giovedì 4 dicembre 2008

Dovremmo essere grati alla Gelmini

Di Alberto Alberti

Dobbiamo essere grati alla Gelmini che, con i suoi tagli alla scuola pubblica, ha reso evidente “di che lacrime grondi e di che sangue” la finanziaria di Tremonti. Del resto, l’abbattimento di quello che la Moratti bollava come “il monopolio statale” è stato sempre il vero obiettivo del blocco sociale che ci governa. I colpi di machete con cui viene ridotto drasticamente l’orario e vengono tagliati 130 mila posti e quasi 8 miliardi di euro in tre anni, non sono misure accidentali e contingenti, dettate dalla necessità di far cassa o dalla tristezza dei tempi. Si tratta propriamente di interventi ben mirati, che fanno parte integrante di un disegno politico istituzionale complessivo, alla cui base c’è la condanna - “senza se e senza ma” - della scuola pubblica, in quanto fornitrice di uguali opportunità per tutti i cittadini.

[…] Sto dicendo cose note, che la protesta di studenti, insegnanti, genitori ha reso chiare a tutti. Invece non mi pare che si stia facendo sufficiente chiarezza sulla macchina mediatica che accompagna l’azione del governo con effetti che alla lunga possono essere più devastanti e profondi degli stessi “tagli” di Tremonti e Gelmini.
Perché non riguarda le singole misure adottate. Nel gran parlare di scuola, in TV o sui grandi organi di stampa, non sentirete mai un’analisi delle ragioni pedagogiche che consigliano il grembiule o il voto numerico.

SEGUE>>>


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