giovedì 4 dicembre 2008

Propaganda vs istruzione

La propaganda è parte integrante della politica moderna, anzi ne costituisce da tempo il fondamento. Politici e pubblicitari non sono poi così lontani. Entrambi hanno un solo obiettivo: vendere i propri prodotti. E per farlo debbono necessariamente esaltarne gli aspetti positivi, mascherando naturalmente quelli negativi. È difficile pensare a qualcosa di più lontano dal concetto di istruzione. Come scriveva il pedagogista russo Sergej Hessen nel secolo appena tramontato, la differenza tra la propaganda e l'istruzione è che quest'ultima impone all'uomo ciò che deve pensare, mentre la prima insegna all'uomo come dovrebbe pensare. Il termine “istruzione” rimanda al latino “in-struere”, che significa “comporre”, “costruire”, “fabbricare”. Dunque, si tratta di un processo, graduale, di formazione dell'individuo. Propaganda, invece, rimanda al latino “pagare”, che significa piantare, fissare, consolidare. “Pro-pagandare” significa letteralmente “moltiplicare per via di riproduzione” o anche “spandere”, “estendere”, “diffondere”. Ecco perché – sostiene Hessen – la propaganda è calcolata per una produzione di serie e l'uomo è per essa una particella della folla, non una personalità che possiede un valore insostituibile. l'individuo è semplice mezzo, un numero tra i tanti, un elemento puramente quantitativo.

Propaganda e istruzione, dunque, esprimono concetti contrari: si tratta di veri e propri ossimori. Di conseguenza, un politico (che fa propaganda) ed un insegnante (al quale spetta il compito di istruire) non potranno che parlare lingue diverse: tutto interessato a propagandare il proprio prodotto il primo, intento invece a difendere il valore insostituibile dell'individuo, sia egli un docente o un discente, il secondo. Non è un caso che negli ultimi anni si sia parlato di istruzione ricorrendo spesso a veri e propri spot pubblicitari, semplici e a loro modo molto efficaci: “qualità”, “efficienza”, “internet, inglese e impresa”, “emergenza educativa” e, chissà, un domani forse anche “simpatia”, “convenienza” e “cortesia”. Annegate in una marea di immagini e informazioni di ogni genere, con il piede ben piantato sull'acceleratore così da consumare tutto e nel minor tempo possibile, le società moderne non possono che recepire la propaganda come verità, dotate per altro anche di un certo appeal, e considerare l'istruzione un retaggio del passato, un inutile, noioso e costosissimo peso di cui liberarsi al più presto. Un lungo processo (istruzione) non può che soccombere di fronte ad un eterno presente (propaganda).

Hessen invita alla resistenza: “l'istruzione deve conservare i suoi propri diritti di fronte alla vita”. Insomma, i valori non si barattano! Ma – continua – affinché tale resistenza possa avere una qualche chance di vittoria occorre che la scuola si trasformi radicalmente, “da un astratto istituto d'insegnamento in un concreto istituto d'istruzione”.

da pavonerisorse.it

Nessun commento: