Sabato 14 febbraio si è conclusa la campagna
"Segreterie della Buona Scuola"
con una manifestazione in piazza Duomo a Milano.
Com'è andata?
C'erano i camper gialli che hanno condotto la campagna "Segreterie della Buona Scuola" in giro per Milano e provincia; c'erano le scatole gialle piene di moduli di iscrizione e di riconferma alla scuola elementare e scuola media con il Tempo Pieno, il tempo Prolungato, le compresenze e la Buona Scuola che tutti vogliamo; c'erano i genitori, c'erano gli insegnanti.
C'erano i gadgets venduti per finanziare la manifestazione, c'era chi raccoglieva sottoscrizioni per pagare impianto voce, generatore, camper e l'autoarticolato che è stato usato
come palco.
E poi ci sono stati i giocolieri, le danze popolari, la fanfara degli Ottoni a Scoppio, i truccatori.
E, cosa importante: c'erano i bambini.
I bambini si sono divertiti a fare con le loro mamme ed i loro papà tutto quello che facevano le loro mamme ed i loro papà.
Erano in una piazza che il vicesindaco non vuole dare più a nessuno, in una città che si mostra sempre più chiusa, arcigna, impaurita; una città che sembra diventata capace solo di odiare, escludere, consumare.
Sabato 14 febbraio i bambini hanno cambiato il volto della piazza simbolo di quella città, con il loro gioco e la loro voce.
L'Assemblea delle Scuole del milanese, organizzatrice della manifestazione, aveva
invitato in piazza tutti quelli che ci volevano essere, realtà sindacali e di partito che volevano, insieme con i genitori, gli insegnanti ed i bambini, riprendere la parola. In tanti sono venuti,
hanno raccolto l'appello dell'Assemblea.
Perché in Italia, e non solo a scuola, e non solo a Milano, pochi decidono e tutti devono ubbidire.
La democrazia e la nostra Costituzione sono sotto attacco: a scuola, ma non solo. Sul posto di lavoro, nelle strade, nei palazzi del potere.
A partire dalla scuola pubblica, occorre riprendere la parola: per dire come vogliamo vivere, quali sono i nostri desideri, che cosa vogliamo per i bambini ed i ragazzi che sono il futuro nostro e del nostro Paese.I provvedimenti di legge Tremonti-Gelmini, che distruggono
scuola pubblica ed università, sono stati emanati con grande arroganza e disprezzo delle opinioni di tutti: uno decide, gli altri devono adeguarsi.
"Devono farci il callo" ha dichiarato il Presidente del Consiglio.
"Noi non ci stiamo" è lo slogan dell'Assemblea delle scuole del milanese.
Se per decidere sul futuro della scuola nessuno ha chiesto il parere di chi si intende di scienze della formazione - pedagogisti, mondo accademico- e nemmeno di chi nella scuola vive e lavora - studenti, insegnanti, genitori - allora è proprio questo popolo della scuola che ha la responsabilità ed il dovere di alzare la voce, riprendere la parola, farsi sentire.
Per questo è andato in piazza. Il popolo della scuola a Milano ha fatto perciò un altro pezzo di strada: i genitori, veri protagonisti della campagna, in tutte le scuole di Milano e provincia hanno firmato e raccolto iscrizioni alla prima elementare e prima media che richiedono una scuola di qualità, le compresenze, il tempo mensa gestito dagli insegnanti, un tempo scuola
abbastanza lungo da garantire tempi di apprendimento distesi.In centinaia e centinaia, poi, sono stati i genitori degli alunni già frequentanti a firmare riconferme del modello scolastico prescelto
all'atto dell'iscrizione.
L'Assemblea delle scuole del milanese porterà all'Ufficio Scolastico Regionale tutte le richieste, per far pesare la voce, fino ad ora inascoltata, delle persone.
Questo sarà il prossimo pezzetto di strada che il popolo della scuola farà.
E sarà una strada di democrazia.Perché difendere la scuola dello Stato è un
atto di amore verso la Costituzione e verso il futuro di tutti.
Questo ha detto piazza Duomo, il 14 febbraio, a Milano.
Carlo Avossa
(maestro elementare veramente UNICO!)