martedì 28 ottobre 2008

La Gelmini non vuole bene alla scuola

Ho capito che Maristella Gelmini sarebbe andata a sbattere quando l’ho vista in posa sulla copertina di “Panorama”, sdraiata sullo scalone del Ministero della Pubblica Istruzione con un vestitino alla Audrey Hepburn, le braccia incrociate dietro la testa. Complimenti al fotografo, un po’ meno all’onorevole che pure nella sua rapida carriera aveva dato prova di capacità politiche non indifferenti.
Forte dei sondaggi che la indicano al vertice della popolarità grazie al voto in condotta, i grembiulini e altri provvedimenti vintage d’omaggio alla scuola che fu, la ministra dev’essersi gasata un po’ e ha ignorato che stava operando in un luogo speciale, dove, se apri una vertenza, è d’obbligo premunirsi col massimo della delicatezza.
Colpa delle corporazioni, dei sindacati, dei baroni universitari, della solita rivolta italiana contro la meritocrazia? Senz’altro c’è anche questo, e la Gelmini avrà pensato di riscuotere sempre più consensi lanciando una crociata contro i fannulloni e gli sprechi della scuola. Il metodo Brunetta applicato a un’istituzione gigantesca, facendo buon viso al cattivo gioco imposto dalla Finanziaria di Tremonti che richiede subito tre miliardi di tagli alla Pubblica Istruzione (più o meno la somma stanziata per pagare i debiti e gli ammortizzatori sociali dell’Alitalia) e lascia intendere che seguiranno altre sforbiciate.

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leggi tutto l'articolo di Gad lerner (Vanity fair)

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