) e l’annullamento di ogni atto preordinato, connesso e conseguente al medesimo Piano. Cioé nell’ipotesi dell’ annullamento del Piano risulterebbero annullati anche i Regolamenti che ne dovrebbero, a quanto sostiene il comma 4 del medesimo articolo 64, fornire una ”puntuale attuazione”.

In Ricorso pone in via incidentale e in subordine all’annullamento del Piano varie questioni di legittimità costituzionale dell’art. 64 della legge 133/08, che il Tar del Lazio, in alternativa o congiuntamente all’annullamento del Piano, potrebbe trasmettere alla Corte Costituzionale.

Il ricorso ricorda che con decreto legge in data 25 giugno 2008 n. 112, convertito in legge 6 agosto 2008 n. 133, sono state approvate misure urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione finanziaria e la perequazione tributaria.

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martedì 3 febbraio 2009

La scuola tagliata


In onda su RAI3
domenica 8 febbraio 2009 alle 21.30 a
Presadiretta

LA SCUOLA TAGLIATA

Protagonista della seconda puntata di Presadiretta è la Scuola, afflitta dai suoi mali cronici, alle prese con le novità della riforma Gelmini. Un racconto a più mani che restituisce la complessità del mondo della scuola a diverse latitudini: dalla molteplice realtà italiana al modello formativo svedese.
Il nostro viaggio si aprirà con un’inchiesta di Domenico Iannacone sui precari della scuola. Le telecamere si accendono sui pendolari che per raggiungere il posto di lavoro si spostano per l’Italia, per pochi euro, ad orari impossibili, su treni di discutibile efficienza e prosegue con altri precari che, pur di non perdere il posto in graduatoria e rimanere disoccupati, finiscono nelle torbide maglie dei “diplomifici”. Il servizio di Iannacone mostra inoltre un’altra incongruenza strutturale: edifici scolastici moderni e attrezzati, ma mai utilizzati per cavilli burocratici messi a confronto con fatiscenti aule scolastiche ricavate all’interno di condomini.

L’inviato Vincenzo Saccone ci restituisce poi la passione e le lotte di una “Preside coraggio” che si batte affinché i ragazzi di una periferia degradata campana possano attraverso la scuola riscattare la loro difficile condizione. In questo microcosmo sfilano bidelli rassegnati, insegnanti sconfitti, ragazzi demotivati, figli di storie drammatiche, e lei, la preside, che lotta contro tutto ciò.

Insieme a Riccardo Iacona scopriamo invece realtà scolastiche positive: partiamo dalla Svezia dove in una scuola alla periferia di Stoccolma si investe con i migliori insegnanti e le migliori risorse proprio sulla formazione degli studenti stranieri, per tornare infine in Italia dove accompagnato da Sabrina Carreras, Iacona ci mostra il modello emiliano, in particolare quello di una scuola di Bologna, un esempio di eccellenza, che rischia però di essere messo in discussione dalla recente riforma Gelmini.

lunedì 2 febbraio 2009

IO CI SARO'


MILANO, 14 FREBBRAIO


Oggi insieme alla scuola pubblica sono oggetto di un attacco massiccio tutti i settori del sapere, della ricerca e del pensiero produttore di conoscenza; anche la Storia del nostro paese viene smontata e riscritta cancellando la memoria e svilendo addirittura alcuni principi fondanti della nostra Costituzione.