martedì 21 ottobre 2008

INTERVENTO al SENATO del Sen. G. Carlino sul Dl Gelmini

Presidente, colleghi,
lo voglio ribadire, noi dell’Italia dei Valori non siamo d’accordo con questo provvedimento. Non lo siamo sul metodo e non lo siamo nel merito.
Era così urgente e necessario fare un decreto sulla scuola? Era così necessario passare su studenti, genitori, insegnanti e tutti coloro che per la scuola e nella scuola ci lavorano tutti i giorni e prendere delle decisioni senza aprire un confronto, senza sentire tutte le parti coinvolte, tutti coloro che dalle decisioni del Ministro ne avranno la vita sconvolta?
Era proprio necessario bypassare il Parlamento, addirittura mettere la fiducia alla Camera, per accelerare i tempi di approvazione di un decreto che, tra l’altro, va velocemente sì, ma verso il passato, riportandoci a 30 anni fa?
Ministro (se ci fosse il Ministro le direi…), lei e questo Governo avete peccato di superficialità, se non di presunzione; avete pensato di sapere già tutto, di poter cambiare tutto senza consultare nessuno.
Lei e il Ministro Tremonti avete pensato che per far quadrare i conti la cosa più semplice fosse dare una sforbiciata qua e là. Ma non avete calcolato le conseguenze sulle generazioni future e sulle famiglie, comprese quelle degli insegnanti e del personale ATA. Abbiamo ricevuto tante email e lettere da genitori e docenti preoccupati!
Quale sarà la sorte degli insegnanti in esubero e quella degli attuali precari?
Si parla di 90.000 docenti e di 47.000 del personale ATA.
La proposta di riciclare i docenti nel settore del turismo o in attività culturali(musei), è umiliante, visto che si tratta di personale laureato, in possesso di master e specializzazioni.
Non possiamo disperdere un patrimonio di professionalità posseduta da migliaia di docenti che in questi anni hanno tenuto alto il livello qualitativo della scuola primaria.
E’ quindi soprattutto nel merito che la riforma Gelmini, è inaccettabile. Ritroviamo in essa decisioni avulse da qualsiasi motivazione psicologica, culturale, sociale, ma solo piegate a meri interessi economici.
Ci chiediamo che senso abbia stravolgere la scuola primaria , che tra l'altro, è valutata da tutti positivamente. Il modello attuale assicura il benessere e la sicurezza degli alunni.
Emerge chiaramente la volontà di mettere in crisi il settore della scuola pubblica a vantaggio della scuola privata.
L'attuale sistema orario (40 ore) nella scuola d'infanzia è attivo nel 90% del territorio italiano perché risponde ad una esigenza sociale (un servizio per i genitori che lavorano) e si vuole spazzare via un sistema funzionante, un modello pedagogico costruito con grossi sacrifici ed impegno in 30 anni.
Perché riducendo a 24 le ore obbligatorie col maestro unico, le restanti ore aggiuntive, opzionali o facoltative finiranno per diventare ore di doposcuola, parcheggio quindi, ore di pura assistenza e sorveglianza per gli insegnanti e, le famiglie che possono, saranno costrette a scegliere la scuola privata.
Chi parla è un'insegnante, nata come maestro unico, che negli anni '80 ha frequentato corsi di formazione ed aggiornamento per adeguarsi al nuovo modello, corsi per i quali lo Stato ha investito miliardi di vecchie lire.
La pluralità dei docenti ha permesso agli insegnanti di approfondire le conoscenze disciplinari, di specializzarsi in alcuni ambiti ed ha rafforzato lo spirito di collaborazione; il team e un tempo scuola più lungo costituiscono un'offerta formativa migliore, più avanzata, e quindi il loro costo è giustificato ed indispensabile.
Dietro questa riforma, lo ripeto, c’è solo una questione finanziaria.
E’ necessario risparmiare sugli sprechi della Pubblica Amministrazione, ma non è accettabile farlo sulla formazione dei futuri cittadini.
I tagli non possono essere indiscriminati. Se esistono situazioni ove tre docenti su due classi non sono strettamente indispensabili, allora si rivedano quelle situazioni. Lasciamo la valutazione degli organici funzionali a ciascuna scuola. Lasciamo che ciascuna scuola gestisca e valorizzi le proprie risorse di organico. Dove è finita l’Autonomia scolastica avviata con la Legge di riforma n. 59 del 1997? L’avete ignorata!
L'attuale sistema della scuola Primaria è una delle più significative esperienze di innovazione che ha consentito alla scuola di crescere in qualità e competenza, grazie proprio alle ore di compresenza e di programmazione che permettono insegnamenti individualizzati e percorsi didattici personalizzati.
Pensiamo proprio alla numerosa presenza di studenti stranieri nelle nostre classi, quelli che voi volete emarginare nelle cosiddette classi-ponte. La Lega dice di non volere classi ghetto per i ragazzi italiani ma non si fa nessuno scrupolo di mettere in un ghetto i ragazzi stranieri.
E da ex-insegnante posso affermare, senza alcuna paura di essere smentita, che dal punto di vista dell'apprendimento della lingua, non c'è dubbio che i ragazzi stranieri potranno imparare meglio e prima la lingua italiana trovandosi ad interagire, per lo studio o per il gioco, con i propri coetanei, tutti i giorni, nelle stesse classi e non emarginati in una "riserva indiana".
Non vedo le "ragioni pedagogiche" di cui parla il Ministro, dietro la scelta del ritorno al maestro unico, in questo ritorno al passato, al conservatorismo di 20-30 anni fa; è dal 1978 (con la legge 463) che si è avviata l'esperienza del Tempo Pieno e quindi della doppia figura dell'insegnante.
Non è più vero, come invece dice il Ministro, che il bambino deve
avere una figura di riferimento per la sua crescita e formazione. Oggi i bambini giungono a scuola con molte più conoscenze, esperienze e competenze rispetto a 30 anni fa, sanno usare il computer e hanno già avuto più figure di riferimento, sin dal Nido e dalla Scuola Materna.
Il Tempo Pieno e quello a modulo si sono rivelati efficaci e graditi alle famiglie, sono sinonimo di scuola attiva, scuola di cooperazione in cui si apprende gioiosamente, e sono idonei per offrire a tutti pari opportunità di apprendimento e di fare esperienze costruttive atte a superare le disparità socio-culturali.
Oggi sarebbe anacronistica la figura dell'insegnante che sa un po' di tutto, servono maestri competenti e più specializzati per dare risposte a bambini sempre più informati.
La valutazione è un altro punto controverso di questa contro- riforma.
E’ fondamentale che si esprima un giudizio sulla formazione dell'alunno, è necessario valutare il percorso scolastico dell'allievo, partendo dalla situazione iniziale per poi verificare i cambiamenti in itinere e i risultati raggiunti alla fine del percorso.
Ma poco cambia se è espressa con un vocabolo o un numero. Pertanto il voto non ci preoccupa se assunto come modalità di espressione finale di un processo di documentazione e valutazione su cui la scuola ha riflettuto e ha messo in atto buone pratiche.
Ci preoccupa invece molto se letto in modo riduttivo, come via semplificatoria che snellisce la procedura valutativa (e questo può succedere!) e rischia anche di essere arbitraria.
In conclusione, il nostro sistema scolastico necessita di una scuola di base solida, formativa ed autorevole.
E c’è un’ ultima cosa di cui mi preme parlare. Ne parlo per ultimo ma per me e per il partito a cui appartengo è fondamentale: parlo dell’educazione civica, quella che il Ministro nel primo articolo chiama “Cittadinanza e Costituzione” e che noi preferiremmo si chiamasse educazione alla legalità.
Non condividiamo l’approccio della Gelmini alla materia. Non è a colpi di Costituzione, come non è a colpi di 5 in condotta che si diventa buoni cittadini, o che si educa un “bullo”.
Le disposizioni contenute all'articolo in questione non devono essere normate con una legge dello Stato. Crediamo invece che all’interno della scuola, intervenendo con atti amministrativi, si possano prevedere progetti culturali e formativi per trasmettere ai ragazzi quei principi fondamentali della solidarietà, dell’uguaglianza, della giustizia e della legalità al fine di contribuire ad una formazione responsabilizzante per ogni individuo della società civile.
Molte quindi le ragioni per cui ci opponiamo a questa riforma. Alle ragioni della scuola non si può rispondere a colpi di decreto, occorre ascolto, confronto, condivisione con chi nella scuola lavora, per riflettere sui nuovi compiti educativi e quindi sulle migliori condizioni organizzative per una scuola di qualità.



Sen. Giuliana Carlino
Gr. Italia dei Valori

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