giovedì 15 gennaio 2009

c’è materia sufficiente per dare luogo a ricorsi ...


Il Piano programmatico non corrisponde alla legge
I Regolamenti non corrispondono al Piano

CIDI Nazionale (Centro iniziativa democratica insegnanti)

Finora non è stata resa nota la stesura definitiva del Piano presentato al Consiglio dei Ministri il 18 dicembre in occasione dell’approvazione degli schemi di Regolamento.
I due schemi di Regolamento fanno con ogni evidenza riferimento, come si deduce dai loro contenuti e dalle loro premesse, a due diverse stesure del Piano. Il CNPI e il Consiglio di Stato non possono dunque esprimere correttamente i loro pareri se il Piano definitivo non viene reso noto. Questo perché la legge prevede che i Regolamenti devono dare attuazione al Piano programmatico (art.64, commi 3 e 4, della legge 133/08).

Leggi nel dettaglio sul sito di retescuole>>>>

mercoledì 14 gennaio 2009

"Grazie all'autonomia difendiamoci dalla Gelmini"

dal Comitato genitori insegnanti per la scuola pubblica:

Lettera aperta ai Presidenti e membri dei Consigli di Istituto e rappresentanti dei genitori nelle scuole elementari di Padova e provincia

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la bozza di schema di regolamento "Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del primo ciclo d'istruzione ai sensi dell'art.64 del Dl n.112/2008", già presentata alle Regioni.

Questa volta occorre riconoscere che - per quanto riguarda la scuola primaria - molte nebbie si sono diradate e che le recenti dichiarazioni del Ministro Gelmini hanno avuto un seguito. Ma vediamo di sottolineare, in sintesi, alcuni passaggi significativi.

1. Innanzi tutto è chiaro che "il tempo scuola della primaria è svolto secondo il modello dell'insegnante unico o prevalente che supera il precedente assetto del modulo e delle compresenze" (art.4, comma 3). Senza ombra di dubbio, questo è il modello pedagogico di riferimento della scuola elementare. Si decreta pertanto la fine dell'organizzazione modulare, vale a dire del modello introdotto dalla legge di riforma n.148/1990, fondato sul gruppo docente e sulla suddivisione degli ambiti disciplinari.

2. C'è da rilevare, rispetto alle bozze precedenti, che questo vale non solo per le classi prime a.s. 2009/2010, ma anche per le altre classi. Le classi successive alla prima - dice il 4° comma dell'art.4 - funzionano secondo i seguenti modelli orari: a) 27 ore, secondo quanto previsto dal decreto lgs.n.59/2004 (Moratti), senza compresenze; b) 30 ore, comprensive delle attività opzionali-facoltative (decreto Moratti), senza compresenze e nei limiti dell'organico assegnato per l'a.s. 2008/2009. Questo vuol dire che in tutti i modelli orari, siano essi a 24, a 27 o a 30 ore, non essendo più previste le compresenze dei docenti, l'insegnante è unico e/o prevalente. Di fatto il tempo scuola dei moduli (27-30 ore di scuola) resta ma cambia la sostanza, l'assetto organizzativo: non c'è più la pluralità docente, non c'è più il & ldquo;modulo". Questo è dunque il dato saliente, l'aspetto principale delle modifiche introdotte dal regolamento.

3. L'altra articolazione dell'orario prevista è quella delle 40 ore "corrispondenti" al tempo pieno, nei limiti dell'organico assegnato per l'a.s. 2008/09 (comma 4, art.4), senza compresenze. Si precisa che le classi a tempo pieno sono attivate a richiesta delle famiglie, sulla base di uno specifico progetto formativo e delle disponibilità di organico, nonché in presenza delle necessarie strutture e servizi. Per la determinazione dell'organico di dette classi è confermata l'assegnazione di due docenti per classe (comma 7, art.4).

4. Par di capire che il tempo pieno (senz'altro inteso come "40 ore") verrà garantito come una sorta di riserva indiana ove è presente, senza compresenze dei docenti, dato non irrilevante, essendo le compresenze un elemento essenziale del tempo pieno, il "valore aggiunto" che contraddistingue le migliori esperienze di questo modello scolastico consentendo attività di recupero per gruppi di alunni, classi aperte, attività laboratoriali, uscite didattiche, ecc.

5. Il riferimento al DPR n.275 del 1999, Regolamento sull'autonomia scolastica, pur presente in premessa, di fatto è sostanzialmente ignorato e/o contraddetto. Il ministero non si limita ad assegnare alle scuole un organico docenti sulla base del tempo scuola che si intende effettuare, ma indica anche il modello didattico - organizzativo da adottare (il maestro prevalente). Questo rappresenta uno sconfinamento di campo evidente rispetto a quanto prevede il Regolamento sull'autonomia scolastica, secondo il quale è competenza esclusiva delle scuole stabilire le modalità di impiego dei docenti (organizzazione didattica, suddivisione degli insegnamenti e degli ambiti disciplinari, ecc.).

Come genitori di bambini che frequentano la scuola primaria e come insegnanti che in tale scuola lavorano siamo molto preoccupati per quel che accadrà dal prossimo anno.
Attivi dal mese di ottobre (clicca qui per accedere al nostro sito) il comitato vuole raggiungere chi ancora non ha avuto una corretta informazione.

E' importante ricordare che i Regolamenti non possono sovrastare il diritto/dovere degli organi collegiali definito dall'autonomia scolastica. Diventa strategicamente importante che l'offerta formativa che le scuole presenteranno alle famiglie per le nuove iscrizioni siano le 30 e le 40 ore con le compresenze.
Questa cosa diventa addirittura essenziale per quelle scuole che, a Padova e provincia, funzionano con il cosiddetto modello a "tempo lungo"; tale modello sfrutta le potenzialità delle compresenze del modulo 3 per 2 per garantire la copertura per quattro o cinque giorni dei tempi mensa; se le compresenze scompariranno non ci sarà più la possibilità di avere tempi mensa e conseguente attività anche in orario pomeridiano.

Ma l'offerta formativa, ai sensi delle leggi vigenti (DPR n. 275/99), viene deliberata dal Consiglio d'Istituto sulla base della proposta del Collegio dei Docenti. Per questi motivi riteniamo ci siano le possibilità di organizzare in tutte le scuole di Padova e provincia una campagna per difendere l'attuale offerta oraria e di organizzazione per l'anno 2009/10, azione basata su modalità condivise di informazioni e su moduli di iscrizione da fornire alle famiglie che rendano impraticabile la controriforma Gelmini (clicca qui per scaricare i moduli per chiedere la conferma dell'offerta oraria).

Per predisporre questo percorso abbiamo organizzato venerdì 9 gennaio 2009, ore 20.45 presso la scuola elementare Valeri, via Monte Santo 24 (quartiere Palestro) un primo incontro di lavoro rivolto a tutti iPresidenti e membri dei Consigli d'Istituto e rappresentanti di classe. Lavoriamo insieme.

Carlo Salmaso e Michela Bertazzo - Comitato genitori insegnanti per la scuola pubblica


Come inizia la scuola? Non si sa ...

Per le scuole italiane il 2009 parte all'insegna dell'incertezza. L'enorme mole di cambiamenti introdotti nel sistema d'istruzione nazionale dal decreto-legge 112 (la Finanziaria estiva di Tremonti) e dai provvedimenti successivi sta facendo letteralmente impazzire insegnanti, dirigenti scolastici e genitori che, in assenza di regolamenti e decreti attuativi, sono in preda alla confusione più totale. E il rischio che l'avvio del prossimo anno scolastico sia tutto in salita è tutt'altro che remoto.
"La ripresa dell'attività - dichiara Francesco Scrima, leader della Cisl scuola - avviene in tutte le scuole, all'insegna del disagio, della preoccupazione e delle incertezze". E con la scadenza delle iscrizioni rinviata al 28 febbraio slitteranno tutti gli appuntamenti cruciali dell'anno: organici di diritto, trasferimenti, immissioni in ruolo e assegnazione delle supplenze che specialmente nelle grandi città potrebbero anche arrivare ad anno scolastico avviato.

Continua>>>

martedì 13 gennaio 2009

Brunetta, la rabbia dei prof ...

La costante demolizione del dettato costituzionale con slogan ma anche proposte come quella del sottosegretario Aprea: per cui il diritto per tutti diventa una gabbia, grimaldello per aprire ancor di più alle private.
L’ultima esternazione di Brunetta non li ha colti impreprarati. Ma sulla lavagna del Cidi, Centro d’iniziativa democratica degli insegnanti, campeggia in grassetto una frase che sembra suonare come una controreplica al ministro dei fannulloni: «Il futuro si gioca a scuola. Rimuovere gli ostacoli, non crearli». Perchè questo governo, con i continui «attacchi» alla dignità del corpo docente - (i prof del Sud che abbassano la qualità della scuola secondo la Gelmini, ora i prof che si vergognano davanti ai propri figli del mestiere che fanno) - e i «colpi» di mannaia in Finanziaria mascherati come riforma, in realtà un messaggio chiaro sta dando: «Questo governo vuole disfarsi della scuola pubblica. Vuole devolverla alle Regioni. E in nome della libertà di scelta delle famiglie, aumentare la platea delle scuole private». È questa la «lettura» che fanno gli insegnanti democratici all’ennesima offensiva sferrata dal ministro della Funzione Pubblica.

segue>>>>


Prima educare

Appunti su una scuola irriformabile
di Marcello Benfante

1. Delenda

Prenda questa ghinea e la usi per radere al suolo l’intera costruzione. Dia fuoco alle vecchie ipocrisie. Che il bagliore dell’edificio in fiamme faccia fuggire gli usignoli atterriti e invermigli i salici. E le figlie degli uomini colti danzino attorno al grande falò, gettando di continuo bracciate di foglie morte sulle fiamme, mentre le loro madri, sporgendosi dalle finestre più alte, gridano “Che bruci! Che bruci! Non sappiamo che farcene di questa istruzione!”
Virginia Woolf

Di scuola si parla e soprattutto si scrive molto. Il che spiega con quanta resistenza e malavoglia mi sia posto a stilare questa nota. Sarebbe forse meglio tacere, impegnarsi in un anno sabbatico di cessazione del chiacchiericcio.
Stranamente, c’è chi non ha questa sensazione. Domenico Chiesa e Cristina Trucco Zagrebelsky, curatori del volume collettaneo La mia scuola: chi insegna si racconta (2005, Einaudi), scrivono infatti nell’introduzione:

“Perché ascoltare gli insegnanti? Perché pubblicamente parlano poco, mentre molti parlano degli insegnanti. Politologi e psichiatri, sociologi e filosofi, politici ed editorialisti, allievi di ieri e di oggi. Le loro opinioni sono sempre più spesso registrate dai media. Gli oggetti, o meglio i soggetti, di questo interesse collettivo – gli insegnanti, per l’appunto – raramente riescono a esprimersi in prima persona in sedi che non siano la sala insegnanti, o un incontro sindacale, o una rubrica delle lettere di un quotidiano. Questo libro è un piccolissimo risarcimento per tale evidente squilibrio”.

Continua>>>>

domenica 11 gennaio 2009

Il nodo cruciale delle compresenze e degli organici

di G. Gandola

Da tempo andiamo sostenendo su questo giornale che la traduzione pratica della “riforma Gelmini” - almeno per quanto riguarda il primo ciclo e la scuola primaria in particolare - la si vedrà soltanto al momento dell’assegnazione degli organici alle scuole. In passato non era così. Si sapeva che, sul piano degli organici – vale a dire del numero dei docenti (posti) assegnati alle scuole – alle classi a tempo pieno (30 ore di lezione più 10 di mensa) corrispondevano due insegnanti per classe e a quelle a modulo (30 ore di lezione) tre docenti ogni due classi. Tutto diventa ora più complicato. Al principio base della “riforma Gelmini” (un insegnante, una classe, 24 ore) che costituirebbe una semplificazione estrema dell’esistente, si aggiunge un proliferare di modelli organizzativi, di fatto mutuati dalla riforma Moratti (decreto lgs. 59/2004), ricalcati su diversi tempi scuola, 27 ore, 30 ore e “fino a 40 ore”. Come qualcuno ha fatto notare, unico caso in tutta Europa di una scuola primaria – scuola dell’obbligo, quindi - con una varietà di orari scolastici così differenziati e articolati. Il tutto, naturalmente, nella logica secondo cui si rimanderebbe alle famiglie la scelta sugli orari ritenuti più opportuni, quasi fossimo in un supermercato ove ciascuno sceglie il prodotto che più gli aggrada fra i tanti possibili.

continua sul sito di Scuola Oggi >>>


noi ci mettiamo la faccia uniti si vince!


Comitato genitori e insegnanti della zona 3 di Milano per una scuola di qualità.


Video di protesta contro la negazione dei diritti dello studente a causa del decreto Gelmini.

venerdì 9 gennaio 2009

Commento all'ultima versione dei regolamenti: elementari

Versione in word su www.cespbo.it

COMMENTO PER LA SCUOLA ELEMENTARE [gennaio 2009]

SCHEMA DI REGOLAMENTO recante “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione”.

ART.1
Comma 1- La scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione (elementare e media) sono disciplinati dalla legge 28 marzo 2003, n.53, dal decreto legislativo 19 febbraio 2004. n.59 ( riforma Moratti) ….
Comma 3 – per un periodo non superiore a tre anni scolastici è [… ]si applicano le Indicazioni Nazionali […] (Moratti), come aggiornate dalle Indicazioni per il curricolo […] (Fioroni).
Con atto di indirizzo del ministro dell’istruzione, le indicazioni Moratti/Fioroni dovranno essere armonizzate con gli obiettivi del regolamento.
Le Indicazioni nazionali per il piano di studi personalizzato e le successive indicazioni per il curricolo hanno costituito un grave impoverimento culturale e didattico dei programmi di studio della scuola elementare; hanno, inoltre, stravolto il progetto culturale, pedagogico e politico che i Programmi Nazionali del 1985 intendevano realizzare e quindi le finalità che ne costituivano il fondamento. Non è difficile immaginare cosa potrà venir fuori “armonizzando” le indicazioni Moratti/Fioroni, caratterizzate da un così basso profilo culturale, con dei regolamenti che devasteranno l’assetto organizzativo-didattico della scuola elementare.

Segue sul sito di Retescuole>>>

Via all'Università ...

Gli studenti bellicosi e anche solo quelli che speravano si rassegnino: la riforma Gelmini dell’Università e della Ricerca è ormai legge. E’ stata approvata ieri con 281 voti a favore, 196 contrari e 26 astenuti dichiarati in casa Udc come segno di "un'apertura di credito nei confronti del ministro Gelmini". Dopo il vincolante voto di fiducia posto lo scorso lunedì alla Camera dei deputati - l’ennesimo sgambetto alla democrazia da parte dell’esecutivo Berlusconi - la ministra bresciana che fa gli esami a Reggio Calabria è riuscita nella sua battaglia “contro la mediocrità e gli sprechi” ed è riuscita a far approvare la sua riforma giusto il giorno prima del termine ultimo per la conversione in legge. A nulla sono valse le fioche lamentele dell’opposizione sull’impossibilità di dibattere (com’è lecito e consigliato) una finanziaria travestita da riforma. Il miliardo e mezzo di tagli all’Università e all’apparato della ricerca è infatti ancora sul piatto.

Continua>>>

assemblea delle scuole del milanese

9 GENNAIO 2009
ORE 17.30

SCUOLA DI VIA MUZIO 5
(M3 SONDRIO, BUS 90/91, 43)

martedì 6 gennaio 2009

università: giovedì il governo mette la fiducia

Il governo ha posto la questione di fiducia sul decreto Gelmini sull'università in discussione in Aula alla Camera. Il provvedimento, già approvato dal Senato deve essere convertito entro il 9 gennaio. Il voto di fiducia è previsto per la giornata di mercoledì alle 17. Si tratta della nona fiducia chiesta dall'esecutivo dall'inizio della legislatura.

Il capogruppo del Pdl Elio ha sottolineato che la richiesta è determinata dall'imminente data di scadenza del provvedimento e ha osservato che "si è sviluppato in commissione un esame compiuto" e che in Senato il testo aveva subito "rilevanti modifiche accogliendo anche proposte dell'opposizione".

Segue>>>

mercoledì 31 dicembre 2008

Dal discorso di fine anno di Napolitano

...
"Ho, nel corso di quest'anno, levato più volte la mia voce per sollecitare attenzione verso le esigenze del sistema formativo, del mondo della ricerca, e delle Università che ne rappresentano un presidio fondamentale. E' indispensabile, per il nostro futuro, un forte impegno in questa direzione, operando le scelte di razionalizzazione e di riforma che s'impongono sia per ottenere risultati di qualità sia per impiegare in modo produttivo le risorse pubbliche. A ciò deve tendere un confronto aperto e costruttivo, al quale può venire un valido apporto anche dalle rappresentanze studentesche, come ho avuto modo di constatare in diverse città universitarie, da Roma a Milano a Padova. Facciamo della crisi un'occasione perché l'Italia cresca come società basata sulla conoscenza, sulla piena valorizzazione del nostro patrimonio culturale e del nostro capitale umano".
...

testo integrale